[...] Guccini non si limita alla condanna del nazismo ma allarga la sua condanna a ogni guerra e allude probabilmente al dramma della guerra in Vietnam, allora in corso. [...] (Paolo Jachia, Francesco Guccini. 40 anni di storie, romanzi, canzoni, 2002, p. 25)A volerci far caso, possiamo notare una somiglianza metaforica con Blowin' in the wind (dall'album sopracitato):
[...] In Blowing in the Wind, ad esempio, Dylan dice "e quante volte debbono volare le palle di cannone, prima di essere proibite per sempre...e quanti morti ci vorranno prima che lui sappia che troppi sono morti" e giunge alla conclusione che "la risposta soffia nel vento". Guccini gli fa eco, nella canzone Auschwitz, chiedendosi "come può un uomo uccidere un suo fratello" e ancora "quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare" e torna all'immagine del cannone che tuonando "ancora ci porta il vento". AncheForse non tutti sanno che La canzone del bambino nel vento, Auschwitz, dopo una battaglia legale di oltre trent'anni, è rientrata in pieno possesso di Francesco Guccini solo nel 1998. Una battaglia che ha visto scontrarsi da una parte i legali de l'Equipe 84 e dall'altra quelli del cantautore di Modena, il quale, non essendosi all'epoca ancora iscritto alla SIAE (il noto gruppo di vampiri), non poté fermare alcune canzoni che scrisse per la band beat-rock italiana all'inizio della loro carriera. Tra queste, appunto, Auschwitz (il titolo, in origine, si limitava a questo, e apparve su Io ho in mente te, secondo LP della band di Modena, 1966), che fino alla fine del contenzioso risultava scritta da Maurizio Vandelli e da un certo Lunero (pseudonimo per l'occasione di Iller Pattacini), due componenti della prima formazione de l'Equipe 84. Della canzone, tuttavia, che apparve nel primo disco di Francesco Folk Beat n.1, 1967, Guccini aveva già rivendicato la paternità durante una puntata di Diamoci del tu del maggio del 1967 (http://www.youtube.com/watch?v=DERu9RCvFo0), invitato per la prima volta da Caterina Caselli e Giorgio Gaber.
in questo caso la risposta si trova nel vento che custodisce con sé il "bambino passato per il camino, il fumo" che sale "lento" verso il cielo, la "polvere di milioni" di persone che sono state uccise. A differenza di Dylan però, che conclude soltanto suggerendo il luogo in cui si trova la risposta ad ogni domanda, Guccini non solo si chiede "quando sarà", ma anche spiega che solo allora "il vento si poserà". [...] (Federica Pegorin, Francesco Guccini, Cantore di vita, 2006, p. 128)
Bando alle ciance, questo il testo.
Buona lettura.
La canzone del bambino nel vento, Auschwitz.
passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento....
Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento
nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento...
Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio:
è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento...
Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello
eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento...
Ancora tuona il cannone, ancora non è contento
di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà...
Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà...
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