lunedì 28 giugno 2010

Due idioti

La pausa pranzo è il momento che più aspetto quando mi capita il turno pomeridiano, soprattutto quando il mio compito è quello di sostituirmi a un semaforo che ha deciso di sconvolgere per qualche ora il già nevrotico traffico della città.
Clacson, urla, bestemmie. E io lì. In mezzo all'incrocio ad allungare braccia e braccia per regolare il transito di macchine e macchine e macchine e macchine. Ma è il mio dovere. E godo nel svolgerlo. Il senso della giustizia che papà mi ha trasmesso non è sufficiente a spiegare la mia abnegazione per questo mestiere.
Eppure stranamente il poliziotto della locale (la vecchia municipale) viene visto alla stregua di un frustrato perditempo, pronto a succhiare soldi ai "poveri" automobilisti già troppo stressati dai ritmi a cui il capufficio li sottopone.
Fortunatamente oggi il semaforo che ha peccato di anarchia si trova vicino al parco in cui sono adesso, seduto sulla panchina a mangiare il mio bel panino con prosciutto crudo, mozzarella e salsa cocktail.
Un attimo di pace.
Una giornata caldissima.

Proprio quando sto per dare l'ultimo morso alla baguette vedo con la coda nell'occhio un veicolo parcheggiato in mezzo all'aiuola principale del parco.
Scende un tipo, che comincia a guardarsi intorno consultando di tanto in tanto una cartina.
Questo è scemo.

mercoledì 23 giugno 2010

La morte accidentale di Giovanni Sempronio

Giovanni Sempronio esce di casa verso le tre del pomeriggio, dopo un bel pranzetto costituito da un ottimo piatto di pasta panna e salmone. La mattinata è trascorsa come al solito. Dormendo.
Giovanni è una guardia giurata e la notte l'ha passata nel suo ufficio, un loculo di quindici metri quadrati con otto monitor, una consolle pieni di tasti di dubbia funzione e il suo portatile. Stanotte ha guardato per la terza volta "Il paradiso può attendere", film del 1978 diretto da Beatty e Henry, remake del già fortunato "L'inafferabile signor Jordan", vincitore di due premi Oscar, regia di Alexander Hall. Il suo ufficio è all'interno di un cortile che si trova all'interno di un complesso di sei edifici che ospitano gli uffici di una nota ditta di indumenti, in particolare di uno stilista italiano. Non faremo nomi per non far torto agli altri.
Ma non divaghiamo.
Il lettore freme.
Dicevamo.
Pasta panna e salmone. Una telefonata a un amico che non sentiva da un paio di giorni. Un caffè.
Avrebbe voluto riposare ma è dovuto uscire. Gielo ha imposto una cartolina marrone delle Poste Italiane.

Nelle mani di uno sconosciuto

- Qual è il premio?
- Nessuno. Proprio nessuno.
- Allora perché dovrei farlo?
- Perchè sei tu.
- Cosa trovo all'uscita?
- Forse niente. Forse non vorrai uscire mai più.

È giorno, di questo sono sicuro. Il sole picchia quasi verticalmente, la mia ombra è quasi in osmosi col mio corpo che la proietta per terra. Per cui dovrebbe essere l'ora di pranzo. Non ho fame. Appena sveglio difficilmente ho fame. Sono anni che salto la colazione per passare direttamente allo spuntino di metà mattinata, un caffè macchiato freddo e una brioche con crema di cioccolato, preferibilmente di pasticceria. Odio le brioches la cui farcitura è grande quanto una biglia e sfortunatamente la maggior parte dei bar le offre di questo tipo.
Punto della situazione.
Sono qua dentro da "x" giorni. Credo una settimana.

lunedì 14 giugno 2010

Un lungo minuto di delirio

Il potere della perversione ha precluso e proibito possibili patti, ponendo il passato come passante per un probabile peccato. Pensare porta piccoli pezzi di perdizione che portano a pesanti pulsioni di pazzia. Passione. Rimangono ricordi, ritornano rombi. La rottura rimane e reiette rovine rimbombano rumori che rintronano.
Restare. Rosso.
Ingerire idiozie ibernate e identiche. L'innocenza è l'icona idealizzata. Idra. Momenti mai mossi dal mare della memoria. Minacce e menzogne. Morire mestamente, malvolentieri, maltrattato. Mollare nel mezzo della meraviglia mescolando miraggi. Miopia.
L'occasione odorava di opportunità. Un obiettivo osceno. Mi hai obbligato a occultare occhi e orecchie. L'odio ha offuscato oceani, da occidente a oriente.

giovedì 10 giugno 2010

Elefante

Quattro.

Voglio diventare qualcuno. Voglio insegnare. Non importa in quale università. Voglio insegnare. Questo conta. Sono iscritto al terzo anno di filosofia. L'università è la culla della conoscenza.
Certe cose succedono solo nei film.

Cinque.
Sei.
Sette.

