venerdì 25 marzo 2011

Il Signor Lucci

Era il pomeriggio di un maggio qualsiasi. Una giornata che si poteva facilmente confondere con qualsiasi altra fosse primaverile, o con un barlume di calda freschezza.
- È permesso?
La segretaria, nel suo consueto camice bianco che malcelava la camicia rosa lievemente scollata, puntò il dito verso un punto imprecisato della sala alle sue spalle, senza staccare gli occhi dal monitor, riempito dai colori del sito di una discoteca della periferia.
- Grazie. - rispose il signor Lucci un po' a bassa voce, un po' in silenzio, tentando di incrociarle forse lo sguardo, certamente la scollatura.
Prese posto, accavallò le gambe, le sciolse, le accavallò di nuovo. Alla ricerca di maggiore comodità appoggiò le braccia, ma quando queste caddero nel vuoto, solo allora si accorse di aver preso posto su una sedia di legno, per nascondere l'imbarazzo e darsi un'aria dignitosa come se nulla fosse accaduto si guardò intorno. 

domenica 6 marzo 2011

La fine

La voglia di scoparti gli potrebbe essere passata. Ha raggiunto il suo scopo, rapirti e restiruirti senza lasciarti nulla, se non quello sperma che ti ha inquinato il corpo. Questa potrebbe essere la fine.
E mesi a piangere su una storia che andava avanti senza un perché, tirata avanti grazie a orgasmi multipli che solo uno così poteva darti.
Ho smesso di andare in chiesa.
Ho smesso con la terapia.
Ho cominciato a cominciare.
La spalla non me la guardo più. Forse per difesa, forse per attacco. Sicuro per paura. Dopo la doccia non mi giro per guardarmi la schiena allo specchio. Se non fosse per quello che ricorda sarebbe un tatuaggio davvero ammirevole. I tatuaggi sono cicatrici. Le cicatrici sono il segno di ricordi incancellabili.
Io non ho mai smesso di dimenticare.