Una bianca.
Una rossa.
- Che ci fai lì - si chiede, con gli occhi gonfi ma ormai aridi.
Una settimana di pianti.
Lei, da sola.
Lui non c'è più.
Lei partirà.
- Dovevo dirti molte cose - un pianto isterico corrompe il silenzio del cimitero. Nessuno in giro.
La piazza era piena. Studenti e operai. Militanti e simpatizzanti.
Il governo aveva stanziato nuovi fondi per le missioni di pace, tagliando finanziamenti alla scuola pubblica, all'istruzione. Nostalgia del '68.
L'università, la culla della società civile, aveva accusato l'ennesimo colpo mortale, l'ennesimo decapitamento. Come sempre.
Finalmente gli operai erano tornati al fianco degli studenti. La coscienza era tornata a illuminare i cuori delle persone.
Non se ne poteva più.
Arianna era in prima fila, seduta a gambe incrociate con una sigaretta in mano. Una giornata caldissima. Sul palco c'era il suo ragazzo. Lo guardava. Lo rispettava. Con quel megafono in mano era il suo adone, l'essere perfetto. Forte, deciso. Stronzo. Ma andava bene lo stesso.
Le voci cominciarono a girare.
Lui si fermò un attimo. Il suo amico gli disse qualcosa all'orecchio.
La notizia squarciò l'anima di tutti i presenti.
Un ragazzo era stato colpito in Piazza della Scala. Da un poliziotto. Cori e insulti verso le forze dell'ordine, senza aspettare di sapere il reale motivo di quell'insano gesto.
La corsa frenetica.
Piazza della Scala si presentò loro come il teatro del più atroce degli spettacoli. Centinaia di poliziotti, un paio di ambulanze, i furgoni dei canali televisivi. Migliaia di curiosi.
E adesso anche loro.
Migliaia di studenti.
Migliaia di operai.
Arianna era terrorizzata. Tremava di fronte queste cose. Odiava la morte. Odiava le armi. Una ragazza normale, intelligente, sensibile.
Si guardò intorno.
Vicino al corpo coperto da un lenzuolo bianco c'era una bicicletta viola, con le ruote rosso fuoco.
Come quella di Matteo.
L'Ansa comunica che durante dei piccoli tafferugli di Piazza della Scala, forze dell'ordine sono venute a contatto fisico con alcuni manifestanti che brandivano bottiglie rotte e molotov. Una sparatoria.
Un ragazzo stava passando di lì in bicicletta.
Un proiettile vagante lo aveva colpito in pieno petto.
Arianna sentì le vene congelarsi.
Cominciò a correre. Sfondò il cordone della polizia travolgendo un paio di agenti. Le telecamere stavano riprendendo tutto.
Arianna alzò il telo.
Matteo.
Il suo ex. Il suo primo amore. Lasciato senza troppa convinzione. Non si erano più parlati. Lui era rimasto scioccato dalla sua decisione. Se ne era fatto una ragione dopo un anno. Aveva un sacco di cose da dire ad Arianna. Prima o poi. Aveva cominciato a dare ripetizioni a un ragazzo disabile che abitava in via Manzoni, vicino alla Scala.
Matteo non era pronto a combattere per la politica. Ma se ne interessava. Scriveva articoli per un paio di giornali e un blog.
Era Matteo.
Un urlo. Un pianto isterico. Arianna portata via da tre agenti. Altri tafferugli. Nessun altro morì. Qualcuno rimase ferito.
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