sabato 31 dicembre 2016

Il racconto di fine anno del ragazzo che si era innamorato del capodanno e aveva tradito il suo petardo.

I preparativi erano ormai conclusi. Tra poco sarebbero arrivati tutti.
Nessuno escluso.
Il ragazzo guardava fuori dal balcone e vedeva solo il cielo vuoto, interrotto dalle nuvole.
"Chissà dov'è il mio petardo".
Lo aveva lasciato a Santo Stefano, un tipo poco raccomandabile del quartiere che infatti lo aveva portato a bere una birra con Santa Barbara, una poco di buono che si era fatta tutti (tranne te). Lei ci mise poco ad ammaliare il petardo: scoccò una scintilla e per poco si rischiò una carneficina.
Ma il petardo era tornato a casa. Voleva solo il ragazzo. Nessun altro.
Quando rientrò a casa trovò il regalo peggiore. Il ragazzo tra le braccia del Capodanno. Cominciò una discussione violentissima, ai limiti del lecito. Il Capodanno riuscì a sgattaiolare (nessuno capì come, grosso com'era) e il ragazzo e il petardo fecero la notte in bianco, senza capirsi, senza comprendersi, senza filtro, senza senso.
Era ovviamente finita. Da un pezzo. Anche dall'altro. Era finita da prima che scrivessi questo racconto. Ma lo capirono solo allora. Senza altri patemi o incomprensioni il petardo fece il suo fagotto, raccolse la sua cenere preferita e uscì senza proferire parola, se non un sibillino "Buon anno".
Il ragazzo si sentí sollevato, ma era solo un fuoco di paglia. Lo spense subito, scacciò il cavallo (?) e provò a raccogliere le idee che aveva seminato l'anno prima. I risultati erano scarsi, così come i bambini che allenava al campetto dell'oratorio.
"Non è stata proprio una bella annata. Proprio no".
Provò allora a darsi un contegno ma non sapeva cosa volesse dire. Allora optò per una festa (consiglio per tutti).
"Non c'è niente di meglio di una festa per turarsi tirarsi su il molare morale e sconfiggere qualche errore di battitura".
Chiamò tutti, anche il Ciclope e lo rassicurò che Nessuno era escluso.
Infilò occhiali e grembiule (o forse il contrario?) e con un tocco di magia (non è vero) risistemò la casa, giusto in tempo per aspettare gli ospiti e guardare fuori dal balcone, provare un moto di nostalgia, senso di colpa, rimpianto, auto commiserazione.
"Chissà dov'è il mio petardo".
Quando suonò il citofono. Gli ospiti erano arrivati.

La festa era una figata. Tutti contenti, anche Felice e il suo Cane (leggi racconto precedente). C'erano i musicisti, i piastrellisti, Tiziano Ferro e mancavi solo tu (datti una mossa). Si fecero vive persone che non immaginava più e immaginò persone che non si fecero vive. E poi i giochi da tavolo, il gioco della bottiglia, i colpi di pistola, l'Umbria, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale.

