È nascosto, cerca di farsi notare non facendosi vedere. Gli faccio un cenno e gli occhi gli si accendono. Entra in camera e scodinzola vistosamente. Lo guardo, gli sorrido e lui salta sul mio letto, per poi sdraiarsi con il muso sul mio petto. Mi guarda negli occhi.
Lo accarezzo.
Chiude gli occhi.
Chiudo gli occhi.
L'ennesima nottata da dimenticare.
Eravamo in un locale di cui non ricordo il nome e nemmeno il cognome. Continuavamo a parlare di tutto e di niente, sorseggiando cocktail dal nome esotico incuranti della pioggia che fuori stava bagnando la città. Forse soltanto il quartiere. Sicuramente solo il locale.
In sottofondo voci sconosciute si mischiavano ai rumori senza una chiara provenienza.
Occhi negli occhi.
Una mano nella mano.
Una carezza.
Il locale si svuotò e le luci si spensero. L'unico punto illuminato della sala era così il nostro tavolo, immerso nell'opaca fiamma della candela rossa che stava sciogliendosi.
Era lei ma non era lei.
Ero io.
Una carezza.
Un paio di sorrisi. Fuori pioveva. Io ero in moto. Una gran scocciatura.
Il silenzio era assordante. Solo il respiro, solo il sospiro, solo il cuore.
Solo l'anima.
Il telefono le squillò e uscì per parlare con qualcuno. Chiese scusa. Uscì.
Il telefono mi squillò. Risposi.
- Ma com'è possibile? - mi chiese.
- Bella domanda.
- Bella risposta.
- Che fai?
- Non importa. Voglio sapere come hai fatto.
- Non c'è una risposta. Ti deve capitare. Penso di essere cresciuto.
- Potrebbe essere.
- Il cuore batte.
- Non lo metto in dubbio.
Spensi la chiamata quando la vidi rientrare. Era completamente asciutta, nemmeno una traccia di pioggia sul suo vestito e sui suoi capelli.
Era lei ma non era lei.
- Tutto bene? - le chiesi.
- Tutto bene? - mi chiese.
- Ottima domanda.
Occhi negli occhi.
Corpo nel corpo.
Sospiri e respiri. Una sorpresa organizzata da qualche dio minore. Il tavolo stava per addormentarsi. Noi no. Freschi come due ventenni. Fuori pioveva. Lei completamente asciutta.
- È solo un gioco?
- Forse no - le risposi accendendomi una sigaretta. Sentii il cellulare vibrare nella tasca. Con un pugno lo spensi.
- Ho paura.
- Io di meno.
Cocktail esotici dal nome improbabile su un piccolo tavolo coperto da una sottile tovaglia verde. Noi intorno. Noi di fronte. Neanche un filo di trucco a parte qualche milligrammo di terra, giusto per valorizzare gli zigomi. Era lei ma non era lei.
La salutai. Ricordo che la salutai. All'improvviso.
Me ne andai con la sigaretta ancora ciondolante dalla bocca e il cuore pieno di tutto e niente. Lo sentivo battere, lo sentivo respirare, lo sentivo sospirare. Lo sentivo.
Innamorato follemente di una sconosciuta.
Camminai senza mai voltarmi, senza un motivo, senza paura, senza di lei. Neanche una pozzanghera.
Arrivai al fiume e mi spogliai per poi tuffarmi. Acqua fredda e acqua caldo si mischiavano e mi torturavano dolcemente, mentre gettavo un occhio verso l'universo. Non riuscivo a piangere e non c'era nessun motivo per ridere.
Dopo il bagno mi sdraiai nudo sul prato e chiusi gli occhi, immergendomi nella natura, immergendomi nelle stelle. Senza di lei. Lei che non era lei.
Una rincorsa.
Due storie e una sola memoria. Memoria. Ricordi. Incubi.
Lo stomaco si aprì e inghiottì il cuore. Sputai sangue dopo un paio di colpi di tosse. Pezzi di anima erano ora lì, tra i fili d'erba, erba che desideravo estirpare, violentare.
Diedi fuoco al prato.
L'erba bruciò.
Il cielo mi guardava impotente risucchiando il fumo del piccolo disastro che avevo combinato.
Camminai per non so quanto. Il cellulare era spento. Mi trascinavo. Mi appoggiai al portone di un palazzo e venni investito dalla mia stessa voglia di vivere.
Quando tornai sui miei passi il locale non c'era più, sostituito da niente. O da tutto.
Nell'aria nemmeno il suo profumo. Un colpo di tosse. Una piccola macchia di sangue sull'asfalto.
Strade libere, strade vuote.
Me.
Lei?
Per sempre?
Non è per sempre?
Apro gli occhi.
Perseo fa finta di dormire e lo accarezzo.
Ripenso a stanotte.
Ripenso a quanto sia dura combattere con i sogni.
E se...?
Chiudo gli occhi.
Buonanotte.
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