giovedì 6 ottobre 2011

Aspettavo la neve (bozza).

Quando ero piccolo diventai grande senza volerlo. Vidi mio padre giocare a poker, mia madre fargli la barba, mio fratello cercarmi. Bastò poco per rifiutare l'idea di accettare gli anni che avevo. Mi ci costrinse tutto ciò che avevo intorno, bambine viziate, professori che mi davano per spacciato dentro qualche officina, amici persi nelle discoteche convinti di aver già provato e trovato tutto.
Smisi di aspettare la neve. Mi buttai nel destino che tutti quei bastardi mi disegnarono intorno.
Nemmeno rassegnarsi: solo una piccola e serena morte.

Vivere per vivere, aspettando nulla se non minuscole vacanze e scopate che mi facessero dimenticare la menzogna in cui mi ero gettato, pioggia nel fango, tutti felici e contenti di aver azzeccato il futuro che non mi sarei mai voluto immaginare.
Accumulati i soldi necessari per vivere senza nessuno, me ne andai di casa per non veder più mia madre cucinare per un uomo che non c'era mai. Me ne andai per dare una possibilità a mio fratello.
Solo lasciai tutti soli.


Ho solo voglia di vomitare
ho solo voglia di dormire,
lasciarmi perdere nel delirio delle mie fantasie
che troppe volte
getto nel posacenere.

Non riesco più a immaginare
un solo cazzo di fiocco di neve
che mi sfiori la fronte.
O almeno la mano.



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