Infine il conto alla rovescia.
Meno 10.
Meno 9.
Meno 8.
Bottiglie di spumante puntate verso il cielo vuoto. Il ragazzo era commosso.
Meno 7.
Meno 6.
Meno 5.
Tra poco sarebbe tornato il Capodanno. Era davvero lui l'amore della sua vita? Proprio lui che era sgattaiolato (come aveva fatto?) nel pomeriggio e non si era fatto più vivo?
Meno 4.
Meno 3.
Meno 2.
Dove sei Petardo? Vorrei poterti parlare un'ultima volta.
Meno 1.
Buon anno!
Tripudio. Allegria. Felicità. Splendore. Pluriball candele.
Arrivò il Capodanno. Tronfio, spettacolare, esondante. Un coglione.
Il ragazzo lo guardava mentre si spingeva in giro come una mignotta e si accorse di quante parolacce mi erano scappate nelle ultime 2 righe. Il Capodanno lo guardò, irresistibile e compiacente come una escort. Il ragazzo di irrigidì come una statua. Max Pezzali cantò Come mai.
Il citosuono citofono suonò. Era il Petardo.
Era tornato. Ubriaco ma contento. Commosso ma felice. Si fiondò tra le braccia del ragazzo e gli confessò che aveva provato il suocidio suicidio, ma che la corda si era spezzata, la pistola inceppata, il veleno scaduto, la finestra rotta, il sacchetto bucato che mio padre comprò e chi più ne ha più ne metta. Alla fine (o all'inizio?) aveva rinunciato. Per il suo amore.
La sua lealtà (e idiozia) esplosero nel cuore del ragazzo che terminò la festa scacciando tutti, soprattutto Max Pezzali e il cavallo che non erano stati invitati. Gli altri ospiti invece, romantici, capirono e se andarono contenti, mano per mano. Soprattutto Tiziano Ferro e il Ciclope.
Il Capodanno provò a continuare ma si rese conto che non era aria. E dato che non mi vengono battute per giustificare la sua esitazione, si buttò da un ponte facendo il gesto dell'ombrello. Ma la notte continuò lo stesso. Per tutti.

Il ragazzo e il petardo fecero l'amore. Si capirono.
Domani si sarebbero parlati. Poi avrebbero fatto terapia di coppia.
Per sempre.
"Buon anno".
"Buon anno".

Tutti avevano avuto il lieto fine.

Nessuno escluso.




sabato 24 dicembre 2016

Il racconto natalizio dell'uomo che si era innamorato del Natale e aveva tradito il suo cane (4 minuti di lettura)

Si lasciarono proprio il giorno della Vigilia.
L'uomo non resse l'ennesima delusione.
Gli aveva detto: "Ti amo.".
E il Natale gli aveva risposto, un'altra volta: "Buon Natale!"
Lui lo guardò per l'ultima volta, con il cuore buttato in soffitta come i regali che non piacciono.
L'uomo non poteva crederci. Era finita.
"Buon Natale!" continuava a dire il Natale, e intorno c'erano bambini e persone che continuavano a camminare sorridenti come fossero in un videoclip di Enya (cit.).
L'uomo non sorrideva. Ci provava, ma ne veniva fuori solo una smorfia di tristezza al contrario.
L'uomo, per averlo, aveva tradito anche il suo cane, lo stesso cane che dieci anni prima gli aveva salvato il giorno dell'Epifania. Una cosa che andò su tutti i giornali, anche quelli esteri. Ma questa è un'altra storia.
Gli occhi gonfi: "E ora?".
Il Natale rispose: "Buon Natale!".
L'uomo si girò, trattenne l'urlo, trattenne il pugno, trattenne tutto.
Scoccò la mezzanotte e quando si rigirò (lui, non la mezzanotte) era Natale per tutti, non più solo per lui (lo era mai stato?). Voleva urlare al mondo il suo dolore, ma cazzo, era Natale e a Natale bisogna essere felici!
L'uomo allora abbandonò il suo nome e divenne Felice! Era sempre triste, per carità, ma ora si mise a fare la carità e divenne meno triste. Recuperò 3.000,00 euro - si sa, a Natale siamo tutti più buoni - e andò subito dal barbiere, poi dal parrucchiere, tornò dal barbiere e andò a comprare un regalo.
Un regalo per il suo cane. La sua vera ragione di vita e "Vaffanculo al Natale, ingrato figlio di puttana.".
La notte era ancora lunga, conosceva i bar che frequentava il suo cane e andò a ispezionarli uno a uno. Cominciò a nevicare, che palle. Quando tutto sembrava perduto avvenne il classico miracolo di Natale: cessarono tutte le guerre e finì la fame nel mondo. Ma a lui tutto questo non importava. Voleva solo il suo cane.
Lo trovò. Ubriaco, appoggiato a un lampione. Lo tirò su, lo aiutò a vomitare e lo portò a fare qualche bisognino. Il cane si riprese un pochino. Lo guardò e disse:
"Sei tu?".
L'uomo gli rispose: "Sono io. Lo sarò per sempre".
Il cane si commosse e gli disse:
"Bau.".

