lunedì 16 gennaio 2012

Indagine su due cittadini al di sotto di ogni sospetto. Una storia verosimile. Seconda parte di un racconto sperimentaloide.


(PRIMO GIORNO)
SECONDO GIORNO

Fuori non è nemmeno l'alba ma di dormire neanche l'ombra.
Mi alzo, vado al cesso, sbrigo un po' di cose. Nessun messaggio sul cellulare, nessuna mail in posta. Infilo la tuta, il parco è qua vicino. Mezzo litro di succo di frutta, un po' di pane e cioccolato e vado.
Chi mi dice che magari non becco qualcuno per fare qualche domanda?


  • Angelo, salutista, 27 anni che sembrano 30. Disoccupato.

- Da quando ho perso il lavoro, sei mesi fa, vengo a correre ogni mattina. Facevo il meccanico, nell'officina dell'Amleto. Poi però il poveretto ha avuto in infarto, solo settant'anni. Io ho provato a mandarla avanti per un po', poi però i debiti erano troppi, mica me n'ero accorto subito. Porcaccia. Adesso sono 6 mesi che sono a casa, un inferno, guardi. Non è che per caso da voi cercano qualcuno? Imparo in fretta.


In mezzora è l'unico che incontro. Sono abbastanza sudato e fresco per andare a casa, lavarmi, farmi una pennichella di un paio di settimane e tornarmene a casa e fanculo a questa indagine.



  • Fausto, proprietario del bar "Da Fulvio".
- Ecco qui il suo macchiato, guardi un po' come la coccolo. C'è da dire che la mia è una memoria da leggenda, potrei farle l'elenco completo delle preferenze di tutti i clienti che vengono nel mio bar. Le ha assaggiate le brioche di Bruno? 
  •  Sandra, la sciura settantenne sempre in pelliccia.
- Buongiorno, buongiorno. Ancora qui lei? Fulvio, questa volta un latte macchiato. Fa freddino stamattina, nevvero? Ma sai un po' cosa mi è successo ieri sera? Tornavo dalla mia passeggiata del pomeriggio, che dopo il the ho bisogno di fare due passi, sa com'è, le ossa, sono dalle parti di casa mia e sai cosa succede? Vedo il Pietro, sai no, il ragazzino che lavora all'officina, ecco. Lui che fuma una sigaretta. Ma dico, lo sapranno i genitori? Va bene che il padre non è proprio un santo, però no, le sigarette no. Cominci così giovane e sai dove vai a finire? Lo sai dove vai a finire? Lei lo sa dove si va a finire? Con le droghe!


Quando esco l'aria è meno fredda. Forse più calda. Forse chi se ne frega. 
Torno a casa, mi lavo, succo di frutta. Il cellulare suona. Il Direttore chiede aggiornamenti, io gli faccio presento che sono qui da meno di ventiquattrore, in un quartiere da fumetto a indagare su una storia assurda e che sento la mancanza della cronaca sportiva. Lui mi tira le orecchie, ribadendo che il mio talento non può essere sprecato in banalità e sciocchezze, che devo farmi le ossa perché sarebbe un peccato buttare nel cesso una promessa del giornalismo come me. Io ringrazio senza troppi complimenti, cerco di ripetermi, ma lui mette giù, non prima di dirmi che aspetta con ansia novità. Io lo mando a fanculo. Non prima che abbia messo giù.
Mi metto a letto, ma il sonno ha deciso di farsi una dormita senza di me. 
Ho una tonnellata di film che non ho voglia di guardare.
Idee per sei o sette romanzi che non ho voglia di scrivere.
Tutto come sempre, quindi. Con l'unica differenza non ho l'alibi dell'articolo sulle ultime indiscrezioni di calcio mercato da buttare giù e far impaginare entro sera. 
Cristo. Non mi rimane che lavorare.

  • Armando, 45 anni. Muratore in pausa pranzo.
- Chi, quei due? Due gran bei lazzaroni. Io lavoro da quando avevo 15 anni, non avevo certo tempo da perdere a correre. Figuriamoci a rincorrere. A volte ho come l'impressione che Dio ci giochi dei gran brutti scherzi. E' proprio vero che l'erba del cortile del vicino è sempre più verde, che proprio lui guidi la macchina che vorremmo avere e che è sposato con la sosia di Charlize Theron. Non con quella di Anna Mazzamauro. Che poi, avesse visto mia moglie solo dieci anni fa, si fidi di me, c'era la fila. Vent'anni fa, poi, venivano da gli altri quartieri a spiarla durante le prove del suo corpo di ballo. Che poi, io l'amo come fosse il primo giorno. Non sono certo come quei cretini che passano il tempo a guardare le altre. Qualche chilo in più lo si può sopportare. E' importante non lasciarsi del tutto. L'occhio vuole comunque sempre la sua parte, si fidi di me. Lei è sposato? Si fidi di me. Se ne trovi una che continua a farsi la ceretta. Scusi, mi sta chiamando mio figlio.


Per oggi basta così. Non è nemmeno pomeriggio ma non ho voglia di fare nemmeno una domanda, nemmeno di chiedere che ore sono. Compro il giornale, vado a casa.
Il tipo che mi ha sostituito scrive proprio un mucchio di idiozie ovvie, scontate, senza un briciolo di soggettività. 
Sta quindi facendo un ottimo lavoro.
E provo un po' invidia.


Canzone del giorno. Jason Mraz, I'm Yours.

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