lunedì 23 settembre 2013

Gravity: sopravvissuto. Per poco. (SPOILER inside)

Primo presupposto: Gravity non è un film di fantascienza. Forse è un film d'avventura, a volte sfiora il disaster movie. E non mi basta relegarlo nel troppo generico space movie. Gravity è un film drammatico. Pace. Con un particolare ammiccamento al romanzo di formazione.
Secondo presupposto: Gravity è un'esperienza. Il ché pone le basi per il...
Terzo presupposto: non azzardatevi ad aspettare la sua uscita in dvd/bluray. Gravity va visto al cinema. Pochi cazzi. Trovate la sala più grande esistente, una di quelli che può vantare uno schermo grande quanto l'Umbria. 3D tutta la vita. Sceglietevi Il Posto Centrale. Guardatelo. Non potrete darmi torto.
Quarto presupposto: se riuscite guardatelo almeno 2 volte.


Cuaròn mette in scena una sublime dimostrazione dell'ansia più grande, quella meno vivibile ma che solo immaginata desta angoscia e pelle d'oca anche sul cervello: rimanere intrappolati nello spazio. Soli. Senza alcun contatto con la Terra. Una condizione estrema, quasi impossibile da cui salvarsi: lo spazio è il luogo dove perfino i soccorsi non potrebbero mai arrivare in tempo.
Ma in realtà il film non è questo. E' il risolvimento a tinte epiche di un trauma che uno dei protagonisti ha vissuto. La storia viene raccontata con una regia magnifica (il piano sequenza iniziale è da urlo, da annali e fanculo a chi pensa all'esercizio di stile, cazzi suoi che non si è goduto il film) accompagnata da una fotografia altrettanto meravigliosa (sarebbe stata comunque un'impresa non riuscirci).
Spiccano le sequenze della protagonista che si adagia in posizione fetale dopo il raggiungimento del primo check point (occhiolino ben riuscito a Kubrick) e quella della temporanea rassegnazione, quando più avanti nel film un'infame onda radio trasmette la voce di un uomo che canta la ninna nanna al proprio bambino. Bellissimo. La Dottoressa Stone si lascia cullare verso una morte ormai certa quando dall'oblò spunta Kowalsky, creduto ormai morto da qualche parte intorno alla Terra. Quello che succede dopo è una piccola gemma di presa in giro allo spettatore. Tutti "sappiamo" che "certe cose nello spazio non si fanno", come ad esempio aprire lo sportellone di una navicella, ma sappiamo anche che certi leggi le si imparano solo andando alla NASA. Quindi ci fidiamo di ciò che sta succedendo. Et voilà ecco che il buon Cuaròn ci prende per il naso, rendendo credibile una situazione di base impossibile. E piano piano il gioco si svela riportandoci alla triste realtà, dove però spunta la rabbia che determina la reazione di un essere umano spinto al limite.
Le difficoltà che i protagonisti incontrano sono molteplici, una dopo l'altra, tant'é che a un certo punto verso la fine, all'ennesimo ostacolo, stritolato dall'ansia, mi è scappato un piccolo vaffanculo. Ma va bene così, il film ha il compito di mantenere in alta tensione l'esperienza dello spettatore e infatti ci riesce benissimo (ribadisco che il soggetto è di per sé un'occasione priva di rischi se si è capaci - e per fortuna Cuaròn è un Maestro).
Gravity è un capolavoro, Non lo pensavo. L'ho capito dopo la seconda volta. A prescindere dal coinvolgimento alla fine ci si sente dei sopravvissuti. Anche noi come la Dottoressa Ryan Stone abbiamo perso qualcosa, eravamo nel posto più immaginabile, siamo stati in pericolo, siamo rinati e alla fine abbiamo abbracciato la Madre Terra sollevandoci per la prima volta sulle due gambe.

Mi aspettavo un film più pippone, dove i protagonisti dopo il disastro iniziale si sarebbero trovati soli a gravitare nell'universo, intrappolati in un dialogo senza fine nel posto più romantico e inquietante dell'universo: l'universo, appunto (in quest'ottica godevo infatti ogni volta che la Bullock era costretta a tornare "fuori"). Aspettativa che ammetto in difetto di idealismo fuffo: è difficile spendere 80 milioni di dollari per un film fatto di dialoghi. Perfino controproducente. Lo scenario non sarebbe bastato, aveva bisogno di una storia più terra-terra. Ecco: questo il merito dell'opera. Risulta credibile. Inimmaginabile ma credibile. Forse con due attori meno belli avrebbe funzionato ancora di più. Pensavo che il Kowalsky di Clooney fosse troppo "guerriero senza paura", per via delle continue battute. E' invece la piccola scossa che permette di allentare la tensione.
Non ci sono quindi pipponi, non ce n'è bisogno. Il film è sul risolvimento di un trauma.
Bullock molto brava.

Andate a vederlo. Cosa cazzo state aspettando?
Se possibile in lingua originale.

P.S.: Film sconsigliato ai minori di 10 anni. Lasciamo credere ai più piccoli che fare l'astronauta è la cosa più figa di questo mondo.

P.P.S.: Lo vado a rivedere al cinema.

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