Buon Natale a tutti!

lunedì 23 maggio 2016

Io Bevo Così 2016_Vini

Ho esagerato.
Entro, pago, prendo il calice, mi inoltro e l'occhio mi cade su Tunia. Mi faccio versare il Chiarofiore, squisito, e quando vedo che la degustazione corrisponde a una degustazione (sono arrivato alla villa convinto che riempissero i bicchieri fino all'orlo) parto. Nel vero senso della parola.
Vado nella sala principale (la villa è bellissima) ed è un tripudio, un concentrato di ogni ben di dio segnato nella mia agenda: riesco a bere tutto. Infatti esagero. L'ho detto.
Prima Riva Arsiglia di Menti, buonissimo, mineralissimo, cementissimo. Poi Giovanni Montisci con i suoi straordinari Modestu e Barrosu: davvero eccezionali. Potentissimi.
Passo da Casa Dei Cini e i loro vini fumettosi: Malandrino e Quattroà; molto buoni ma qualche scalino più in basso rispetto ai "grandi" precedenti e quelli successivi.
Giretto da Marina Palusci dove assaggio la Passerina, poi il Pecorino (ma il migliore che ho bevuto rimane quello di De Fermo) e infine un trebbiano in anfora, una vera e propria spremuta di uva.
Mi giro e vedo Fausto Andi: chiacchiere e giro spettacolare di Poderosa (che ho a casa e meno male!), Sottosera (!!!) e Pinot Nero: una trilogia di stelle che mi manda in orbita. Sprigionano vita. terra, uva, notti sulle colline a guardare il cielo. Mi fermo per non prosciugargli la cantina. E ho una voglia matta di comprargliele tutte ma sto calmo che di esagerazione me ne basta una.
Toccata e fuga da Denavolo e Casè, dove bevo Dinavolino (carino e prezioso), Dinavolo (buonissimo) e Casèbianco (ullallà!). Scopro che anche l'Emilia Romagna dona vini preziosi e mi rassereno ancora di più.
Dietro di me soffia il vento dell'est, ma so che devo cominciare a calmarmi e opto per Cotar: Vitovksa e Malvasia squisiti, pietrosi, proprio nelle mie corde. Felice e contento vado a mangiare qualcosa per evitare di farmi davvero male (felice e contento, sia ben chiaro).
Dopo la piccola pausa guardo l'orologio e mi preparo per il rush finale; comincio da Andrea Occhipinti e bevo il suo Arcaico che ammetto non mi ha entusiasmato come speravo. Proseguo e mi dedico comunque a Maria Pia Castelli e degusto il suo clamoroso e rinomato Stella Flora: decido di lasciare stare l'Erasmo Castelli perché sento di aver fatto abbastanza e mi manca ancora qualcosa.
Infatti eccolo qui: Ktima Ligas, dalla Grecia. Un vino più buono dell'altro. E nessuno in vendita, cazzo. La più bella sorpresa della giornata. Tutti (tutti!) eccezionali e nota di merito (strano) per il bianco in anfora (era in anteprima).
Di fianco c'è Valter Mattoni e mi fiondo sul suo Trebbien ed ecco il Trebbiano della mia vita. E come se non bastasse ridefinisco le coordinate del Montepulciano grazie al suo Arshura. Estasi vera. 
È ora di andare: rapido giretto da Lammidia per il suo Bianco Carbo e Sciambagn e chiudo da Denis Montanar: Uis Blanchis 2009 e 2012. Ma sono ormai talmente assuefatto che non riesco a gustarmeli a dovere. Ubriaco me ne vado e torno a casa con qualche salame e salsiccia. E nessuna bottiglia di vino!
Prima di dormire per l'intero pomeriggio decido di smettere di bere. So di essermi massacrato e non ne vado fiero. Mi sveglio e ragiono, sono tranquillo, il mal di testa è passato. Ho lo stomaco che reclama brodini e insalate ma va bene così. Ho bevuto vini eccezionali (Fausto Andi, Valter Mattoni, Ktima Ligas e Montisci su tutti) e conosciuto altre varietà di grandezza. 
Ho soprattutto imparato che devo stare lontano dalle fiere. Che se proprio devo andarci lo devo fare con sobrietà e tranquillità. Bere con calma e parsimonia. Prendere appunti. 
Perché le fiere sono mostre, non sono montagne russe. 

