Il Signor Lucci
Era il pomeriggio di un maggio qualsiasi. Una giornata che si poteva facilmente confondere con qualsiasi altra fosse primaverile, o con un barlume di calda freschezza. - È permesso? La segretaria, nel suo consueto camice bianco che malcelava la camicia rosa lievemente scollata, puntò il dito verso un punto imprecisato della sala alle sue spalle, senza staccare gli occhi dal monitor, riempito dai colori del sito di una discoteca della periferia. - Grazie. - rispose il signor Lucci un po' a bassa voce, un po' in silenzio, tentando di incrociarle forse lo sguardo, certamente la scollatura. Prese posto, accavallò le gambe, le sciolse, le accavallò di nuovo. Alla ricerca di maggiore comodità appoggiò le braccia, ma quando queste caddero nel vuoto, solo allora si accorse di aver preso posto su una sedia di legno, per nascondere l'imbarazzo e darsi un'aria dignitosa come se nulla fosse accaduto si guardò intorno.