sabato 31 dicembre 2011

2012. Non auguri. Un non brindisi a...

Prendete i bicchieri.
Fatto?
Sollevateli.
Scaraventateli contro il muro.
Poi pulisco io.
Vorrei non fare un brindisi.

domenica 25 dicembre 2011

Martin Scorsese, Shutter Island (2010) - Dialogo sulla violenza.

Quello che segue è il "Violence Speech" tratto dalla sceneggiatura (da pagina 107, stesura 2007, non definitiva) di Shutter Island, film (2010) di Martin Scorsese, screenplay di Laeta Kalogridis, basato sul romanzo omonimo (tradotto in Italia "L'isola della paura") di Dennis Lehane.

Lo trovo un dialogo molto interessante, composto da battute che possono sfondare la quarta parete ed essere contestualizzate agli ampi dibattiti sulla violenza nel mondo contemporaneo.
Riporto la versione originale, di facile comprensione.

Questo il link da cui poter prendere in prestito la sceneggiatura del film (non definitiva, 3 ottobre 2007): http://www.rapidspread.com/file.jsp?id=2vneaucjli.

In fondo al post, potete trovare il video (in italiano) del dialogo da me proposto.


Fredric Brown, Sentry (La Sentinella, 1954) - Trascrizione e Traduzione

Galaxy 2/54, rivista su cui
apparve Sentry.
Sentry è in assoluto uno dei racconti più famosi di Fredric Brown (1906-1972), mitico scrittore di fantascienza (non solo ma soprattutto) paragonabile per temi trattati e scorrevolezza narrativa ai più grandi del genere, come Isamov oppure Dick. Ciò che caratterizza Brown è il dono della sintesi, la capacità di scrivere racconti dai forti contenuti in sole due pagine, a volte tre, tante altre in una sola (!). Questa specialità della casa la troviamo, appunto, in Sentry (in italiano, La Sentinella), un racconto che deve la sua fama alla genialità della trama, costruita sulla struttura tipica della fantascienza, dove pregiudizi e stereotipi vengono messi in discussione usando la fantasia, e conclusa in uno dei finali a sorpresa più citati di sempre.

Vi riporto il testo originale e l'annessa traduzione.

Fredric Brown (1902-1972)
Date un'occhiata alla bibliografia di Brown, ne potreste rimanere sorpresi.
Per dirne una, da un suo racconto, Arena, venne tratto l'episodio omonimo di Star Trek.


sabato 24 dicembre 2011

Beck - Everybody's Got To Learn Sometime (Eternal Sunshine of the Spotless Mind Soundtrack, 2004) - Traduzione

Cover del singolo (originale, 1980)
Inclusa nella colonna sonora di "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" (tradotto orribilmente in italiano "Se mi lasci ti cancello") Everybody's Got To Learn Sometime è un pezzo in origine dei Korgis (scritta dal leader James Warren), hit del loro secondo album Dumb Waiters del 1980. Nel film sopracitato la canzone è una cover di Beck, che gli toglie la buccia Synth e Wave proponendola alla sua maniera, voce, piano, archi, batteria leggera e basso sottile, in un crescendo dal forte sapore ballad poco "psiche" molto "delico" (direi "delicato"). Una versione che ben si incastra nel (per me, e non sono l'unico) capolavoro di Michael Gondy e Charlie Kaufman (sceneggiatore che io venero).
Testo semplice, però composto da versi efficaci che sono le martellate da dare a un chiodo per mantenere dritto un quadro.
Bando alle ciance, questa è la traduzione. E se vi capita guardatevi "Eternal Sunshine of the Spotless Mind". Vi cito un commento di un utente di YouTube in merito, per me davvero azzeccato:
"Watching this film 1 time = What the hell?!?", watching this film 2 times = Genius! I gonna watch it again!".

In fondo al testo i video con le versioni, la prima originale, la seconda cover, del pezzo. La terza è la versione cantata al concerto tributo per Nelson Mandela, interpreti Zucchero, Brian May e Roger Taylor.

Davide Lettermano Late Show. With Jesus Christ!



Il Late Show sta per cominciare. Vi auguriamo una buona visione.
Sigla.
Applausi.

Davide Lettermano, in abito rosso, cappellino natalizio, buon gusto rimasto nel guardaroba e barba fatta ci accoglie nel suo studio con un grande e festoso sorriso. Seduto sulla scrivania, aizza il pubblico per ricevere più applausi, neanche fosse un santone.

DAVIDE
Buonasera e bentornati, se mai ve ne foste andati, al Late Show. Quella di oggi è una puntata importante.E' la numero 1000. 

Applausi. Anzi. Standing ovation.
Davide Lettermano
In sovraimpressione appare il link dello show da cui poter scaricare le precedenti 999 puntate. Per chi scaricasse l'opera omnia, alla modica cifra di ##### migliaio di §§§§, in regalo la prestigiosa Enciclopedia Sul Perché Essere Più Buoni A Natale Conviene In Qualsiasi Religione. 

DAVIDE 
Proprio per questo non farò alcun monologo satirico sulla politica internazionale. Non metterò alla berlina quell'idiota di parrucchiere che presto licenzierò. Di quello che succede in Afghanistan, in Italia, nelle Antille, in Iran, bhè, oggi non ci importa. 
Ho voglia di festeggiare. Ecco quindi l'ospite di oggi. Rullino i tamburi. 
Non è Babbo Natale. Non è il Grinch. Non è Jack Skeleton (irreperibile dalla luna di miele). Non è Batman. 
Signori e Signore.
Credenti e non.
Atei e pure.
Con grande piacere ecco a voi...il Figlio di Dio! L'unico e grande...Gesù Cristo!

lunedì 19 dicembre 2011

Perché scrivere.