giovedì 5 maggio 2016

Si guardarono.

Si presero.
Non si capirono.
Provarono quindi a capirsi e poi a prendersi.
Tutto come prima. Si guardarono. Tutto come prima.
Non si guardarono. Ora è chiaro.
Prima come tutto. E ora? Chiaro. 
Si guardarono. E' ora.
Si guardarono come prima e si presero tutto. 
Bene. 
- Ci stiamo prendendo.
- Ci stiamo apprendendo.
Apprendisti stregoni.
Nient'altro che amici.

giovedì 14 aprile 2016

Lammidia @ Vinoir - 13.04.16

È la prima volta che impatto con una degustazione di vini naturali di questo tipo. Sono ancora nuovo a questi eventi e, soprattutto, sono ancora piuttosto inesperto in vini e tutto quello che lo circonda.
Ma assaggiando i vini di questa giovanissima azienda abruzzese (2010!) ho sentito, in modo distinto, la naturalità e il biologico dell'approccio essenziale nella produzione del vino.
Gianluca di Vinoir e Davide di Lammida aprono e ci raccontano 5 vini. Fin dal primo, il Bianchetto 2015, avverto all'olfatto la terra. Non so bene come descrivere questa sensazione, spero vi sia sufficiente immaginare di respirare l'aria in mezzo ai campi di qualche collina di regioni marittime: legno, prato, alberi, cantina. Tutti i vini sono collegati da questo fil rouge (anche blanche), orgoglioso e mai superbo. Sembra di bere dei succhi talmente sono essenziali e liberi da ogni correzione.
Uno più buono dell'altro, questa la mia graduatoria:

1) Rosh - divertimento terra terra. La piccola percentuale di Trebbiano permette a questo vino di stemperarsi con un brio davvero allegro, ai limiti della spezialità. La persistenza si riassume nel colpo di fon sulla lingua a degustazione avvenuta.

2) Rosso Carbo - liberazione. Viene sigillato per 2 settimane in macerazione carbonica e, anche se non ho ancora capito di che cosa si tratti, alla degustazione si sente eccome! Il bouquet è romantico e non sdolcinato, sprizza felicità ed entra nel naso con tutto il suo entusiasmo. Buonissimo, saporito.

3) Rosato - sono un rosso ma non ditelo in giro. Rosso smorzato. Non posso ancora credere (tempo fa ho bevuto il Sant'Isidoro di Maria Pia Castelli) ai rosati industriali che ho a volte bevuto e, ovviamente, rifiutato nella mia vita.
4) Bianco Anfora 2014 - spremuta di terracotta. A nome era il mio preferito, catturato come sono dal mito che mi viene raccontato dagli amici più esperti sulle anfore (qualcuno ha detto Gravner?). Ecco: buonissimo, a tratti estasiante. Però mi è parso un po' breve, ma forse è una cosa che va solo a gusto. Ammetto che aver percepito (all'olfatto e leggermente al gusto) l'anfora mi ha illuminato. Sono cose, eh!
5) Bianchetto - crescendo in zafferano. Altra botta di allegria. Trebbiano vivo (e vegeto!). Intorno a me tutti avvertono lo zafferano. Io riesco a sentirlo al fondo del calice. Felice e contento. Piacevolissimo.

lunedì 21 marzo 2016

Buffon e basta

Nei miei attimi di puro cazzeggio e, memore di una passione molto viva - ma passata - per il calcio, ho letto in giro del record di imbattibilità di Buffon e, sfortunatamente, del dibattito da bar su quanto valga il suo primato in proporzione a quello di Sebastiano Rossi.

