Entro, pago, prendo il calice, mi inoltro e l'occhio mi cade su Tunia. Mi faccio versare il Chiarofiore, squisito, e quando vedo che la degustazione corrisponde a una degustazione (sono arrivato alla villa convinto che riempissero i bicchieri fino all'orlo) parto. Nel vero senso della parola.
Vado nella sala principale (la villa è bellissima) ed è un tripudio, un concentrato di ogni ben di dio segnato nella mia agenda: riesco a bere tutto. Infatti esagero. L'ho detto.
Prima Riva Arsiglia di Menti, buonissimo, mineralissimo, cementissimo. Poi Giovanni Montisci con i suoi straordinari Modestu e Barrosu: davvero eccezionali. Potentissimi.
Passo da Casa Dei Cini e i loro vini fumettosi: Malandrino e Quattroà; molto buoni ma qualche scalino più in basso rispetto ai "grandi" precedenti e quelli successivi.
Giretto da Marina Palusci dove assaggio la Passerina, poi il Pecorino (ma il migliore che ho bevuto rimane quello di De Fermo) e infine un trebbiano in anfora, una vera e propria spremuta di uva.
Mi giro e vedo Fausto Andi: chiacchiere e giro spettacolare di Poderosa (che ho a casa e meno male!), Sottosera (!!!) e Pinot Nero: una trilogia di stelle che mi manda in orbita. Sprigionano vita. terra, uva, notti sulle colline a guardare il cielo. Mi fermo per non prosciugargli la cantina. E ho una voglia matta di comprargliele tutte ma sto calmo che di esagerazione me ne basta una.
Toccata e fuga da Denavolo e Casè, dove bevo Dinavolino (carino e prezioso), Dinavolo (buonissimo) e Casèbianco (ullallà!). Scopro che anche l'Emilia Romagna dona vini preziosi e mi rassereno ancora di più.
Dietro di me soffia il vento dell'est, ma so che devo cominciare a calmarmi e opto per Cotar: Vitovksa e Malvasia squisiti, pietrosi, proprio nelle mie corde. Felice e contento vado a mangiare qualcosa per evitare di farmi davvero male (felice e contento, sia ben chiaro).
Dopo la piccola pausa guardo l'orologio e mi preparo per il rush finale; comincio da Andrea Occhipinti e bevo il suo Arcaico che ammetto non mi ha entusiasmato come speravo. Proseguo e mi dedico comunque a Maria Pia Castelli e degusto il suo clamoroso e rinomato Stella Flora: decido di lasciare stare l'Erasmo Castelli perché sento di aver fatto abbastanza e mi manca ancora qualcosa.
Infatti eccolo qui: Ktima Ligas, dalla Grecia. Un vino più buono dell'altro. E nessuno in vendita, cazzo. La più bella sorpresa della giornata. Tutti (tutti!) eccezionali e nota di merito (strano) per il bianco in anfora (era in anteprima).
Di fianco c'è Valter Mattoni e mi fiondo sul suo Trebbien ed ecco il Trebbiano della mia vita. E come se non bastasse ridefinisco le coordinate del Montepulciano grazie al suo Arshura. Estasi vera.
È ora di andare: rapido giretto da Lammidia per il suo Bianco Carbo e Sciambagn e chiudo da Denis Montanar: Uis Blanchis 2009 e 2012. Ma sono ormai talmente assuefatto che non riesco a gustarmeli a dovere. Ubriaco me ne vado e torno a casa con qualche salame e salsiccia. E nessuna bottiglia di vino!
Prima di dormire per l'intero pomeriggio decido di smettere di bere. So di essermi massacrato e non ne vado fiero. Mi sveglio e ragiono, sono tranquillo, il mal di testa è passato. Ho lo stomaco che reclama brodini e insalate ma va bene così. Ho bevuto vini eccezionali (Fausto Andi, Valter Mattoni, Ktima Ligas e Montisci su tutti) e conosciuto altre varietà di grandezza.
Ho soprattutto imparato che devo stare lontano dalle fiere. Che se proprio devo andarci lo devo fare con sobrietà e tranquillità. Bere con calma e parsimonia. Prendere appunti.
Perché le fiere sono mostre, non sono montagne russe.
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