lunedì 27 giugno 2011

Una così mi aveva mollato proprio quella sera

Mi hai lasciato da un paio di mesi. Che dico?
Forse anni.
Pensare che quella notte ci eravamo promessi tutto.
Mi afferrasti per la cravatta, lo ricordo bene,il nodo si stringeva al collo,
uno sguardo e capimmo che non c'era altro posto dove andare
se non casa mia.
- Cosa bevi? - ti ho chiesto, un po' distratto, un po' sulle mie.
Io non mi fidavo. Doveva essere solo una scopata.
- Quello che mi stavi offrendo prima di venire qua.
Merda.
Che cazzo le stavo per offrire?
La paronoia durò giusto il momento di prendere coscienza che avrei potuto darle qualsiasi cosa.
Preparai un martini dry veloce, soft, secco.
La mia specialità.
Brindammo e lei mi invitò a sedermi con lei sul tappeto.
Senza dirci niente scolammo il cocktail, tu presa a farti guardare, io preso a farlo.
Ti immaginavo in ogni maniera.
Nuda.
In ogni maniera.
- Cosa stavi per offrirmi al bar?
Allentai il nodo della cravatta.
- Questo, un cosmopolitan.
- Sbagliato - e le scappò un sorriso che mi strinse le palle.
Merda.
- Perchè volevi offrirmi da bere?
Dio mi fulmini. O Satana mi risucchi. Giocatevela, pensai.
Le risposi nell'unico modo vietato a chi ha voglia di scopare: dicendo la verità.
- Mia moglie mi ha mollato. Stasera. Su questo tappeto ci abbiamo scopato l'altra mattina e ci ho rovesciato mezzo litro di ballantyne stasera, prima di uscire, dopo che lei se ne è andata.
Poggiò il bicchiere vuoto sulla sedia.
- Lo sai che a essere se stessi non si scopa?
Tra tutte le stronze e puttane che frequentano
i locali di Milano,
ho beccato la più stronza e la meno puttana, pensai.
- E ora che cosa facciamo?
Non la piantava, non c'era verso.
C'ero io, trasparente e vulnerabile come un moccioso,
e lei, nebulosa e d'acciaio, come la donna che non ho mai avuto.
Come la donna che ho sempre voluto.
Come la donna da cui son sempre scappato.
- Beh, a sto punto possiamo scambiare due chiacchiere - le dissi, isolato e circondato.
- Io non ci parlo con gli sconosciuti.
- Ci scopi?
- Solo se lo voglio io.
- E se lo volessi io?
- Ti converrebbe farti una sega, non mi bagnerei nemmeno sotto tortura.
- Perchè succede?
- Cosa?
- Bagnarti quando sei sotto tortura.
- A volte sì, a volte no. Dipende da quanto non scopo.
- Da quanto non scopi?
- Da abbastanza tempo per farmi portare a casa tua.
Esasperato. Quello scambio di battute mi
aveva stritolato.
Volendo poteva essere una squilibrata, la classica
ubriaca che entra in casa di uno sconosciuto,
si infila nel suo letto,ci scopa per tutta la notte
e poi sparisce per tutta la vita.
Fino al giorno successivo.
Una così me l'ero sposata.
Una così mi aveva mollato proprio quella sera.
Lei si accese una sigaretta,
mi fumò addosso il suo alito profumato.
Chiusi gli occhi.
Immaginai la sua fica, emanante lo stesso fragore.
- Ho una voglia pazza di scoparti.
Glielo dissi.
E vaffanculo.
- Puoi avermi come e quanto vuoi, per tutta la notte.
Fiutai un "ma".
- "Ma"?
- Non ti azzardare a piangere. Non piangere mai.
- Piangere?
- Lo fanno tutti.
Tutti? Ma questo non lo chiesi.
Spense la sigaretta senza averla finita, si alzò e si mostrò tutta.
Un corpo da farci un macello. Il cazzo glielo avrei infilato anche negli occhi, così pieni di sesso e determinazione.
Un corpo da rimanere fermi.
- Non guardarmi così. Non sono l'amore della tua vita. Non lo sarò mai. Non mi odi abbastanza. Non ti odio abbastanza.
Solo quando se ne era già andata sentii quelle parole.
- Cosa vuoi che faccia.
- Sfilati la gonna, poi le mutandine. Con le dita non devi far altro che mostrarmi la clitoride.
- E poi?
- E poi non parlerai più.
Fece tutto lentamente.
Le ordinai di rifare tutto con foga.
Lì, mezza nuda, era il mio sogno più bello, la mia voglia di piangere.
Mi avvicinai a quella vagina fresca e profumata come l'inferno e gliela baciai, piano, piano, poi con la foga della prima volta.
Gliela leccai per mezzora, forse. Forse di più.
Appoggiò le mani sulle mie spalle, tremava tutta, sull'orlo dell'orgasmo.
Quando spinse la mia testa contro la clitoride,
lì,
finì tutto.
Le ordinai di rivestirsi.
Lo fece.
La accompagnai alla porta.
- Sei sicuro? - mi chiese.
- No.
In piedi l'uno di fronte all'altro non ci mancava niente. Eravamo soli. Seppur insieme soli.
- Domani sera.
- Domani sera.
Continuammo a vederci, durò un paio di mesi,
che dico, forse anni.
Poi tutto è finito.
Mi hai lasciato da un paio di mesi. Che dico?
Forse anni.
Pensare che quella notte ci eravamo promessi tutto.
Volendo poteva essere una squilibrata, la classica
ubriaca che entra in casa di uno sconosciuto,
si infila nel suo letto,ci scopa per tutta la notte
e poi sparisce per tutta la vita.
Fino al giorno successivo.
Una così me l'ero sposata.
Una così mi aveva mollato proprio quella sera.
Una così è poi tornata.
E stasera, sento una gran voglia di piangere.
Ma stasera non piangerò.
Mai piangere di fronte una donna.
Mai.


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