Con lei ho fatto l'amore per la prima volta. Mi manca. Ma adesso ci sei tu Michelle. Ieri abbiamo fatto l'amore. Per la prima volta. Io e te. Il tuo orgasmo lo sento ancora. Ti ho detto "ti amo". Che strana cosa poterlo dire. Che strano farlo. Non sarà l'ultima. Giuro.

Otto.
Nove.
Dieci undici dodici tredici quattordici.

Mamma e papà. Non vi deluderò. Quest'anno ho studiato poco, è vero. Ma giuro che mi impegno. Voglio insegnare. Diventare professore. Avere a che fare con gli studenti. Combattere e insegnare a combattere. Star loro vicino. Essere come John Keating. Cogli l'attimo, cogli la rosa quand'è il momento, perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Lo ricordo a memoria.

Quindici.
Sedici.

Diciassette.

Diciotto.

Il cuore batte. Ieri sera il concerto dei Muse. Spettacolo. Musica e luci. Tra tre giorni quello dei Radiohead. Idioteque. Chi c'è nel bunker? Prima donne e bambini. Prima donne e bambini. Cristo Santo.

Diciannove.
Venti ventuno ventidue ventitré ventiquattro.

Venticinque.

Nel bunker ci sono io. Nessuna donna, nessun bambino. Solo io.

Ventisei.

Oggi Mr Baumaan ha spiegato gli aforismi di Heidegger, collegandoli alle tre leggi antropologiche di Plessner. Cos'è l'uomo? Esiste l'uomo? Aristotele oppure Hobbes?

Ventisette ventotto ventinove trenta trentuno trentadue.

Davvero vuoi andare all'estero? Tesoro, se nostro figlio vuole andare in America a studiare noi lo mandiamo in America. Abbiamo le possibilità economiche per farlo. Io ho paura. Non avere paura. L'America è l'America. Filosofia. Ottima scelta, ragazzo. Tesoro, là c'è mio fratello Alfredo. Fa buon viaggio!

Trentatre trentaquattro.
Trentacinque.

Il cuore batte. Il cuore batte. Sono solo qua dentro. Credevo che non potesse mai succedere. Prima la Columbine. Poi il Virgina Tech. Ora qui. Finora tutto echeggiava, rimbombava, era lontano.

Passi. Decisi. Verso di me. Ora. Verso la mia aula. Non voglio morire. Devo inventarmi qualcosa. Devo inventarmi qualcosa. Devo inventarmi qualcosa.

Trentasei.

La porta è spalancata. Maledetto bastardo. Sento il cuore esplodere.
Siamo di fronte uno all'altro.
Pistola puntata.
Comincio a piangere.

Trentasette.

Buio.


martedì 8 giugno 2010

Aforisma: Essere innamorati

Quando si è innamorati di qualcuno, la cosa migliore da fare è cercare di conquistare la persona amata. La cosa peggiore è riuscirci.

lunedì 7 giugno 2010

Non c'è più tempo

Sola. Nessuno in giro. Una maledetta pietra. Due rose.
Una bianca.
Una rossa.
- Che ci fai lì - si chiede, con gli occhi gonfi ma ormai aridi.
Una settimana di pianti.
Lei, da sola.
Lui non c'è più.
Lei partirà.
- Dovevo dirti molte cose - un pianto isterico corrompe il silenzio del cimitero. Nessuno in giro.

domenica 6 giugno 2010

La terza volta

Solchi nell'anima
riempiti di desiderio
appesantiscono il mio presente,
mai leggero,
mai stanco,
mai pieno.

Trascino il passato,
zuppo di polvere,
cenere mai spenta.
Esso rotea
non geloso
di me.

Il futuro,
un vetro scuro
da cui osservare la notte.

Un passaggio.
Un saluto.
L'errore è l'infanzia della speranza.

Il ricordo di un ritorno.
Il ritorno di un ricordo.

La fiamma è lì,
mai doma,
mai stanca,
mai leggera,
volteggia noncurante del mio soffio.

Un desiderio matto.
Una voglia matta.

mercoledì 2 giugno 2010

Memoria

Le foto non rapiscono l'anima dei soggetti.
Le foto rapiscono l'anima di coloro che le guardano.
Che ore sono? le 13.10 e una manciata di secondi, esattamente otto in questo momento.
Continuo a guardare quella foto e non riesco a non tuffarmi in quelle sensazioni. Qualsiasi cosa appartenga al passato, che abbia fatto bene o abbia fatto male, fa parte del nostro passato per cui fa parte del nostro presente e farà parte del nostro futuro. Lo so. Cazzo se lo so.
Ma perché proprio adesso? Domanda sbagliata.
Perchè ancora adesso?
Mi sento come se mi avessero infilato di forza nella lavatrice dopo una cena da McDonald's e avessero acceso la centrifuga. Per la sesta volta. Per la diciassettesima.
Cosa mi circonda? Nulla.
Ancora questa foto tra le mani e nessuna risposta dal cielo. È bastato un click per rimettere le cose dov'erano prima, ovvero da nessuna parte.
Tutta quella gente che mi aspetta. Nessuno ha la minima idea di che diavolo sta succedendo.
Perchè sta per succedere, vero?