giovedì 20 maggio 2010

Non sono più qui

Come gli amanti di Klimt, come gli amanti di Magritte. Se ci fosse uno spagnolo direbbe volver volver volver.
Un urlo accecante mi sbrana le vene i polmoni. Dov'è? Dov'è?
«Come Joel e Clementine. »
«Come Bob e Charlotte. »

«Mi hai rapito» mi dice.
«Mi hai lasciato andare. Mi hai mandato via. Mi hai cancellato. »
«Voglio darti delle risposte. »
«Non voglio farti domande. Sono ancora in una situazione di breakeven. Ho i crampi allo stomaco solo a dirlo. »
«Io... »
«Zitta, non dire nulla. »



Io sono freddo come l'oceano. Vorrei provare caldo, qualcosa di bollente per le vene. Ma sono freddo. Sento mercurio e acciaio.
Il fuoco, il fumo. I cerchi escono dalla bocca e si estendono, diventando anelli alla ricerca di un pianeta che non esiste.

«Non in questo universo» le dico.

Il tempo e lo spazio, distorsione della luce e del buio. Quanto può costare un atto di coscienza? Quanto può costare il senso di colpa? Quanto può costare l'amore?

Avete presente quei paesaggi strappa lacrime? Il mio preferito è la spiaggia, se possibile di notte. Vedere, anzi non vedere il confine che separa cielo e mare è uno spettacolo. Si confondono.
Fanno l'amore. Ma io e lei no.
Io con la mia sigaretta.
Lei con uno zaino. E con le lacrime, appunto. Strappate dal mio sguardo, così profondo, così vero. Strappate dal leggero vento che le scaglia addosso quei granellini di sabbia che sembrano pesare tonnellate. Eppure sentirsi accarezzata.
La luna è nascosta da due nuvole. Anzi è una soltanto.

Sorrido: «Ma porca miseria, l'unica nuvola del cazzo che c'è stasera proprio davanti alla luna si doveva mettere? » e lei accenna una risatina. Un sorriso.
Dio... quelle labbra... quegli occhi, io penso.
Dio... il suo umorismo... il suo romanticismo, lei pensa.
Ovviamente nessun suono. Le onde sono in sciopero, così il mare assiste inerme a questa scena. Senza pop corn. Per fortuna.

«Ho perso il conto» le dico.
«Io... »
Rimango in silenzio, facendole capire che non deve dire più nulla. Capisce.
Getto la sigaretta ormai finita. Lei a momenti salta dal brivido perché sente il frastuono di una bomba atomica.

«Ci siamo persi, come due perfetti imbecilli... non riesco nemmeno più a piangere. »

Il mare si addormenta con qualche piccola onda sulla spiaggia. Le stelle sono tristi. La Luna, l'orsa maggiore, orione, antares. Lacrime e buchi neri a perdita d'occhio. Nessuno ha vinto. Hanno vinto solo la precarietà e la paura.
Me ne vado e non mi giro per controllare quello che fa lei. Vorrei tanto. Il cuore batte a seimila, ma non devo farlo.

Niente applausi.

Niente titoli di coda.

Nessun commento:

Posta un commento