Scrivi, qualsiasi cosa sia, scrivi. Qualsiasi cosa possa essere. O debba essere.
Se ti piace farlo, scrivi. Se quando lo fai trascorrono le ore e non te sei accorto e non provi alcun rimpianto per non aver fatto altro, continua a farlo.
Che sia una storia, una poesia, una storia che diventa poesia, una poesia che diventa storia, scrivila.
Una sceneggiatura, un copione, un monologo teatrale, un dialogo, l'idea per un fumetto, per un piccolo video con gli amici, un qualsiasi cosa che nasce come uno dei precedenti e diventa un altro e intanto si è trasformato dalle due al migliaio di volte, scrivi.
Anche se poi la lasci a metà, anche se dopo una riga non hai più idee o voglia, scrivila.
Io non sono uno di quelli che ti dice che fino a quando non hai sia inizio che fine di una storia non vada scritta. No. Perché quello che hai scritto potrebbe servirti da un'altra parte. Oppure potresti incappare in una giornata migliore, una di quelle che ti fa venir voglia di continuare. Oppure potresti avere avuta la giornata talmente storta da sentire il desiderio di cambiarla del tutto. Idee dopo idee, puoi metterne quante ne vuoi, aggiungi la variabile del tempo, ma quello che ne verrà fuori è pur sempre un'idea.
Da poter rileggere, riscrivere, cancellare, ricominciare, abbandonare, riprendere.
Non fartelo vietare da nessuno. Non farti scoraggiare dal farlo da nessuno.

E se il tuo sogno è far leggere agli altri quello che hai scritto. Oppure fargliela vedere. Per i tuoi cazzo di motivi.

venerdì 16 dicembre 2011

S106

Ribelle
prendi in giro
i fedeli alle regole.
Quanti anni ci hai messo a venire fuori?
Da quanti sei li?
C'è poco da fare:
chi non ti aspettava
è meglio che torni a studiare.
Non fisica.
Nemmeno quella degli astri.
E' solo una questione di umiltà.
Perché quello che hai fatto
non è altro che 
ricordarci
quanto
siamo
impotenti
di fronte all'universo.
Che non possiamo essere Dio
su alcuna cosa. 

Grazie.

Sharpless 106 Nebula, originata dal materiale emesso da IRS4, stella massiva nata 100 mila anni fa. Il tutto nella Costellazione del Cigno.



mercoledì 7 dicembre 2011

Nirvana - Heart Shaped Box (In Utero, 1993) - Traduzione

"Scritta in cinque minuto dentro un armadio". Questo vuole la leggenda.
Heart Shaped Box, primo singolo estratto da In Utero (1993), è una di quelle canzoni il cui testo, scritto da Kurt Cobain, risulta davvero misterioso e complesso. La difficoltà di comprenderla si impenna alla seconda strofa, quando in modo palese (l'imene) e meno chiaro (la vagina, vista come "un'orchidea carnivora", su ispirazione di saggi scritti da Camille Paglia e Tennessee Williams) si intravede un rapporto con l'altro sesso (a detta di molti individuabile in Courtney Love, moglie, ex leader delle Hole, che a volte regalava a Kurt "scatole a forme di cuore") morboso e inavvicinabile da nessun altro. In base ai versi possiamo tradurre la canzone come manifesto dell'intimità profonda e intoccabile della coppia, dove la "compagna" assume anche il ruolo di "madre".
Bando alle ciance. Questa è la traduzione. Ben lieto di accogliere qualsivoglia consiglio o correzione.

Joy Division - Disorder (Unknown Pleasures, 1979) - Traduzione

1979. In piena esplosione new wave e rivoluzione post-punk i Joy Division (Manchester) irrompono con un album dalle forti tinte synth-dark e goth, retto dai testi ipnotici, profondi e maledettamente veri di un Ian Curtis già depresso ma ancora rabbioso. Unknown Pleasures. L'album è di per sé un capolavoro ("mia opinione in mio blog"), Disorder è una perla di ritmo e parole, un vortice claustrofobico che risucchia, mastica, sputa e risucchia di nuovo la desolazione di Ian verso un mondo troppo diverso e lontano.
Dura interpretare con esattezza l'interlocutore della canzone. In molti ci hanno visto la morte, altri la depressione, addirittura alcuni l'omosessualità (versione che escludo a priori). Io sono uno di quelli che crede che la canzone abbia a che fare con l'epilessia di Curtis, malattia che lo porta alla depressione per le difficoltà connesse.
Bando alle ciance. Questa è la traduzione del testo. Dove vi fossero pecche, non mancate di farmelo sapere.
In fondo troverete il link al video.


venerdì 2 dicembre 2011

Amanti in Giappone

Testa aperta,
qualcosa oltre gli emisferi
oltre i neuroni
che punge l'anima
mentre butti giù il quarto coca e jack,
non ti spieghi come,
cosa ti ha catturato,
dimmelo,
cosa non ti fa ascoltare
la storia di Alfredo,
cosa c'è là
tra trucchi pesanti
e racconti di scopate inventate?

martedì 29 novembre 2011

Neil Young - Don't Let It Bring You Down (After The Gold Rush, 1970) - Traduzione (azzardata)

La traduzione che segue è un azzardo. Tradurre questa bellissima canzone di Neil Young è impresa percorribile da chi ha una padronanza assoluta della lingua inglese, del linguaggio musicale e di quello specifico di Young che scrisse "Don't let it bring you down" nel 1970.
Io ci ho comunque provato, ci sono delle evidenti forzature (vedi quinta riga), ma nel complesso credo di essere riuscito a dare un senso a questa canzone, che molti pensano scritta contro la guerra in Vietnam, altri come nuovo manifesto del degrado che corrode la società moderna (io tendo più per la seconda versione).
Di questa canzone esistono decine di cover: tra le più belle, quella di Annie Lennox, usata in American Beauty come sottofondo al dialogo tra Lester (Kevin Spacey) e Angela (Mena Suvari).

Per eventuali correzioni, accorgimenti, suggerimenti lasciate pure in commento in calce. O se preferite mandate una mail: guido.ingenito@gmail.com.

