mercoledì 16 maggio 2012

Blink 182, Stay together for the kids (2001, Take off your pants and jacket) - Traduzione



Stay together for the kids è il terzo singolo estratto dall'album Take off your pants and jacket (2001) dei Blink 182. Il tema affrontato è quello del divorzio, vissuto in prima persona durante l'infanzia sia da Tom DeLonge, sia da Mark Hoppus, evento di fronte al quale nessun figlio riesce a trovare né una giustificazione, né una soluzione. Il brano, soprattutto durante il coro, cantato da Tom, è carico di rabbia, che amplifica la frustrazione cantata nel resto della canzone da Mark. Il titolo rivela appieno il pensiero del trio: un invito agli adulti di pensare ai propri figli prima di gettare nel cesso una vita insieme senza prima volersi chiarire sul serio.

Il videoclip musicale pubblicato, diretto da Samuel Bayer (regista, tra gli altri, di Smells like teen spirit, Zombie, Bullet with butterfly wings, Rock is dead), dove vediamo la band suonare in una casa apparentemente abbandonata in realtà piena di ragazzi colmi di triste furia, è in realtà una seconda versione. Nell'originale, infatti, la casa veniva distrutta da un bulldozer ma in conseguenza ai tragici eventi dell'11 settembre (il videoclip venne girato durante quei giorni), la band e il regista optarono per la seconda versione per non nuocere ulteriormente sulla sensibilità degli spettatori, vista la somiglianza del crollo della casa con quella delle Torri Gemelle.

E' uno dei pezzi della mia adolescenza, tra i miei preferiti.

giovedì 10 maggio 2012

Videoclip Choise #1 - Ok Go, End Love (Jeff Liebermann, 2010)

Loro sono famosi per i video davvero fantasiosi, a volte realizzati con budget irrisori, come quello di Here it goes again. Quello di End Love, tra l'altro un gran pezzo, non stupisce meno. Girato all'Echo Park di Los Angeles sfrutta la tecnica del time laps in un modo per me molto divertente, facendo interagire i componenti della band prima tra loro e poi con le comparse nella seconda parte.
Che sia chiaro: amo l'anatra che li segue per gran parte del video.


martedì 8 maggio 2012

Voglia di fare e lasciatemi stare

Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere 'superato'.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell'incompetenza. L'inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla. (Albert Einstein, Il mondo come io lo vedo, 1931) 
Non ci posso far niente se vorrei fare infinite cose.
Ho 25 anni. Non ho una laurea. Solo un'ottima media. Però ancora alla triennale. A 25 anni. Non ho esperienze all'estero. Il che vuol dire che per il mercato del lavoro sono MORTO. Anzi, peggio ancora.
Non sono NIENTE.
Ma non voglio perdere tempo a lamentarmi. No. Dopotutto, se sono in queste condizioni è solo colpa mia. E' una faccenda che mi devo sbrigare da solo.

Non mi resta quindi che affidarmi al mio potenziale ingegno. Se mi piace scrivere, devo scrivere e devo studiare. Non solo. Devo essere propositivo. Devo quindi impelagarmi in più di una situazione. Far sì che ogni minuto della mia giornata risulti un investimento. E' solo in questa maniera che posso uscire dal limbo in cui mi sono cacciato.

Quindi: lasciatemi fare le milioni di cose che vorrei fare.

sabato 5 maggio 2012

Storia d'amore che c'era ma che non si poteva.

Lei e lui si amano. Non sanno spiegarsi come, è bastato che si incontrassero nel momento in cui meno volevano conoscere qualcuno. Troppi casini. Troppo difficile spiegarli. Non voglio annoiarti. Cazzo, ti ascolterei volentieri. Cazzo, no. Ti voglio infilare la lingua in bocca e così sia nei secoli dei secoli amen. Lei va dall'altra parte del mondo, lui va nell'altra metà. Non si sentono per due anni. Ma si pensano. La stessa sensazione di quando te ne vai dopo aver litigato e ti accorgi che potevi dire qualcos'altro. Una gran rottura di palle. Ma sì dai, col lavoro dimentico tutto. E poi lui è fantastico. Lei è meravigliosa.
La trasferta. Una per un reportage. L'altro volontario nei campi ospedalieri. E guarda un po'. Chi non muore si rivede. E ti accorgi che nemmeno chi non vive riesce a vedersi. Insomma. Facciamola corta.
Mercato della capitale, casino. Zona a rischio, una bomba può esplodere da un momento all'altro.
Infatti. Boom! La solita macchina parcheggiata che salta in aria e porta via con sé uomini, donne e bambini. Non c'è tempo per contare. Chiamate i soccorsi! Confusione, polvere e sangue. I feriti da una parte, non so come, ma raggruppateli in base alla priorità. E lì in mezzo una bambina che urla tutto il suo dolore, tra i corpi di parenti e conoscenti. La bimba è in piedi, spicca, ferita soprattutto nell'anima. Qualcosa che nemmeno un medico può cucire. Però il resto lo può rimettere a posto. E' un attimo. La fotografia dell'anno: "Il volontario e la bambina".
La richiamano, deve tornare a casa. Lui rimane in quella terra di guerra.
E quando lui e lei guarderanno per bene quella foto verranno divorati dalla nostalgia dell'attimo che c'era ma che non si poteva.

martedì 1 maggio 2012

Concertone Primo Maggio. Impressioni a caldo.

I miei preferiti, per quanto son riuscito a seguire il concerto, sono:
- Virginia Raffaele, di una naturalezza sconvolgente. Sciolta come poche in Italia.
- Francesco Pannofino, per la bontà, la generosità, la timidezza. Prima parte in cui denota un certo genuino imbarazzo, poi molto meglio in serata quando forse metabolizza il ruolo per cui è stato chiamato. E poi a Francesco je vojo bene a prescindere. Quando ho visto il cast di Boris (come ha fatto Pietro Sermonti a invecchiare di dieci anni in qualche mese?) ho sperato ogni Dio che annunciassero una quarta stagione oppure un secondo film.
- Caparezza, animale da palco. Carismatico, scenografico, a tratti barocco, come il Salento. Quando c'è lui lo spettacolo è garantito.
- Teatro degli Orrori, che dopo la performance di Marina Rei che ha dato una scossa a un concerto fino a quel momento un po' pallido, hanno dominato il palco come veterani con vent'anni di rock sulle spalle.
- I costumi dei Nobraino. Non originalissimi ma fichi da paura.
- Marina Rei che canta il pezzo sulle carceri e Janis Joplin.
- Elisa, perché la amo incondizionatamente.
- Mauro Pagani, perché nonostante io capisca poco di direzione musicale e di tecnicismi mi trasmette padronanza e sicurezza. E Cristo che figata quando ha cantato Purple Haze di Hendrix.
- Chi ha scelto i pezzi della scaletta finale e le poesie lette. Complimenti agli autori.

- I più importanti di tutti: gli operai, gli stagisti, tutti quei lavoratori che hanno reso possibile il concerto che però non hanno avuto il regalo di poter salire sul palco e meritarsi un lungo e infinito applauso.

Speriamo nel prossimo anno.