lunedì 14 giugno 2010

Un lungo minuto di delirio

Il potere della perversione ha precluso e proibito possibili patti, ponendo il passato come passante per un probabile peccato. Pensare porta piccoli pezzi di perdizione che portano a pesanti pulsioni di pazzia. Passione. Rimangono ricordi, ritornano rombi. La rottura rimane e reiette rovine rimbombano rumori che rintronano.
Restare. Rosso.
Ingerire idiozie ibernate e identiche. L'innocenza è l'icona idealizzata. Idra. Momenti mai mossi dal mare della memoria. Minacce e menzogne. Morire mestamente, malvolentieri, maltrattato. Mollare nel mezzo della meraviglia mescolando miraggi. Miopia.
L'occasione odorava di opportunità. Un obiettivo osceno. Mi hai obbligato a occultare occhi e orecchie. L'odio ha offuscato oceani, da occidente a oriente.



Adesso attimi di alienazione mi armano di apprensione. Artefice di allarmi e ansie annullo albe, ancorandomi ad altri abissi. Anelli. Amplessi. Amore. Atroce arrivo. Assenza. Meno. Maledizione.
Mantengo molti miracoli. Mille. Milioni. Miliardi.
Me. Il migliore.
Hai orientato onde e ombre, offrendomi oggetti da operare. L'oasi era occupata da ogni offesa. Oddio. Oddio. Obbedire. Oppure osservare. Recintato e rotto, riassemblo resti, recuperando rami di rose e rododendri. Riesumo rarità rimanendo sulla rupe. Rinascere.
Essere l'esempio. Errare è evadere. Entro in enormi equazioni, eguaglianza esatta, esente da esagerazioni.

Tempeste e tuoni hanno tartassato tutto. Tristezza, tentennamenti. Il tempo travolge. Il tessuto traballa. Soltanto sicurezze non sempre sature sincronizzate su Saturno. Solo.

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