Uomo vecchio siede
sul lato della strada,
dove scorrono autocarri,
la luna blu si lascia andare
per il peso del fardello che porta
e i palazzi graffiano il cielo,
vento freddo squarcia
il vicolo all'alba,
e il giornale del mattino vola,
uomo morto è steso
sul lato della strada
con la luce del giorno negli occhi.

lunedì 21 novembre 2011

Storia di nessuno

Questo non è un racconto. Nemmeno una storia.
Non ci sono eroi, non ci sono principesse, non ci sono draghi.
Non proverai alcuna noia a leggere. Perché di fatto non lo stai facendo.
Perché in questo racconto non c'è stato nessun dolore. Nessuna lacrima.
Nessuna rabbia.
Nessuno ha mai vomitato la propria anima dopo troppi jack e cola.
Nessuno ha mai scopato per farsi più male ancora.
Non c'è stato nessun equivoco.
Nessuno ha provato voglia di riscatto. Nessuno si è caricato di speranze dopo una chiacchierata con un vero amico. Nessuno ha cancellato alcuna foto sbranato dall'impulso.
Nessuno ha mai viaggiato alla disperata su un rottame carico di tenda e qualche vestito perché dai, forse un po' di freddo lì lo troviamo. Non sono trascorsi né inverni né primavere. Nessuna voglia di scoprire.
Ecco. Niente si è svolto in alcun luogo. Nessun ascensore, nessun pianerottolo, nessun quartiere, nessuna autostrada su un mondo che non è mai esistito.

lunedì 14 novembre 2011

Dicono che dopo c'è qualcosa

Imbracci
l'arma più spietata
quella che non uccide
nota dopo nota
riga dopo riga
ti affacci sull'universo
guardi in faccia Dio
"Non puoi fare altro
ascoltami"
stelle pulsanti
satelliti dimenticati
forse qualche anima
paradiso
purgatorio
inferno

mercoledì 9 novembre 2011

sabato 5 novembre 2011

Cosa stavi dicendo?

Lasciatemi stare.
Come l'attimo si crea
foto di Cyrana Matzenbacher.
questo può cadere
nella distanza
tra
"Ma cosa cazzo succede?"
e
"Niente di importante. Cosa stavi dicendo?".
E le vedi le facce,
nessun amico,
nessun sesso,
mostri e mostri.
Tu cosa diavolo sei?
Dimentichi che nulla
compie metà del lavoro
quanto rivolgere un sorriso
a uno sguardo.
Quindi ti accartocci,
un paio di palleggi incrociati,
e finisci nel cestino
sul suono della sirena.

martedì 1 novembre 2011

The Police - Every Breath You Take (Synchronicity, 1983) - Traduzione

Ogni respiro che fai
Ogni movimento che fai 
Ogni legame che rompi 
Ogni passo che fai 
Io starò a guardarti. 

Ogni singolo giorno 
Ogni parola che dici 
Ogni gioco che fai 
Ogni notte che rimani 
Io starò a guardarti. 

Oh non riesci a vedere 
Che tu mi appartieni? 
Quanto soffre il mio povero cuore 

a ogni passo che fai. 

Ogni movimento che fai 
Ogni promessa che tradisci 
Ogni sorriso che fingi 
Ogni barriera che innalzi 
Io starò a guardarti. 

domenica 30 ottobre 2011

Sottili differenze 1.0. Minchiate e Fantasia.

Minchiate.
Quelle che dette da piccolo vengono interpretate come spiccata fantasia e creatività.

Fantasia e creatività.
Quelle che quando sei grande gli altri interpretano come cumulo di minchiate.

Guido Ingenito.

Pearl Jam - Alive (Ten, 1991) - Traduzione

Figliolo, lei mi ha detto, ho una storia per te

Quello che tu pensavi fosse tuo padre non era altro che un...
Mentre te ne stavi seduto a casa da solo all'età di 13 anni
Il tuo vero papà stava morendo
Mi dispiace che tu non l'abbia conosciuto, ma sono contenta che ne abbiam parlato

Io sono ancora vivo.
Io sono ancora vivo.
Io sono ancora vivo.

Oh lei cammina lentamente, attraverso la stanza di un giovane
Ha detto sono pronta... per te
Non riesco a ricordare nulla fino a tutt'oggi
Eccetto lo sguardo, lo sguardo...
Oh, tu sai dove, ora non riesco a vedere... osservo fisso...

giovedì 6 ottobre 2011

Aspettavo la neve (bozza).

Quando ero piccolo diventai grande senza volerlo. Vidi mio padre giocare a poker, mia madre fargli la barba, mio fratello cercarmi. Bastò poco per rifiutare l'idea di accettare gli anni che avevo. Mi ci costrinse tutto ciò che avevo intorno, bambine viziate, professori che mi davano per spacciato dentro qualche officina, amici persi nelle discoteche convinti di aver già provato e trovato tutto.
Smisi di aspettare la neve. Mi buttai nel destino che tutti quei bastardi mi disegnarono intorno.
Nemmeno rassegnarsi: solo una piccola e serena morte.

venerdì 30 settembre 2011

Queen - Made in Heaven (Made in Heaven, 1995) - Traduzione


(la prima versione apparve nel 1985, sull'album Mr Bad Guy, progetto solista di Freddie Mercury. Dopo la sua morte, i Queen ripubblicarono questo pezzo, arrangiato da loro in alcune parti - solo la musica -, dieci anni dopo dalla prima versione).


Sto prendendo parte alla mia corsa col destino 
desideroso di fare la mia parte 
Vivendo con ricordi dolorosi 
amando con tutto il cuore 
Deciso in cielo, deciso in cielo 
tutto doveva essere andare così, sì 
Deciso in cielo, deciso in cielo 
Questo è ciò che dicono: non puoi capire 
Questo è ciò che tutti mi dicono: non puoi capire 
Oh, lo so, lo so, lo so che è vero 
Sì, deve davvero andare così 
dal profondo del mio cuore

mercoledì 28 settembre 2011

Quella che nessuno mai nessuno più


Andate e ritorni

mandate ai ricordi.
Ricordi a mandate.

La chiave è la stessa,
quella
del dimenticatoio 
dove non c'è nessuno.

Ho sceso le scale,
là sopra specchi e puzza di chiuso,
uno schifo che però
mai mi aveva disgustato.

In strada 
qualche cantiere
eppure 
gli stessi palazzi
gli stessi alberi.
Le persone?
Di loro me ne sbatte un cazzo.
Lo abbiamo sempre saputo.

Là sopra, 
poco meno polveroso 
del Dio che prego quando mi vien utile,
c'è ancora tutto.






sabato 24 settembre 2011

U2 - Sometimes you can't make it on your own (How to dismantle an atomic bomb - 2004) - Traduzione

Pensi, di avere la stoffa,
lo dici a me e nessun altro
che sei forte abbastanza.

Non devi cercare il litigio,
non devi aver sempre ragione,
lasciami prendere qualche pugno
per te stanotte.

Ascoltami adesso,
ho bisogno che tu sappia
non è necessario che tu lo percorra da sola.

