mercoledì 27 novembre 2013

lunedì 25 novembre 2013

Riflessione #234525. Questione di vagoni.

La svolta? Vagone bar, vagone massaggi e vagone letto in metropolitana. Già che ci siamo un bel vagone rompicoglioni per chi strilla al cellulare, chi ascolta musica a palla, chi non si lava, chi ha fretta, chi va piano. Sai che pacchia il resto del treno semi-deserto?

Stralcio #124435

"Bisogna rivolgersi ai grandi per sentirsi meno piccoli."

(Tratto dal mio prossimo manuale: "Come scrivere una sceneggiatura in after - Dio ci odia tutti e quando ci spiegherà il perché fidatevi che sarà un po' troppo tardi.". Presto in libreria).

sabato 23 novembre 2013

venerdì 22 novembre 2013

Videoclip Choise #14: Arcade Fire, Afterlife (Reflektor, 2013)


Meraviglia diretta da Spike Jonze. Il video è grossomodo suddiviso in due parti. Quella che più amo è la prima, composta da due piani sequenza dove a farla da padrone è il concept del video: lei e lui si baciano un'ultima volta, lui se ne va, lei si rassegna, si intristisce, poi si scatena sulle note della nuova vita che sta arrivando. La sua danza, coreografata al minimo, rispecchia la normalità di una persona che non è ballerina di professione. E il fuori fuoco su Win Butler sul finire della prima parte è di un'efficacia e intelligenza rara.
Lei, per la cronaca, è Greta Gerwig, apparsa ultimamente in To Rome With Love di Woody Allen.

giovedì 21 novembre 2013

Poesia #235495

Lo scrivo di fretta,
mentre la città brucia
e tra quelle fiamme vedo salire l'alito cattivo
di chi non usa più il collutorio perché crede
che sia sufficiente lavarsi i denti
per stare bene.
Ora, non sono un divo,
non sono il vostro cazzo di eroe
pronto a morire in nome della giustizia.

Sul terrazzo dimentico di cosa sia il buon gusto
(c'è chi, analfabeta, lo chiama tempismo)
mi innaffio di vino neanche fossi
un nebulizzatore di ottima annata.
Ho appena intasato l'anima
e non trovo lo sturacessi che mi regalarono
quegli zii lontani quanto la Mongolia.

Le persone non hanno fretta.
Solo si svegliano troppo tardi.
Non ho idea di che cazzo abbiano combinato durante la notte.
Forse è l'invidia. Forse è la speranza.
Riesci a distinguere un fiocco di neve dall'altro?

Finisco in fretta.
Mentre la città si adagia sulle sue ceneri,
lenzuolo su un letto su cui non dormirà più nessuno.
Grido un vaffanculo
a quella volta che non feci a pugni per te.

E il silenzio mi abbraccia in una stretta così tremenda
che il rumore lascia spazio a ciò che rimane del suono
del sangue che scorre nelle mie vene.

mercoledì 20 novembre 2013

27 anni. Piccolo manifesto brillo.

E io dico che senza ballare non sapremmo cos'è il ritmo.
Senza morire non sapremmo cosa vuol dire vivere.
E dopo sto paio di cazzate vi dico che non sono cazzate.
Amo compiere 27 anni. Per svariati motivi la considero un'età mitica,
che esula dalle morti celebri dei vostri e dei miei miti.
Vorrei compierli per sempre. 
Non c'è un cazzo di motivo specifico, mi piace e basta. 
Va a gusto. Non esiste un motivo per cui piace il tiramisù. Piace e basta.
Certo, è dolce, soddisfa la golosità. Si sposa da dio con la sigaretta accesa poco dopo.
E non c'è sempre: ogni volta è un'occasione speciale. 
Nel giorno del proprio compleanno diventiamo delle spose:
per un giorno abbiamo un po' di attenzione anche da chi di noi non gliene batte un cazzo.
E la cosa più bella è che comunque lo ringraziamo: ha dedicato qualche 
cazzo di minuto alla nostra vita. Ed è un piccolo arricchimento. 
Qualcuno si affaccia dal balcone e ci urla qualcosa. 
Voilà.
Il nostro piccolo e fottuto mondo si riempie ulteriormente. 
Dentro mi porto gli anni '80, gli anni '90, gli anni 2000.
Ho anche gli anni '70. Per vie traverse, a volte principali. 
E io dico che la vita è un posto bellissimo dove stare.
Ci si può perfino trascorrere le vacanze.
Vi amo. 

lunedì 18 novembre 2013

"Storia di una storia della settimana scorsa che non era ancora finita". Capitolo VIII. La superstizione del piccione.

