giovedì 6 maggio 2010

Sangue

La scena più raccappricciante che abbia mai visto.
Giuro.

È lì davanti a me.
Sdraiato sul letto ancora tutto vestito.
Trapunta buttata per terra.
E quel sangue.
Su tutta la bocca.
Su tutto il naso.
Anche la barba ne è piena.
Per non parlare della maglietta.
La macchia sul petto ormai secca emana un odore acre da far vomitare.
Che puzza.
E pensare che l'avevo avvertito.



Ha aperto gli occhi.
Un colpo di tosse.
E continuo a guardarlo.
Strabuzza gli occhi e muove le dita come per riattivarle dopo secoli di riposo.
Si alza.
Io continuo a guardarlo.
Cammina trascinandosi e solo ora sento anche un fetido odore di rhum.
Chissà che diavolo avrà combinato ieri sera.
Stanotte?
Non ci penso nemmeno.
Il suo volto senza espressione continua a fissarmi.
Ma nessun brivido.
Adesso è a un metro da me.
Tende un braccio.
Dio che puzza.
Apre la porta del bagno.
Ci entra.
Si sciacqua la faccia con litri di acqua.
Si toglie la maglia e la getta ai miei piedi.
«Dalle fuoco» mi fa.
La ceramica del lavandino è ormai sporca del suo sangue.
La fatica con cui si toglie il sangue di dosso mi fa capire che è sul suo viso da chissà quante ore.
Gocce di sangue su tutto il pavimento.
Si rimira allo specchio tutto attento.
Si asciuga e l'asciugamano è ormai da buttare.
È soddisfatto.
Il suo volto può finalmente assumere espressioni.
Si gira con un ghigno dei suoi.
«Una sbronza che non ne hai idea ieri sera. »
«Immagino» gli rispondo.
«La prossima volta che succede, non addormentarti. Hai visto che casino? »
«Hai ragione scusa. Pulisco io. »
«Ovviamente» gli rispondo.

L'attacco di epistassi più forte della storia delle epistassi.
Giuro.

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