E sei tu quando guardo nello specchio,
e sei tu quando non rispondo al telefono,
a volte non ce la puoi fare da solo.

venerdì 23 settembre 2011

Piccolo riscatto in parole spicciole

Sai cosa c'è?
Sai che non te lo dico?

Non ti dirò che conquisterò il mondo.
Quel che capita,
Ecuador oppure Egitto:
io ascolto.

Mi mischio.

Pazienza se (non ricordo come si chiama) prova a scoparmi.

sabato 17 settembre 2011

Simon & Garfunkel - The Sound Of Silence (Sounds of Silence - 1966) - Traduzione

Ciao oscurità, vecchia amica mia
son venuto per parlare ancora con te
perchè una visione strisciando senza far rumore
ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo
E la visione
così piantata nel mio cervello,
rimane ancora
nel suono del silenzio

In sogni irrequieti vagai da solo
per viottoli di acciottolato
sotto la tenue luce di un lampione
rivoltai il mio bavero per il freddo e per l'umidità
quando i miei occhi vennero trafitti
dal flash di una luce al neon
che lacerò la notte
e toccò il suono del silenzio

giovedì 15 settembre 2011

Riflessione II

Dividere il mondo in buoni o cattivi è un'esperienza drammatica, per chi lo fa e per chi lo subisce.
A volte è l'ignoranza che porta a farlo, molte altre è l'aver toccato il dolore, quello vero, quello provato solo da chi ha voluto rischiare mandando a fanculo qualsiasi paura.
Di solito, senza limiti estremi di tempo, il mondo torna com'era prima, un posto vissuto da sei miliardi di piccoli storie in continua evoluzione.
Questa si chiama visione dinamica.
Ma c'è chi preferisce una visione statica, fatta di falsa accettazione di un dolore provato e indifferenza corrosiva verso chi meriterebbe di non far parte nè dei buoni e nemmeno dei cattivi.

Ho scoperto di capire tutto questo.
Ma l'insensatezza impregna la mia comprensione.


mercoledì 14 settembre 2011

Un racconto di sbirri: Penultimo collegamento. Matteo Lincati a rapporto, Signore. - Prima parte.

Le belle giornate le riconosci solo nel pomeriggio. A volte basta poco. Non serve svegliarsi col piede giusto. Nemmeno azzeccare la tostatura del caffè. Capisci che una giornata è migliore delle altre quando ti squilla il cellulare. In base a chi ti chiama la giornata può essere una totale merda oppure meritevole di essere vissuta.
Ma una giornata per come cominci non sai come finirà.
Potresti perfino morire.

Arrivo a casa sua alle 14.30. Sono fresco.Sono pulito da almeno un paio di settimane. Pulito sul serio.
Citofono e intanto mi godo la vista sul piccolo cortile che si scorge dal cancello a sbarre di ferro. Un classico: sbirro fino alla scelta degli accessori della casa. Mi apre senza rispondere. Mi aspettava. Come minimo da un paio di ore. Me lo immagino a camminare avanti e indietro per casa bestemmiando come un contadinaccio.
Mi faccio strada da solo. Proprio un bel giardino. Mal curato ma comunque affascinante. Alcuni vedrebbero erbacce, io ci vedo della natura lasciata crescere. Mouse ci si divertirebbe un sacco da queste parti, tra radici e insetti vari.
La casa non è assolutamente niente male. Cazzo. Il giardino è abbastanza grande da farci una festa per trenta persone e sulla destra comincia la villa. Un piccolo porticato su cui si arrampica la scala che da sul piano superiore. Le pareti rovinate dal tempo aggiungono quel pizzico di romanticismo per rendere il tutto sufficientemente sopportabile. Tutto vorrebbe essere fatiscente, ma questa scarsa cura altro non è che l'amore che il proprietario prova per qualcosa da cui non vorrebbe mai staccarsi.

sabato 10 settembre 2011

L'uomo che cade (Falling Man), Don De Lillo, 2008 - Stralcio del primo capitolo, Bill Lawton


Stralcio di un capolavoro assoluto dei nostri tempi, "L'uomo che cade" di Don De Lillo.
Imperdibile romanzo post 11 settembre, da leggere e da ricordare.

"Non era più una strada ma un mondo, un tempo e uno spazio di cenere in caduta e semioscurità. Camminava verso nord tra calcinacci e fango e c’erano persone che gli correvano accanto tenendosi asciugamani sul viso o giacche sulla testa. Avevano fazzoletti premuti sulle bocche. Avevano scarpe in mano, una donna gli corse accanto, una scarpa per mano. Correvano e cadevano, alcuni, confusi e sgraziati, fra i detriti che scendevano tutt’intorno, e qualcuno cercava rifugio sotto le automobili.
Nell’aria c’era ancora il boato, il tuono ritorto del crollo. Il mondo era questo, adesso. Fumo e cenere rotolavano per le strade e svoltavano angoli, esplodevano dagli angoli, sismiche ondate di fumo cariche di fogli di carta per ufficio in formati standard dai bordi taglienti, che planavano, guizzavano in avanti, oggetti soprannaturali nel sudario del mattino.
Lui indossava giacca e pantaloni e portava una valigetta. Aveva vetri fra i capelli e sul viso, capsule marmorizzate di sangue e luce. Superò un cartello, Breakfast Special, e altri gli sfrecciarono accanto, una corsa di vigili urbani e guardie private, con le mani premute sui calci delle pistole per tenerle ferme.
Dentro, dove avrebbe dovuto trovarsi, le cose erano distanti e immobili. Stava accadendo ovunque intorno a lui, un’automobile mezzo sepolta dai detriti, finestrini sfondati e rumori che fuoriuscivano, voci radiofoniche che sfioravano i calcinacci. Vide persone che correndo spargevano acqua, abiti e corpi infradiciati dai getti dei sistemi antincendio. C’erano scarpe abbandonate per strada, borsette e computer portatili, un uomo seduto sul marciapiede che tossiva sangue. Bicchieri di carta avanzavano rimbalzando in modi strani.
Il mondo era anche questo, sagome dentro finestre a trecento metri d’altezza, che cadevano nel vuoto, e tanfo di combustibile in fiamme, e lo squarcio costante delle sirene nell’aria. Il rumore si posava ovunque fuggissero, strati di suono che si raccoglievano intorno a loro, e lui se ne allontanava e vi entrava al tempo stesso.

mercoledì 7 settembre 2011

E Cristo Santo, uno per Capitan Uncino!