La vedo cosí: i record diventano più mitici e veri quando se ne impossessano le leggende.
Sebastiano Rossi, con tutto il rispetto parlando, è stato un grande portiere: ma il suo record appartiene a una grande squadra, un Milan stratosferico, dotato di un reparto difensivo da lacrime agli occhi.
Un riconoscimento, quindi, più alla squadra che al singolo.

Giusto quindi che gli amanti della statistica trovino negli annali dei record il nome di Gianluigi Buffon, portiere tra i primi 10 nella storia del calcio (in buona compagnia di gente come Banks, Yashin, Preud'homme, Zoff) che nella vita sportiva ha vinto tanto tranne 2 trofei sacrosanti, quelli che aumentano la caratura del professionista: la champions league e il pallone d'oro ("sottratto" a mio avviso da France Football: ricordo che Gigi ha chiuso il mondiale vinto - evviva - senza mai subire gol su azione ma solo un autogol e un rigore). 

Perché nella storia non rimarranno le squadre battute dalla Juve e nemmeno la Juve stessa: rimarrà Buffon, il suo nome basterà a spiegare il record. Pensando a chi è stato il portiere italiano davvero imbattibile (in fin dei conti è questo lo scopo di un portiere) verrà in automatico immaginare il nome di Buffon che, guarda caso, detiene anche il record di minuti da imbattuto.

Vedo una sorta di equilibrio in questo. 

Tieniti questo record Gigi e spero che chi ti sorpasserà non sarà il portiere della squadra più forte ma il portiere più forte in assoluto. 

mercoledì 2 marzo 2016

Must See #8744 - Lo chiamavano Il Cavaliere Oscuro



Bellissima proposta e realizzazione da parte dello staff di Movieplayer.it, che sfrutta le "somiglianze" tra Lo chiamavano Jeeg Robot e Il Batman di Nolan per dare vita a "Lo chiamavano il Cavaliere Oscuro". E' stato "sufficiente" montare il voice over del trailer del film di Gabriele Mainetti sulle immagini della trilogia di Nolan per realizzare una piccola gemma nel panorama dei mash up.
L'effetto è notevole.

ps: Santamaria, protagonista di Jeeg Robot, è il doppiatore di Bale in Batman. Questo video era quindi inevitabile.

Must See #87953 - HELL'S CLUB.MASHUP/MOVIE.OFFICIAL.AMDSFILMS.



Signori e signore, inchiniamoci davanti a questa idea e alla sua realizzazione.

martedì 1 marzo 2016

Milan - Alessandria 5 a 0. Le mie pagelle.

Pagelle (solo di chi mi pare) di una partita vista solo un po' per noia e un po' per curiosità (con questa sono 3 partite del Milan viste negli ultimi 3 anni).
La lettura è vietata a chi vilipendia la corte accostando questo risultato alla sacra parola manita.

ABBIATI  5.5
Gioca ancora, non lo sapevo (forse nemmeno lui). Non ha un cazzo da fare e sarebbe un s.v. politico, ma si fa passare tra le gambe l'unico pallone pericoloso della partita dei grigi. Per fortuna c'è il bimbo con la maglia numero 2.
#intelligentemanonsiapplicafinoinfondo

JOSE' MAURI 6,5
Mi è piaciuto. Entra, sbaglia poco e approfondisce gli spazi con lanci precisi sulle fasce. Lotta sui palloni ed esprime più carattere lui di 79 Honda (inteso il giocatore). Se ho capito l'andazzo, il Milan lo ha comprato per vincere la coppa italia (zero presenze in campionato). Urrah!
#piccoloaiutantedibabbonatale (non sapevo cosa scrivere, ma è piccolo e tenero e morde)

