Si erano lasciati dopo la maturità. Tornati in città a settembre non si erano nemmeno accorti di essersi scivolati via, come il sudore del sole dell'estate appena trascorsa separati, con l'unico contatto di qualche messaggio sul cellulare dal forte sapore di circostanza. Lasciati, sì. Non erano fidanzati, nemmeno innamorati. Anzi, innamorati sì. Perché quando si è così amici non si può che amare l'altro. I migliori amici sono i fidanzati con cui non fai l'amore. Una sottile e opportuna differenza. Tornati, dicevo. Lui in banca, lei università di farmacia. Lui opportunista e calcolatore fino al midollo, bisognoso di quello stipendio per potersi iscrivere alla scuola di teatro di Londra l'anno dopo. Lei appassionata per il soccorso, empatia trasudante, indole chimica.
Lui. Calcolo votato all'improvvisazione.
Lei. Improvvisazione votata al calcolo.
Lasciati.
Tornati.
Innamorati. Quanto? In cinque anni, due banchi inseparabili, nessuna relazione importante, qualche sigaretta, tanti bei voti e nessun sesso. E fantasie frenetiche su dove saremo tra due anni. Tra cinque. Tra dieci. E vedersi ancora insieme, al tavolino del bar, bottiglia di vino e bicchieri sempre pieni.
Attore e Ricercatrice farmaceutica.
Ci chiameremo. Non smetteremo mai. Testimoni di nozze. Padrino. Madrina. I miei figli dovranno chiamarti zio. I miei figli dovranno chiamarti zia.
Essere inconsapevolmente l'amore della vita dell'altro. Chiamarsi per scegliere il taglio di capelli. Stringersi di fronte alla bellezza dei film in bianco e nero. Qualche concerto insieme. E ridere di quelli che ridono di noi. Che non possono capire. Che ci invidiano. Perché stiamo dimostrando al mondo che uomini e donne possono essere amici. Per la pelle. Per la vita.
E allora cosa successe quell'estate?
Perché abbiamo smesso di sentirci? Perché ci è passata la voglia di farlo?
Dove siete finiti?
Che ne è stato delle vostre vite?
Tutti quei progetti, tutti quei sogni. Finiti nel macero delle delusioni da cancellare? Il trauma che il terapista cercherà di sistemare e che testardi rinnegherete fino in punto di morte?
Respiriamo.
Lui.
Lei.
Fino a qui ci siamo.
Cinque anni di superiore. Liceo classico. Maturità. Festa. Delirio estivo. Vacanze. Ritorno.
Abbiamo un buco tra la maturità e il ritorno.
E vi conviene colmarlo in pochi minuti.
Perché tra poco vi incontrate di nuovo. Succederà per sbaglio. E non sarà così entusiasmante. Perché sono passati quindici anni e farete un po' di fatica a riconoscervi. E sarà questo a far male. Perché a voi bastava una ciocca per riconoscervi. Allora penserete che siete degli omuncoli, vi sentirete in colpa per l'incidente appena avvenuto, e prima di abbandonarvi alla giusta ma improbabile frenesia vi perderete in sensi di colpa che non faranno che assecondare il falso ricordo del naturale abbandono reciproco avvenuto quindici anni prima. Quindi rilassatevi.
Perché tra poco, in quel bar da quattro soldi in quella città lontana più di ogni altra cosa esistente, vi incrocerete di nuovo.
Lui. Insegnante di recitazione teatrale. Insomma. Attore di scarso successo.
Lei. Grafica pubblicitaria.
Loro. Frustrati.
Loro. Si son sposati. Prima hanno fatto tanto sesso. Perché prima sarà sempre meglio di dopo. Ma adesso è meglio dire che dopo è meglio di prima. Nessun rimpianto, nessun rimorso, ricordi maledetta testa di cazzo?
Loro stanno per riprendere la vita che loro stessi si son tagliati di netto. Quello che era vitale a un tratto diventò pura e marcia appendice di cui liberarsi.
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