E' come un'ombra, ma non come quella creata dalla luce, ma quella che si ferma nella penombra della scarsa illuminazione notturna.
Artificiale.
Nemmeno Peter Pan la rimpiangerebbe.
La lascerebbe scappare. La prenderebbe a calci in culo non appena questa si facesse avanti per farsi catturare.
Via! Via! Che cazzo vuoi? Non ti rincorro. No.

Quindi non rimane che preparare qualche panino.
Un panino per gli illusi.
Un panino per i delusi.
Un panino per gli speranzosi.
Uno per gli ottimisti.
E dai, uno per i pessimisti.
Uno per gli idioti.
Uno per gli imbecilli.

Nessun panino per chi non prova sensi di colpa.
Oggi no, magari domani, magari tra un paio di vent'anni.

giovedì 1 settembre 2011

Non offendetevi per le mie insinuazioni (continuerò a provarci).

"Puoi essere tutto ciò che vuoi, trasformandoti in qualunque cosa pensi potresti mai essere, sii libero col tuo tempo, siate liberi, siate liberi, per voi stessi."

Ehi tu,
nascosto fra bicchieri vuoti e mozziconi,
la testa sfumata nelle spalle,
tutti abbiamo momenti del cazzo.
Ehi tu,
Eye of the tiger nelle orecchie,
pantaloncini appena stirati,
scaldamuscoli e chissà cosa cazzo d'altro,
(ci sono quasi quaranta gradi),
non ce ne frega un cazzo se oggi non lavori.

martedì 30 agosto 2011

Nessuno può capire questa sbronza

In mezzo alle cose buttate appunti mai riletti post it mai attaccati mozziconi che ancora puzzano e chissà cosa diavolo d'altro lì in mezzo c'è molto di quello che non vorrei fosse lì in mezzo non mi son sentito costretto non mi ci sento più nessun senso di colpa meschino e bugiardo perché non esiste niente di più facile al mondo che mentire a se stessi più di una volta quasi che diventa un'abitudine quasi che ci si convince che le cazzate che ti racconti sono la verità e passi la serata e aspetti di incrociare quello sguardo solo che ogni cazzo di volta ti dimentichi di sorridere cristo santo

Ora sono vicini - Ultima parte.

- Una numero uno, dici?
- Ti basta solo guardarmi.
L'abbraccio è di troppo. Niente scene drammatiche, lui lo sa. Lui vorrebbe ma sa che lei non lo sopporterebbe.
Il compromesso, quel venirsi incontro perché ci si ama, deve lasciar spazio al rispetto per l'altro. Al sacrificio della propria indole. Sapendo di non ottenere nulla in cambio. Si da perché si vuol dare, non perché si vuol ricevere.
Difficile dire se si è soli oppure insieme. Forse si è soli insieme.

giovedì 18 agosto 2011

Ora sono vicini. E' il momento. - Seconda parte.

- Magari cambio idea tra cinquant'anni. Ma adesso non è il momento.
Lui la guarda. Rapito da quella verità nata nel dolore che lui conosce troppo bene. Comprendere è dire troppo. Ma conoscere quel dolore gli è sufficiente per capire quanto orgoglio e anima abbiano lo stesso peso.
- Non sei curiosa di...
- No. Non è il momento.
Lei è dietro un muro spesso chilometri di sofferenza. Mica una vita facile la sua, lui lo sa. Trascorsa a proteggere e mai a proteggersi.
Lei non si era mai concessa. Quando lo ha fatto, quando si è liberata, quando ha smesso di avere paura ci è voluto poco tempo (troppo poco) per rimanere delusa. Affranta.
Lei sente di aver sbagliato. Lei è il peggior fallimento della storia.

mercoledì 17 agosto 2011

Ora sono vicini - Prima parte.

Lui la raggiunge sul balcone, si guarda intorno come se prima o poi possa spuntare qualcosa di interessante da osservare.
Lei lo guarda. Non ama la sua barba, pensa gli nasconda gli occhi che non smetterebbe mai di fissare. Lì dentro lei ci vede lui. Con tutto l’amore. Tutto il dolore. Tutta la paura. Tutta la speranza. E aspetta che smetta di osservare. Sa che vuole parlare. Lo conosce. E infatti sta zitta. Aspetta. Lo ha sempre fatto. Non perché sia una donna paziente, tutt’altro. Semplicemente sa che deve farlo.

giovedì 4 agosto 2011

Pink Floyd - One Slip (A Momentary Lapse of Reason, 1987) - Traduzione

Uno sguardo inquieto in una stanza esausta
Uno sguardo annebbiato ed ero sulla strada per la rovina
La musica suonava e suonava ancora
mentre volteggiavamo senza fine
Nessun cenno, nessuna parola per difendere l’onore di lei
‘Lo farò, sì…lo farò’ ella mi disse in un sospiro
E poi ravvivò la sua chioma
mentre la mia fermezza veniva messa a dura prova
Poi, annegati nel desiderio, le nostre anime in fiamme
Aprii la strada verso la pira funebre
E senza porre alcun pensiero alle conseguenze
Mi arresi alla mia disfatta
uno scivolone e cadiamo giù nel buco
Sembra non occorra nemmeno un po’ di tempo
Una momentanea perdita di raziocinio
Che lega una vita per la vita
Un piccolo rimpianto che non dimenticherai
Non si dormirà qui dentro, stanotte
Era amore, o era solo l’idea dell’amore?
O era la mano del fato che sembrava calzare come un guanto?
L’attimo scivolò via e presto i semi furono gettati
L’anno passò lento e nessuno volle rimaner solo
uno scivolone e cadiamo giù nel buco
Sembra non occorra nemmeno un po’ di tempo
Una momentanea perdita di ragione,
che lega una vita ad una vita
L’unico rimpianto che non dimenticherai mai
Non si dormirà qui dentro, stanotte
uno scivolone, uno scivolone.

sabato 30 luglio 2011

Alice In Chains - Rooster (Dirt, 1992) - Traduzione


Ancora non ho trovato 
un modo per uccidermi 
gli occhi bruciano 
di sudore pungente 
sembra che ogni strada 
non mi porti da nessuna parte 
mia moglie, i ragazzi 
e gli animali domestici 
la divisa dell’esercito 
non è stata una scommessa sicura 
le pallottole urlano 
contro di me, da qualche parte 

ecco che arrivano 
a spegnere il gallo 
si, ecco che arriva il gallo 
lo sai che lui non morirà 

camminando, mitragliatore, bandito 
mi sputano addosso 
nella mia madrepatria 
Gloria mi ha mandato 
delle foto di mio figlio 
ho preso le pillole 
contro la malaria 
il mio compagno sta 
esalando l’ultimo respiro 
Oh Dio ti prego aiutami 
a venirne fuori 

ecco che arrivano 
a spegnere il gallo 
si, ecco che arriva il gallo 
lo sai che lui non morirà



venerdì 15 luglio 2011

Inconsistenza di qualcosa non troppo chiaro in dodici passaggi.