ROMAGNOLI dal 6 al 7
Doppietta. Contento per lui.
Meno per la difesa dell'Alessandria che - per capire meglio dove si sbaglia - si fa infilare due volte nello stesso identico modo da un giocatore che non segna nemmeno quando gioca agli undici con gli amici.
In difesa svolge il compitino per bene.
#controlCcontrolV

HONDA 6,5 + 3 = 9,5 / 2 = 4,75 arrotondato per difetto 4,5
Voto frutto della media tra la sua prestazione da interno di centrocampo discreto (corre, copre tutta la sua zona riversandosi a copertura anche della difesa: è il ruolo che davvero gli compete ma nessuno lo sa!) e le madonne che gli tiro quando vedo che sulla sua maglia c'è davvero un numero 10, appartenuta in passato a gente come Rui Costa e Seedorf (tralasciamo Boateng per carità). Uno spettacolo più triste e desolante di quella volta che andai al circo dell'orfanotrofio. Mai un colpo, mai un'apertura, mai una rifinitura, mai lo spirito, mai l'anima. Mai na gioia. Cazzo. Toglietegli il numero 10 porca puttana. 
#nonlosopporto

KUCKA 7+
Migliore in campo in assoluto, pur non avendo giocato il secondo tempo (il cui livello è stato comunque un allenamento). Corre, recupera, imposta e si fa prendere da qualche raptus di "regia e magia" con tunnel, dribbling e cambi di gioco. Se la partita fosse una cena, non sarebbe delle più pregiate: ecco quindi un vino rustico come un lambrusco, ma elegante e necessario come un chianti.
#unicagioia #veronumero10

MENEZ 7
Scopro che mancava da qualche mese e al "debutto" segna un paio di gol. L'avversario non è titanico ma sti cazzi. Cincischia meno di quello che ricordassi: probabilmente Mihajlovic ha minacciato di stuprarlo con un tronco di sequoia in caso di ghirigori. 
Tra l'altro a volte corre!
#benritrovato

BACCA 7
Sul 4 a 0 vola da solo davanti al portiere. E cosa fa? La cosa giusta: non segna. Invece di piazzare il piattone si ricorda che è un colombiano matto da legare, che gli piacciono i tronchi di sequoia nel culo e piazza un esterno di triveliana memoria (sigh). E il pallone finisce chissà Dio dove. Per me questo basta e avanza per valutare sopraffina la sua prestazione. Certo, un altro al posto suo lo avrei impalato.
Poi oh, ruba un paio di palloni a Balotelli.
#funambolonecessario 

BALOTELLI 3
Fate qualcosa. O lo rivitalizzate a suon di mignotte o a suon di coccole. Probabile che la soluzione sia assoldare una troia affettuosa. Una di quelle con i pon pon sulla frusta. 
Non fa un cazzo, peggio di Abbiati. Per fortuna che quei pazzi adorabili dell'Alessandria gli consentono di aggiornare le sue statistiche su wikipedia.
Non ho idea di come fosse prima, ma ricordo belle cose ai tempi di Euro 2012. 
Ci è o ci fa? E' sempre stato solo un bluff? E' la classica meteora che si consuma in uno sbadiglio? E' solo uno svogliato? Peccato. Mi sa che questo era l'ultimo anno per dimostrare qualcosa e ha perso l'ultimo treno per sempre.
#addioegraziepertuttoilpesce

ALESSANDRIA 10
Sul 3 a 0 si riversano in attacco. 
Così si fa.
Punto.

