Ne girai quattro, forse cinque, di supermercati. Giusto il tempo per non rivederla mai più. Era partita con il treno di Lucio Battisti, quello delle 7.40. Me ne ricordai alla sigaretta dopo pranzo. L'ultimo tiro mi sembrò un colpo di pistola alla tempia. Urlai che avrei smesso di fumare pur di trovarla. Ci credetti per davvero quei 20 minuti. Chiamai chiunque, scrissi a chiunque (solo io l'avevo conosciuto, ma saprete meglio di me cosa può fare un idiota), ripercorsi all'indietro la giornata trascorsa insieme. Per quanto possibile. Avevo dimenticato tutto. Nome, cognome, città, date, ricorrenze storiche, casualità. Tutto. Ricordavo solo il suo sorriso.
Capace di cambiare le carte in tavola.
La città, i luoghi attraversati, erano stati solo un rumore di sottofondo. Non ricordavo nemmeno come cazzo avevamo attaccato bottone. L'ora forse. Delle indicazioni. Forse l'accendino. Sta di fatto che l'avevo persa. A quell'ora poteva essere dovunque. Perfino nelle braccia di un altro. Al solo pensiero ero fuori di me per la gelosia. E intanto avevo tra le mani un album che non volevo ascoltare perché mi avrebbe ricordato lei.
E mi passò la voglia di trovare soluzioni. Con quella anche la voglia di inseguire un sogno. Perché non era altro, cazzo. E tutto si ricondusse a me. Mi ricordai che ero un problema. Con tutto quello che ne conseguiva.
Poi mi passò la voglia di pensarci.
Poi quella di scrivere.
Fanculo.
Odio i Coldplay.
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