*La metafora.
Una casa che vola,
disarcionata dalle sue fondamenta,
struttura labile,
fragile,
in aria,
spinta dal vento
che vorresti non soffiasse,
verso il buio
polvere e cenere,
il sintetizzatore che regola
il tuo battito cardiaco.

*La condizione.
Occhi quasi trasparenti
guardano
e
non vedono
tutto questo,
strada vuota
con i lampioni spenti
dove vola
la mia amarezza.

domenica 10 luglio 2011

Royksopp ft Karin Dreijer - What else is there? (The Understanding 2005) - Traduzione

Ero io su quella strada
ma tu non riuscivi a vedermi
troppe luci fuori,
ma da nessuna parte qua vicino
ero io su quella strada
non riuscivi ancora a vedermi
e poi le lampade ed esplosioni
le strade finiscono e si avvicinano
abbiamo coperto la distanza ma non assieme

sono la tempesta, sono il miracolo
e gli incubi luminosi
e le esplosioni improvvise
non so cosa chiedere di più
mi è stato dato un solo desiderio

riguarda te e il sole
una corsa mattutina
la storia del mio creatore
quel che ho e per il quale soffro

ho l'orecchio d'oro
taglio e trafiggo
e cos'altro c'è?

le strade finiscono e si avvicinano
abbiamo coperto la distanza ma
continuiamo a non farlo assieme

se sono la tempesta, se sono il miracolo
avrò degli incubi luminosi?
e le esplosioni improvvise
non c'è nessuna stanza dove posso andare
e tu hai anche dei segreti

Non so cosa chiedere di più
mi è stato dato un solo desiderio.
 



Ma noi siamo proprio quelli.

Sarebbe tutto normale
non fosse che
Matteo c'è.
Esiste.
Nascere non è una colpa,
nemmeno un merito.
E' un fatto
che scaturisce
dai desideri,
dall'incoscienza,
dalla voglia di essere adulti,
e poter insegnare a qualcuno a non commettere i propri errori.
Perlomeno a capirli.

Non lo stiamo facendo,
non gli stiamo insegnando nulla,
se non a non capire.

lunedì 4 luglio 2011

Una mattina di ordinaria estraneazione in tre atti.

I
Mi alzo,
vado in bagno,
poi in cucina.

II
Non è la finestra,
dirupo sulla città fredda che testarda
non mi adotta
lasciandomi là
dove non sono e mai sarò.
Non è il caffè che bolle
pronto a ustionarmi
nonostante lo zucchero.
Non è la mosca,
volgare, familiare,
che si appoggia sulla mia fetta biscottata.

sabato 2 luglio 2011

Dopofalsa Primavera - Alessio Luise

Prima di un giorno dopo arriva
la luce avanzata dal
giorno prima e i dubbi che avevi
già da prima si mischiano ai mutamenti
di clima

questo quotidiano da
dopodomani archivia un altro ieri,

e alle dodici il sole divide il giorno
tra crescita e declino;

lunedì 27 giugno 2011

Una così mi aveva mollato proprio quella sera

Mi hai lasciato da un paio di mesi. Che dico?
Forse anni.
Pensare che quella notte ci eravamo promessi tutto.
Mi afferrasti per la cravatta, lo ricordo bene,il nodo si stringeva al collo,
uno sguardo e capimmo che non c'era altro posto dove andare
se non casa mia.
- Cosa bevi? - ti ho chiesto, un po' distratto, un po' sulle mie.
Io non mi fidavo. Doveva essere solo una scopata.
- Quello che mi stavi offrendo prima di venire qua.
Merda.
Che cazzo le stavo per offrire?

domenica 26 giugno 2011

Bruce Springsteen - I'm on fire (Born in the U.S.A. 1984) - Traduzione

Hey, ragazzina è a casa tuo papà?
se n’è andato e ti ha lasciata tutta sola?
Ho un cattivo desiderio,
vado in fiamme.


Dimmi ora piccola, lui è buono con te?
Può fare le cose che faccio io?
Io posso portarti più in alto,
vado in fiamme.

Qualche volta è come se
qualcuno prendesse un coltello,
piccolo, tagliente e affilato
e tagliasse un solco di sei pollici
attraverso la mia anima.

La notte mi sveglio con le lenzuola bagnate
e un treno merci che corre attraverso la mia testa.
Solo tu puoi raffreddare il mio desiderio
vado in fiamme.

martedì 21 giugno 2011

E non lasciarmi mai.

Sono l'album di foto scordato nella vecchia casa (qual era l'indirizzo?).
Sono il foglio bianco (ma cosa sto facendo?).
Sono la reflex che non imparerai mai ad usare (quanto hai speso?).
Sono l'anno della scoperta dell'America (in che anno avvenne la Rivoluzione Francese?).
Sono la tua scelta sbagliata nel momento sbagliato con la persona sbagliata (da quanto fai finta di niente?).
Sono il tuo cane e non saltello quando rientri a casa (quante volte mi porti a correre?).
Sono il film che ami e non riesci più a guardare (quando la finirai con queste stronzate?).
Sono il mondo che va al contrario (e se fossi tu quello che va al contrario?).
Sono il Dio contro cui te la prendi quando qualcosa va male (quanta paura ti fa la morte?).
Sono il figlio che vorresti avere (che cazzo hanno gli altri da ridere?).
Sono il padre che non hai mai conosciuto (che cazzo hanno gli altri da piangere?).
Sono la droga che non potrai mai assumere (qual è il tuo limite?).
Sono la depressione di cui non soffri (quand'è che la pianterai?).
Sono il mondo che vorresti (e se questo fosse in realtà perfetto per te?).
Sono il programma sugli anni di piombo in onda alle due del mattino (perchè non dormi ancora?).
Sono il pallonetto all'incrocio dopo un tunnel di tacco (che cazzo hai fatto da piccolo?).
Sono la meta in tuffo che vale una vittoria (perchè cazzo non credi in te e fai finta di farlo?).
Sono il sesso anale e lo sperma in faccia (fin dove può arrivare l'amore?).
Sono l'amore della tua vita (fin dove può arrivare il sesso?).
Sono la tua voglia di uccidere quel figlio di puttana (e perchè non quell'altro?).
Sono l'ottimo consiglio che dai al tuo migliore amico (quando ti accorgerai che siete diversi?).