Disclaimer: questo romanzo è scritto di getto e lo scrivo quando ne ho voglia. La storia, proprio per la sua natura casuale, attraversa generi e linguaggi diversi, senza alcuna pretesa di sensatezza. Non vi rimane che leggere e, quando/quanto possibile, divertirvi. Voster Guido Ingenito.
"Storia di una storia della settimana scorsa 
che non era ancora finita". 
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Capitolo VIII. La superstizione del piccione.

Quando Ash tornò a casa ero partito io. Avevo voglia di lasciarmi perdere. Poi cambiai idea e decisi che avevo voglia di lasciarmi prendere. Da cosa non l'avevo ancora capito, ma lì fuori avevo un'ampia scelta, l'avevo sempre saputo.
Lasciai un biglietto con scritto che sarei tornato sabato, ma per un errore di battitura tornai subito. Il tempo di disfare le valige e andammo insieme a fare una gita al parco, che, in fin dei conti, non avevamo chissà che cazzo da fare, soprattutto perché i nuovi proiettili per Ash sarebbero arrivati in una settimana. E visto che avevo voglia di lasciarmi prendere, mi feci prendere.

venerdì 15 novembre 2013

Must See #14. Volvo - The Split.


Volvo - The Split from Blink on Vimeo.

Mettete insieme Van Damme e la Volvo. Una colonna sonora di Enya.
Aggiungete un'idea geniale. Ecco uno degli spot più belli di sempre.
Prodotto da Blink, regia di Andreas Nilsson.

giovedì 14 novembre 2013

Della morte, della vita.

Oggi ho imparato che non serve a un cazzo morire prima della morte. Davvero. Val più la pena arrivarci vivi.

mercoledì 13 novembre 2013

Stereotipi questi conosciuti.

Mentre tornavo a casa ho beccato un canguro che chiedeva indicazioni per tornare a casa. Quando gli ho detto che l'Australia non è proprio dietro l'angolo mi ha risposto che gli bastava un bus per raggiungere il trilocale appena preso a Famagosta. E che dietro l'angolo potevo trovare lo stereotipo in cui stavo inciampando.

lunedì 11 novembre 2013

"Storia di una storia della settimana scorsa che non era ancora finita". Capitolo VII. La città incompiuta.

Disclaimer: questo romanzo è scritto di getto e lo scrivo quando ne ho voglia. La storia, proprio per la sua natura casuale, attraversa generi e linguaggi diversi, senza alcuna pretesa di sensatezza. Non vi rimane che leggere e, quando/quanto possibile, divertirvi. Voster Guido Ingenito.
"Storia di una storia della settimana scorsa 
che non era ancora finita". 
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Capitolo VII. La città incompiuta.

C'era una città da qualche parte dove non ero mai stato. Non era né troppo vicina, né troppo lontana, e da quel che si diceva era un posto per tutti oppure no. Esisteva una sola strada che la raggiungeva, né troppo, né troppo poco trafficata. Quella città era ovunque e da nessuna parte. Era popolosa e disabitata. A misura d'uomo e invivibile. E quando la si abbandonava rilasciava rimpianti e riempiva d'orgoglio.
Questo era quello che mi aveva raccontato Ash, prima di partire per qualche giorno per un pellegrinaggio in se stesso lassù da qualche parte al mare (Ash non era un tipo da gite convenzionali). Credevo mi prendesse per il culo e lo lasciai fare: sorrisi quando mi giurò che era tutto vero, risi quando mi fece l'imitazione di un lemure ubriaco e in quell'attimo di debolezza mi strappò la promessa di provare a raggiungerla. Poi allentò la presa sul collo, mi chiese scusa e offrì da bere all'intero locale.

Piovre.

