mercoledì 7 settembre 2011

E Cristo Santo, uno per Capitan Uncino!

E' come un'ombra, ma non come quella creata dalla luce, ma quella che si ferma nella penombra della scarsa illuminazione notturna.
Artificiale.
Nemmeno Peter Pan la rimpiangerebbe.
La lascerebbe scappare. La prenderebbe a calci in culo non appena questa si facesse avanti per farsi catturare.
Via! Via! Che cazzo vuoi? Non ti rincorro. No.

Quindi non rimane che preparare qualche panino.
Un panino per gli illusi.
Un panino per i delusi.
Un panino per gli speranzosi.
Uno per gli ottimisti.
E dai, uno per i pessimisti.
Uno per gli idioti.
Uno per gli imbecilli.

Nessun panino per chi non prova sensi di colpa.
Oggi no, magari domani, magari tra un paio di vent'anni.


Ehi amore, ho un piano praticamente perfetto: scappa più velocemente che puoi da me.
A me un panino. Magari due. Magari tre.
Adesso.

Un'occhiata alle discese e ci sono solo saracinesche abbassate che nascondono forse garage, forse niente.
Poi c'è il solito coglione che va in giro col cellulare infilato tra orecchio e casco. Un potenziale omicida. Infilati quel maledetto cellulare nel culo.
E di quelli che si sbronzano e poi si mettono alla guida ne vogliamo parlare?
No, fermo con la griglia, fermo con le salse!

Tu non mi saluti. Tu mi baci.
Per rispetto. Per gioia. Per il passato. Per dolore. Per ricevere. Per dare. Perdonare.
Due chiacchiere, niente di più.

Quindi dai, altri panini.
Uno per quelli che hanno il coraggio di innamorarsi.
Uno per quelli che si lasciano andare.
Uno per quelli si fanno il collutorio dopo essersi lavati i denti.
E dai, uno per quelli che sono amati.
E un altro ancora per quelli che sanno cos'è l'empatia.

E Cristo Santo, uno per Capitan Uncino!
E per Spugna!
E per tutta la ciurma!
Tutti imprigionati nello stessa terra di nessuno, terra di sogni, introvabile e galleggiante.

Gente che scappa, tutti nel bunker senza dar precedenza né a donne né a bambini. Ti chiudi quintali di acciaio alle spalle e aspetti di aver ragione sulla fine del mondo. Un po' la brami. Sai? Ma non lo dici. Passare per furbo, passare per coglione no. Eppure sono identità così simili che solo dentro al bunker puoi capirlo. Ma non lo dirai lo stesso. La gente che è con te aspetta solo che tu lo faccia ma tu li deluderai.

Sei un coglione.
Uno che illude.
Ma non becchi un panino neanche ad ammazzarti.

Nessuna sorpresa.
Le sveglie le hai sepolte chissà dove, i coccodrilli son tutti morti.
E' da qui che sei scappato! Dall'Isola che non c'è!
E vai a dire in giro che non esiste!

L'indifferenza.
Gioco delle parti mi dici.
Ehi, un paio di panini qua!

Uno che piscia contro l'albero quasi a volerlo rinvigorire. Uno scambio di favori senza soluzione. Quello rimane col cazzo in mano, barcolla neanche stesse volando, l'albero è immobile, duecento anni nel tronco e nemmeno un po' di rancore. Nemmeno dopo la pisciata dell'ubriacone che probabilmente tra poco si metterà alla guida.

Fanculo! Mi stai ascoltando?

Ti muovi sulle punte dei piedi, nessuna musica. Leggera ed elegante. Vuoi che ti guardi?
Vuoi che non ti guardi?
Non mi fermo. Non mi perdo un centimetro di azione.

Poi prendo il cappotto. Senza aspettare che si spengano le luci lascio la tribuna che ancora danzi, un po' turbata, un po' concentrata. Sicuramente finta.
Vado a farmi un panino.
Insieme a tutti gli altri.

Poi con Capitan Uncino si torna sull'Isola che non c'è.


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