Sono, quindi.
E tu chi sei?
Fa una cosa.
Prima di capirlo, prendimi.

E non lasciarmi mai.
Senza farti mai domande.

lunedì 20 giugno 2011

Nessuno prima, nessuno dopo

Non siamo nati
altro che per imparare.
Crescere, studiare, correre,
mangiare, sport, scherzi,
merenda, guardare,
innamorarsi,
fare l'amore, fare sesso,
lasciare, conquistare,
sposare, tradire,
nascondere, confessare,
metabolizzare, perdonare,
vivere.
Tutto questo non ce lo insegna nessuno.
Per cui:
che nessuno si incazzi
quando sbaglio.

sabato 18 giugno 2011

Io e le cose - Giorgio Gaber


Ad essere sincero io non so
se esistono le cose
non so se vanno male o bene
se tutto è un’illusione
ad essere sincero io non so nemmeno
se anche le persone
coi loro sentimenti e la ragione
esistono davvero.
Io non so niente, ma mi sembra che ogni cosa
nell’aria e nella luce
debba essere felice
io non so niente, ma mi sembra che due corpi
nel buio di una stanza
debba essere esistenza.

E gli alberi le spiagge i cani e i gatti
e strani oggetti che cito alla rinfusa
il tavolo la stanza una camicia appesa
le carte coi tarocchi e poi gli eterni scacchi
un piccolo divano
e una foto di mio padre quand'era bambino
e poi lo specchio rosso
su cui splende un’illusoria aurora
chissà se è mai esistito
chissà se esiste
ora.

Io non so niente, ma mi sembra che ogni cosa
nell’aria e nella luce
debba essere felice
io non so niente, ma mi sembra che due corpi
nel buio di una stanza
debba essere esistenza.

sabato 11 giugno 2011

Per la prima volta.

Aspetto solo che entri da quella porta,
puzzo di jack daniels e non sono stato al bar qua sotto.
Non ho nemmeno voglia di andarmi a lavare,
sarebbe insufficiente.
Una presa per il culo.
Ricordi la prima volta che entrammo qui dentro?
Non c'erano mobili e tutto profumava di speranza,
quella della follia, quella dei vergini,
che combattono il mondo con le idee giuste e le armi sbagliate.
Una laurea a testa,
un lavoro precario a testa.
Allora la chiamai "laurea precaria".
Fu la tua prima risata corrotta dai dubbi.

mercoledì 8 giugno 2011

Nel nome del padre

Quanto può nascondersi la paura?
Fin dove può essersi scavata?
Non lo sai.
Eppure.
Quella maledetta puttana è là,
se la ride e se la gioca con il lato peggiore di te.
Non urli e non piangi da una vita
solo perchè hai paura di farlo.
Poi comincia il film,
te lo butti giù tutto,
sei il protagonista.

Blackout (seconda stesura, quick edit)

(la prima stesura si trova qui)

Entro in casa e fuori è già buio, ovunque. Vado in camera mia, lancio lo zaino da qualche parte, tolgo la sciarpa, la giacca, mollo il cellulare e accendo il computer, che devo nutrire la mia “mail dipendenza”, la droga che colpisce chi ha molte cose da fare e chi non ha un cazzo da fare.
Io faccio parte di entrambe le categorie, a cavallo tra sogni e realtà, ripetizioni durante il weekend e l’ultimo Dylan Dog, allenamenti e film in streaming.
La mia vita è su una cuspide, dolce e dolorosa, che punge e non avvelena.
Di fianco al portatile una pila di libri, un po’ esortante, un po’ ammonente e qualche cd senza custodia che mi sforzo a non buttare senza un vero motivo.

venerdì 3 giugno 2011

Prima o poi lo svuoto, giuro

Non fosse che non fosse, probabilmente sarebbe.
Una nuvola, vagabonda,
un po' reale, un po' zotica,
colma d'ovatta bagnata, pesante,
gira incurante sui pensieri grigi della città.
Il frigo è vuoto, ma non mi importa un granchè.
Del resto, non ho nemmeno fame.
Ne avessi, la ricaccerei a sberle nello stomaco.
Più che violenza, un passatempo un po' del cazzo.
E poi la cucina è al piano di sotto,
troppi gradini, troppi passi,
e sono ancora sbronzo.
La stanza mi prende a sberle da un paio di giorni,
si è rotta di avermi tra le pareti,
sporco, mezzo nudo, gli occhi rossi.
L'uomo che non presenteresti all'amica.
Di cui non diresti nemmeno "E' simpatico".
Sul materasso appiccicoso,
io appiccicato e mezzo appiccicoso,
guardo la finestra.
Oltre, c'è la nuvola, mai rassicurante,
quasi polverosa.
Lì sotto, il posacenere.
Il posacenere che è pieno di te.

Sì sì - Charles Bukowski

Quando Dio creò l'amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l'odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di girie
quando creò il suicidio era a terra

Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.

sabato 28 maggio 2011

Senza titolo

Spezzato, rotto, in collisione, in perenne guerra con me stesso, mi sfugge il senso di questo ritorno.
E mentre sogno ciò di cui ho paura, folle, mi mischio nella vita che a volte mi sembra tracciata da altri.
Non è facile essere. Nemmeno avere.
Tra poco mi accenderò la sigaretta più indigesta, quella del vizio, quella che non da' pace ma solo dispiacere.
Chiuderò gli occhi e mi tufferò nelle peggiori delle mie paure, lo so. E quando mi sveglierò, dopo un sospiro buttato perchè devo, mi infilerò in nuove turbe dando continuità al mio essere me stesso.
Non farò che fantasticare il caffè, il bacio e l'invito per un film.
Forse la vera vita è questo: un viaggio ininterrotto da speranza a speranza.

