mercoledì 20 giugno 2012

La breve storia di un piccolo suicidio.


Ignorava quali fossero i suoi problemi. In casa sembrava tutto così tranquillo.
Una vita regolare, quella del suo padrone, che non dimenticava mai di dargli da mangiare all'orario giusto nella quantità giusta. Gli cambiava l'acqua con una regolarità svizzera, severa e puntuale. E col passare del tempo gli aveva pure allargato l'acquario. Dalla semplice boccia era passato a questo rettangolo di un metro e mezzo d'altezza, lungo due e largo uno. E il piccolo Rosso gliene era grato. Certo qualche centimetro in meno di spazio in cambio di una compagna non gli sarebbe dispiaciuto, ma mica si può avere tutto. Ma forse un giorno il suo padrone lo avrebbe accontentato. Già. Forse.
Se lui non si fosse buttato, pietra al collo, dalla finestra del soggiorno nel fiume di sotto.
Rosso ignorava quali fossero i suoi problemi. In casa sembrava tutto così tranquillo.
Invece chissà cosa diavolo era successo nella vita di quell'uomo.
Poi in un attimo ebbe un'epifania. Quella casa, costruita e allargata nel corso delle settimane, era sempre vuota. Mai un amico, mai una donna. Il telefono sempre in silenzio. Il suo padrone come usciva, entrava, sorretto dalla stessa abulica faccia di chi altro non ha da fare se non prendersi cura del proprio pesciolino rosso. Davanti questa epifania Rosso si stupì molto della sua intuizione.
Ci pensò per un po'. Per circa una settimana.
Poi arrivarono i crampi per la fame. 
Poi la solitudine. Accompagnata dalla frustrazione e dalla voglia di avere un padrone che badasse a lui. O perlomeno, l'obbligo da parte di qualcuno di gettarlo in quel fiume. Farne un pesce libero.
Rosso si rassegnò dopo una decina di giorni.
Infine optò per l'unica soluzione possibile.
Prese un palloncino e se lo annodò intorno al suo piccolo corpo.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare.



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