Spero in una risposta, la desidero, la sogno quasi ogni notte, stretta a Ettore, anche lui triste.
Imparare è diventato faticoso. Cosa significa farlo quando non lo puoi dimostrare a chi vorresti? Lei non basta, non ci posso far niente. E non è solo un capriccio. Vorrei lo capisse.
Solo Ettore ci riesce, e manchi tanto anche a lui.
Le mie compagne mi ammirano perché torno a casa da sola. Alcune hanno smesso di prendermi in giro e trascorrono con me l'intervallo, mi parlano, mi ascoltano, mi dicono i loro segreti. Sono diventata abbastanza alta per sapere che Luisa è innamorata di Mauro. Che Maria odia Chiara. Che forse piaccio a Edoardo.
Loro rimangono stupite quando dico che non ho cose da raccontare. Un po' deluse. Ma non ci posso far niente. Non ho segreti. Non amo e non odio nessuno. E torno a casa da sola perché mi piace camminare.
È la prima bugia che dico nella mia vita. Cosa posso farci?
Mi manchi. Non è come l'altra volta, che non avevi fatto in tempo a partire che eri già tornato. Non mi ero resa conto di nulla, se non degli occhi rossi e di quella strana puzza quasi di terra bruciata mischiata a odore di ferro, sì, come quello che sento vicino ai binari quando c'è tanto sole, che usciva dalle tue mani.
Tu non lo sai, ma quella sera io non sono salita subito in camera. Sono rimasta nascosta dietro la porta e ti ho visto piangere. Non capivo. Chi ti aveva fatto del male? Volevo saperlo ma quando hai cominciato a urlare quelle strane parole sono fuggita nel mio letto. Ho avuto un sacco di paura. Tanta.
Lei mi disse che stavi tanto male perché un amico si era trasferito in un altro posto, più bello, ma troppo lontano per poterlo andare a trovare.
Non la sto facendo arrabbiare, sai? Faccio sempre i compiti e pulisco con lei la casa. La mia camera è ordinata e non sembra più quella di un maschio come mi dice sempre.
Ogni tanto mi sembra di sentirla piangere, ma quando la raggiungo, si asciuga gli occhi, mi abbraccia e mi dice che va tutto bene, che è solo triste perché manchi tanto anche a lei.
L'altra sera sono venuti a mangiare Zio Roberto e Zia Laura. Mi hanno regalato uno zaino nuovo. Ci sono disegnati tanti amici di Ettore! Prima del dolce, mamma ha cucinato una cena buonissima, con le mie cose preferite, Zio Roberto mi ha guardato e ha detto che ho proprio i tuoi occhi. Quando gli ho risposto che non mi bastano ho visto Zia Laura commuoversi, asciugarsi gli occhi grandi dentro quelle grandi guance quasi rosse. Hanno tutti sorriso.
Prima di tornare a casa, mi hanno abbracciato fortissimo, più del solito.
Tutti mi dicono che tu tornerai. Anche le maestre me lo dicono. Maestra Lucia, quando mi parla di te e mi rassicura, si tocca sul cuore, e mi dice che sei un eroe.
La odio. Lo so che sei un eroe. Il mio eroe. Non lo sei di nessun altro e di nessun altra.
E quando chiedo dove sei andato, mi dicono che sei andato lontano. Mamma dice che manca poco, che devo avere solo un po' di pazienza. Che il tuo lavoro è diverso da quello di un avvocato, o di un medico.
Io ed Ettore ti aspettiamo.
E ci piaci tanto anche con gli occhi rossi e quella strana puzza che ti esce dalle mani.
Spero con tutto il cuore, che tu non sia andato a trovare quel caro amico che si è trasferito qualche anno fa.
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