mercoledì 26 maggio 2010

Senza petali

- Hai recuperato le munizioni?
- Sì Signore. Questa volta non ci fottono. Vero Signore?
Il Tenente non rispose immerso com'era nell'osservazione, con la speranza di individuare qualsiasi cosa che potesse ribaltare quella situazione di stallo che si protraeva ormai da ore. Tenere così tanto il binocolo sugli occhi gli aveva disegnato due piccoli cerchi color stanchezza sopra il naso, dandogli a tratti dei lineamenti quasi animaleschi.
- Quanti anni hai?
- Diciannove Signore.
Il Tenente fece una smorfia con la bocca e con la sigaretta a penzoloni dalle labbra sembrò pensare Mio Dio.
Quante ore? Quando finirà? Ce la faremo? Tornerò a casa? Rivedrò mia madre? La mia ragazza? Mi scappa la pipì. Cosa darei per una birra. Ho paura.

I pensieri serpeggiavano martellando le meningi della squadra. Una guerra. Una battaglia. La vita in cambio della vita, la morte in cambio della morte. Una "missione di pace". Così l'avevano chiamata. Una missione di pace con fucili, granate e carroarmati. Chiamateci eroi, chiamateci fanatici, chiamateci come volete. Il mio nome lo persi il giorno che sbarcai in questo territorio che mi avevano insegnato essermi nemico. Nemico per chi? Per cosa? Quanti ne sono morti? Quanti ne abbiamo uccisi? Quanti ne ho uccisi? Là fuori la giornata era calda e secca, qua dentro c'era il buio, il fango.
Ci avevano messo alle corde, ci avevano stretto all'angolo.
Prima di fuggire in questo appartamento ricordo un campo di margherite. Ettari di margherite, sospinte dolcemente dal vento. In quei pochi attimi avevo visto tutto al rallentatore. Una distesa di prato immacolata, senza buche, senza sangue, senza morti. I loro petali. Li avevo respirati. Ma stavamo scappando rincorsi dai proiettili, rincorsi dalla morte, senza mai poterci girare. Chi si girava era perduto. Qualcuno l'avevamo perduto.
Da quando ero lì i nostri cuori non smettevano mai di essere in iperpalpitazione. Neanche mentre dormivamo.
- Signore. Chiedo il permesso di mettere un po' di musica.
Il tenente esitò qualche attimo, sempre col binocolo sul naso.
- Cinque minuti. Non un secondo in più.
Con l'emozione della prima volta accesi il piccolo lettore che nascondevo vicino alla fondina. "Ziggy stardust" riempì l'appartamento insieme al fumo del nostro tabacco. Per cinque minuti ci sentimmo un po' normali, ovvero umani. Ognuno di noi dedicò il proprio pensiero a tutto fuorchè ai compagni di truppa. Qualcuno addirittura sorrise. Qualcuno addirittura cantò a bassa voce i versi del pezzo di David Bowie. ll Tenente non si muoveva, sembrava quasi non respirasse. Pensava. Pensava. Pensava. Io chiusi gli occhi.
La canzone finì e con essa la nostra normalità. Tornammo a non pensare, pensare ci era proibito, il Tenente era pagato per farlo al posto nostro. Il Tenente aveva pensato. Il Tenente aveva un piano.
Destra sinistra raffica granata copertura coppia raffica forse vittoria forse morti.

- Ne arriveranno quattro da ovest, tirali giù. Hai massimo cinque colpi.
- Tenente. Una domanda.
- Hai un secondo.
Respirai. Non pensai.
- Ma se avessimo sbagliato tutto?
Respirò. Pensò.
- Secondo scaduto. Prendi posizione. Si comincia. O si finisce. A noi la scelta.

Presi posizione e montai il fucile vicino a una feritoia dell'appartamento quasi squartato, ma sufficiente per darci l'illusione di poter vivere ancora qualche ora. I frammenti di muro colavano sangue e rabbia.
Il tenente diede il segnale. Smisi di respirare e buttai l'occhio nel mirino, direzione ovest.
Il campo di margherite. Tutto era fermo, tranne il mio cuore che sentivo fino agli occhi.
I primi due. Morti.
Gli ultimi due. Morti.
- Ottimo lavoro - mi sussurrò urlando il Tenente con il binacolo attaccato agli occhi.

Non mi staccai dal mirino. Sul campo di margherite ora c'erano quattro corpi. Il cuore si calmò, fino a scemare. Il vento riprese a soffiare, muovendo con fare deciso e angosciante i fiori di quel campo, facendoli danzare intorno a quei corpo che io stesso avevo da poco riempito di piombo e svuotato dell'anima.

Partì la prima raffica. Missione di pace. Due dei nostri. Sono un cecchino. Fuoco di copertura. Uno morto. Rinforzi. Seconda raffica. Ziggy stardust. Cuore a ventimila battiti. Respiro zero. Il Tenente col binocolo. Urli. Sangue. Granate.

Si comincia.
O si finisce.

È davvero una scelta?

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