martedì 23 febbraio 2016

Porpora #2

Non c'entra niente il porpora, gli disse appoggiato al bancone, storto però concentrato. Se devi parlare di tuo padre fallo e basta, non ti infilare in metafore impossibili e immagini inspiegabili, figuriamoci colori, non mi stai capendo gli rispose lui, in questo momento tutto ciò che vedo è solo porpora, solo e soltanto porpora, risuonano campane della memoria lontane come il futuro che non immagini (o ti manca il coraggio per farlo?) e fermo qui vedo porpora, ma cosa significa, che cosa ti rappresenta? Non lo so, non ho mai nemmeno studiato i colori, non so distinguerti tra un blu scuro e un indaco ma tutto ciò che so ruota intorno a questo colore e di solito ciò che ruota è bianco, ti manca?, mi mancano i suoi occhi, mi manca la parola che non è mai di troppo, mi manca la stronzata che sdrammatizza quando non serve sdrammatizzare, mi manca l'euforia, ehi vacci piano, col cazzo: ho cominciato e decido io quando smettere, mi manca la follia, dai arriva al dunque che fino adesso è un elenco di banalità, e tu saresti un amico? sì e sono stanco e voglio andare a dormire, allora ti dico che mi manca farmi un giro in macchina con lui anzi credo mi manchi sapere cosa sarebbe successo non fosse successo.
E ora? Intorno dormono anche le mosche e la televisione va consumandosi su repliche e repliche, il locale sta per chiudere porco cazzo che domani c'è gente che lavora, facciamo una passeggiata?
Ora sarebbe più vecchio di prima, probabilmente avrebbe qualcosa in più da dirmi e meno da insegnarmi (lo ha mai fatto?) e di nuovo il porpora: lì un murales con scritto "non abbatterti, sono solo castelli che bruciano" tutto porpora è il ventaglio della memoria che soffia nel caldo della sbronza triste ma non troppo, perché comunque è necessario mantenere una dignità, e comunque la dignità ce la giochiamo anche da sobri ad ogni scelta che facciamo, però io non ho scelto di perdere mio padre, lui ha scelto di andarsene? E qui rimasero in silenzio, un lungo silenzio intubato mentre i camion della nettezza scorrevano in sottofondo ma non erano titoli di coda perché, andiamo, per chiudere ci vuole almeno una colonna sonora, non c'è niente di meglio dei Police, anzi andiamo con Clapton e finalmente gli chiese ma non hai sonno?
Sì.
Buonanotte.
Non si conoscevano ma si bastarono, entrambi allo stesso modo. Non c'è un modo per incastrare le persone, a volte il cazzo di caso le unisce in base a variabili che non sono chiare né a Dio né al Demonio, figuriamoci al tempo (che è un affittuario scomodo della pazienza dei primi due) e lo spazio è già a dormire da un pezzo.
La notte scese, anche i sogni.
Porpora.
Per entrambi.
E basta.

venerdì 22 gennaio 2016

Per amor della patata.

Lui vide la foto.

- Ma quella è una patata!
- Si è una patata.
- Mio dio è davvero una patata.
- Commovente vero?
- La devo avere.
- Penso di averla buttata o mangiata, quella sera è venuta la mia ex moglie e...
- No, non hai capito caro il mio maestro: voglio questa fotografia, anzi, questo ritratto perché di questo stiamo parlando, di un ritratto.
- Non saprei ci sono molto legato, averlo qui mi fa sentire al sicuro.
- Esatto mi ha dato proprio questa sensazione e poi andiamo stiamo parlando di una foto di Kevin Abosh.
- Così mi imbarazzi, sai che non reggo le lusinghe micione.
- Spara una cifra artista.
- Non saprei, non so stimare l'inutilità di un'azione, figurati se... 
- 1.000.000,00 di $: può bastare?
- E' tuo.

Durante il trasporto il ritratto cadde in una pozzanghera, poi prese fuoco e poi esplose. Il collezionista si sparò un colpo in testa, poi si impiccò e infine si buttò dalla capanna sull'albero di suo nipote. 

Ai funerali parteciparono moltissime patate.



La cosa drammatica è che fino a un certo punto questa storia è vera.

http://www.repubblica.it/speciali/arte/2016/01/22/foto/ritratto_di_patata_la_foto_venduta_per_un_milione_di_euro-131786630/1/?ref=HRESS-4#6