Stamattina ho lasciato perdere le cose belle per dedicarmi solo all'idea di un pensiero ben fatto. Poi ho beccato, in metro, un amico d'infanzia che non ho riconosciuto. Poi il nostro vagone è stato intrappolato da una piovra gigante. A quel punto ho smesso di credere nelle coincidenze. Senza motivo, ovviamente.
Buongiorno.

giovedì 7 novembre 2013

"Storia di una storia della settimana scorsa che non era ancora finita". Capitolo VI. .erenec e omuF

Disclaimer: questo romanzo è scritto di getto e lo scrivo quando ne ho voglia. La storia, proprio per la sua natura casuale, attraversa generi e linguaggi diversi, senza alcuna pretesa di sensatezza. Non vi rimane che leggere e, quando/quanto possibile, divertirvi. Voster Guido Ingenito.
"Storia di una storia della settimana scorsa 
che non era ancora finita". 
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Capitolo VI. .erenec e omuF

Ash doveva essere il protagonista della mia storia. In tutto e per tutto. A scanso di equivoci. Obladì Obladà. Con ancora i segni dei tumulti vissuti nel Bar Bone girovagai senza una meta precisa per un buon paio d'ore, con la sola compagnia della mia determinazione. Ebbi il tempo di incontrare un paio di mitomani che si spacciavano per la soluzione definitiva ai miei problemi, ma con dolore li evitai (quei due) perché non avevo chiaro quali fossero i miei problemi. Forse la mia scarsa attitudine a far quadrare la mia vita, ma in fin dei conti erano cazzi miei e non avevo certo bisogno di due sconosciuti per rimetterla a posto. Cioè in realtà sì, è così che nascono le amicizie dopotutto, perfino gli amori. Senza gli sconosciuti non avremmo nessuno. E non bisogna mai dimenticare che anche noi siamo dei perfetti sconosciuti per il resto del mondo, grande o piccolo che sia. Ma sto tergiversando (ma non chiedo scusa).

martedì 5 novembre 2013

Sono un adulto, io

Buongiorno a chi, come me, si sta avvicinando ai 27 tranne per la propria madre che visto l'abbassamento delle temperature cambia la tipica coperta primaverile in favore di una trapunta con le stampe di Snoopy e Woodstock.

lunedì 4 novembre 2013

"Storia di una storia della settimana scorsa che non era ancora finita". Capitolo V. Nostalghia.

Disclaimer: questo romanzo è scritto di getto e lo scrivo quando ne ho voglia. La storia, proprio per la sua natura casuale, attraversa generi e linguaggi diversi, senza alcuna pretesa di sensatezza. Non vi rimane che leggere e, quando/quanto possibile, divertirvi. Voster Guido Ingenito.
"Storia di una storia della settimana scorsa 
che non era ancora finita". 
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Capitolo V. Nostalghia.

Ash non era uno a cui piaceva perdere tempo. Poteva perdere il filo del discorso, le parole, una partita, un treno, ma il tempo non andava mai sprecato. Questa sua fissazione era in parte dovuta a un'infanzia mai raccontata e in parte a un futuro che preferiva aspettare giorno per giorno. Non ricordo bene. Una volta, tra un bicchiere e un altro, mi chiese se avessi mai avuto nostalgia per qualcosa che non avevo mai vissuto. Lì per lì la domanda mi sembrò provocatoria, ma Ash non era il tipo che si perdeva in chiacchiere.

domenica 3 novembre 2013

Stereophonics, Dakota (2005, Language. Sex. Violence. Other?) - Traduzione.


Dakota è il primo singolo estratto dal quinto album in studio Language. Sex. Violence. Other? degli Stereophonics. Il pezzo divenne subito una hit e scalò facilmente le classifiche inglesi, europee e americane, confermando la rock band gallese tra le migliori sulla scena mondiale.
Il pezzo in origine era intitolato Vermillion, ma il nome venne cambiato dopo la pubblicazione di un brano omonimo da parte degli Slip Knot. Venne scelto Dakota, che oltre a essere assimilabile a uno dei due stati americani, è il nome del palazzo newyorkese dove prese casa John Lennon fino al giorno della sua uccisione.
La canzone è una ballad spinta che, sull'ideale strada della vita, percorre a colpi di chitarra e riverberi un rapporto che si è concluso. Perlomeno, questo è quello che ho immaginato io: il protagonista prende la sua macchina e ripercorre la strada dei ricordi senza conoscere la meta.
Ah. E' una delle mie canzoni preferite di sempre. Un po' come tutte quelle che traduco e riporto in questo blog.

venerdì 1 novembre 2013

Sottosopra e io pure.

Non so se vi è mai capitato. Dalla finestra vedo tutto capovolto. Il cielo al posto dei palazzi. Le nuvole al posto delle macchine. Forse l'architetto di questa casa era un rincoglionito. O forse è colpa del pipistrello che ho leccato a cena. Non so. Di sicuro la prossima volta chiamerò un professionista e non mi comporterò in modo bizzarro con gli ospiti.