- Virginia Raffaele, di una naturalezza sconvolgente. Sciolta come poche in Italia.
- Francesco Pannofino, per la bontà, la generosità, la timidezza. Prima parte in cui denota un certo genuino imbarazzo, poi molto meglio in serata quando forse metabolizza il ruolo per cui è stato chiamato. E poi a Francesco je vojo bene a prescindere. Quando ho visto il cast di Boris (come ha fatto Pietro Sermonti a invecchiare di dieci anni in qualche mese?) ho sperato ogni Dio che annunciassero una quarta stagione oppure un secondo film.
- Caparezza, animale da palco. Carismatico, scenografico, a tratti barocco, come il Salento. Quando c'è lui lo spettacolo è garantito.
- Teatro degli Orrori, che dopo la performance di Marina Rei che ha dato una scossa a un concerto fino a quel momento un po' pallido, hanno dominato il palco come veterani con vent'anni di rock sulle spalle.
- I costumi dei Nobraino. Non originalissimi ma fichi da paura.
- Marina Rei che canta il pezzo sulle carceri e Janis Joplin.
- Elisa, perché la amo incondizionatamente.
- Mauro Pagani, perché nonostante io capisca poco di direzione musicale e di tecnicismi mi trasmette padronanza e sicurezza. E Cristo che figata quando ha cantato Purple Haze di Hendrix.
- Chi ha scelto i pezzi della scaletta finale e le poesie lette. Complimenti agli autori.
- I più importanti di tutti: gli operai, gli stagisti, tutti quei lavoratori che hanno reso possibile il concerto che però non hanno avuto il regalo di poter salire sul palco e meritarsi un lungo e infinito applauso.
Speriamo nel prossimo anno.
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