venerdì 27 maggio 2011

Vedesi

Non rimane che non rimanere. Di ciò che è rimasto rimangono due mani che non si sono mai toccate.
Mani che nemmeno domani si dimeneranno. Domani non sarà da meno. Do mani che saranno di meno.
Di tuo non ho altro che niente, se non un nome e un cognome irraggiungibili solo a pronunciarli.
Posso passarmi, devo deviarmi. Tocco illusioni e taccio allusioni malcelando la mia voglia di toccar il cielo, mal cerando una candela che non si consumerà mai, che c'è e non sarà mai c'era.
C'è chi tocca il cielo con un dito. Sogno.
C'è chi tocca il gelo con un dato. Sono.

lunedì 23 maggio 2011

Non ci sei mai stata

Tracce di te,
nel caffè, nella sterzata, nel vento.
Immagino ciò che immagini
e vedo ricordi che non sono miei.
Preso, incastrato, intrappolato
nella mia memoria
di cui hai una chiave,
mi proietto e mi vivo
in storie in cui non ci sei.
Al bar, in strada, sul bagnasciuga,
sei la mia ossessione,
la mia mania.
Eppur non ti ho conosciuta.

mercoledì 18 maggio 2011

Otto anni

Sono trascorsi quattro mesi e io non mi sono ancora rassegnata.
Spero in una risposta, la desidero, la sogno quasi ogni notte, stretta a Ettore, anche lui triste.
Imparare è diventato faticoso. Cosa significa farlo quando non lo puoi dimostrare a chi vorresti? Lei non basta, non ci posso far niente. E non è solo un capriccio. Vorrei lo capisse.
Solo Ettore ci riesce, e manchi tanto anche a lui.

Quel lampo polacco

In una notte,
io, cielo calmo,
indifferente ai venti,
confinato nel mio stare in alto,
mi squarci,
tu, lampo,
accecante, svelta, feroce.

Nessun temporale,
neppur una goccia.

Mai ebbi tanta voglia di riempirmi di nuvole.

martedì 3 maggio 2011

Quattro chiacchiere, e poi via, a dimenticare

Sprechi tempo. Sprechi preghiere. Predato, postdatato.
Dimmi, raccontami. Dammi dilemmi diluiti e dilatati da dubbi dettati dai tuoi desideri.
Io mi darò. Riderò. Ti ridarò ciò che vai cercando. Quel che posso. Qualche passo.
Non sono i colpi bassi. Sono i sensi di colpa.

Un bicchiere di vino alla tavola del diavolo. Un povero diavolo.
Fiamme, lingue di fuoco. Una limonata che brucia. Là in fondo, quasi sullo sfondo. Quasi sfumato. Dietro ad ogni cosa c'è qualcosa, davanti pure. La verità sta nel mezzo pubblico. Mai privata (questa è una verità provata).
Brindiamo, i cristalli suonano. Attorno al banchetto il caldo, calmo, quasi calvo. Un po' solo, un po' inutile.
Sicuro che vedi niente? Aguzza gli occhi, temperali. Temporali, vedi? Per nulla temporanei. Del tutto temporei. Non puntare la pistola al tempio. Non tenerla ma dalle un calcio. Bevi ancora.

E parlami. E ascoltami. E ascoltami. E parlami.
Solo così possiamo capirci. Carpirci. Capricci. Scoprirci. Rivestirci.
Smettila di toccar la fondina. Sfregatene.

E berremo ancora. Altro vino, altro buio, altre piogge. E' il nosto mondo. Un cerchio che si apre.
Dimentica bassezze, pozzanghere, pazzie, spossatezza e vizi. Non sprecar tempie.

Tutta la notte, tutta la vita.


sabato 9 aprile 2011

Cerebrale

- Saresti stata la prossima.
Quelle parole lei le aveva solo immaginate, appiccicata al cuscino durante una delle tante notti insonni degli ultimi anni. Ma quella torbida fantasia non ha creato lo scudo sufficiente per proteggerla adesso, su quel pianerottolo, davanti a lui che lo ha detto davvero. Tutto questo basterebbe per entrare in casa e chiudersi quella parte di vita alle spalle, una volta per sempre. Lui capirebbe e non tornerebbe mai più. Nessun bigliettino, nessun piantonamento. Via.
E il mondo continuerebbe a fare schifo.
E il mondo continuerebbe a precipitare nell'universo, senza mai schiantarsi.
- Perché non me l'hai mai detto?

venerdì 25 marzo 2011

Il Signor Lucci

Era il pomeriggio di un maggio qualsiasi. Una giornata che si poteva facilmente confondere con qualsiasi altra fosse primaverile, o con un barlume di calda freschezza.
- È permesso?
La segretaria, nel suo consueto camice bianco che malcelava la camicia rosa lievemente scollata, puntò il dito verso un punto imprecisato della sala alle sue spalle, senza staccare gli occhi dal monitor, riempito dai colori del sito di una discoteca della periferia.
- Grazie. - rispose il signor Lucci un po' a bassa voce, un po' in silenzio, tentando di incrociarle forse lo sguardo, certamente la scollatura.
Prese posto, accavallò le gambe, le sciolse, le accavallò di nuovo. Alla ricerca di maggiore comodità appoggiò le braccia, ma quando queste caddero nel vuoto, solo allora si accorse di aver preso posto su una sedia di legno, per nascondere l'imbarazzo e darsi un'aria dignitosa come se nulla fosse accaduto si guardò intorno. 

domenica 6 marzo 2011

La fine

La voglia di scoparti gli potrebbe essere passata. Ha raggiunto il suo scopo, rapirti e restiruirti senza lasciarti nulla, se non quello sperma che ti ha inquinato il corpo. Questa potrebbe essere la fine.
E mesi a piangere su una storia che andava avanti senza un perché, tirata avanti grazie a orgasmi multipli che solo uno così poteva darti.
Ho smesso di andare in chiesa.
Ho smesso con la terapia.
Ho cominciato a cominciare.
La spalla non me la guardo più. Forse per difesa, forse per attacco. Sicuro per paura. Dopo la doccia non mi giro per guardarmi la schiena allo specchio. Se non fosse per quello che ricorda sarebbe un tatuaggio davvero ammirevole. I tatuaggi sono cicatrici. Le cicatrici sono il segno di ricordi incancellabili.
Io non ho mai smesso di dimenticare.