Non fosse che non fosse, probabilmente sarebbe. Una nuvola, vagabonda, un po' reale, un po' zotica, colma d'ovatta bagnata, pesante, gira incurante sui pensieri grigi della città. Il frigo è vuoto, ma non mi importa un granchè. Del resto, non ho nemmeno fame. Ne avessi, la ricaccerei a sberle nello stomaco. Più che violenza, un passatempo un po' del cazzo. E poi la cucina è al piano di sotto, troppi gradini, troppi passi, e sono ancora sbronzo. La stanza mi prende a sberle da un paio di giorni, si è rotta di avermi tra le pareti, sporco, mezzo nudo, gli occhi rossi. L'uomo che non presenteresti all'amica. Di cui non diresti nemmeno "E' simpatico". Sul materasso appiccicoso, io appiccicato e mezzo appiccicoso, guardo la finestra. Oltre, c'è la nuvola, mai rassicurante, quasi polverosa. Lì sotto, il posacenere. Il posacenere che è pieno di te.