sabato 11 ottobre 2014

“Mamma, cosa sono?” I gay e le sentinelle spiegati a mia figlia

Di tutte le foto delle sentinelle in piedi viste in questi giorni ce n’èuna che mi ha colpito in particolare. Quella in cui, tra le sentinelle, con il suo bravo libro aperto tra le mani, c’è un bambino. La foto ha colpito anche altri e l’ho vista commentare in rete. Uno dei dubbi più evidenti -e più legittimi- è chiaramente: ma se quel bambino un giorno si scoprisse gay, se già avesse dentro di sé qualche pulsione a un desiderio omosessuale, come si dovrebbe sentire? Il suo rispetto di sé e la fiducia nella comprensione dei suoi cari (che probabilmente lo hanno portato a questa manifestazione) non ne subirebbero una scossa molto dura?

Ma anche se quel bambino si rivelasse poi perfettamente eterosessuale, come si sentirà un giorno quando avrà colleghi gay, vicini di casa gay, amici gay e si renderà conto di aver manifestato contro i loro diritti? Perché, volenti o nolenti, i nostri figli non crescono sotto una campana di vetro ma in un mondo in cui ciascuno può vivere la propria sessualità come meglio crede e può esprimerlo con serenità (o almeno si spera e ci si prova).

E mi sono chiesta cosa avrei detto a mia figlia, che rientra nel novero dei coniglietti piccoli-piccoli con le orecchie lunghe-lunghe, sulla questione.
1. Mamma, chi sono quei signori in piedi fermi con un libro aperto? Si fanno chiamare Sentinelle, come i soldatini di guardia e i robottoni di X-men. Solo che loro non combattono i mutanti ma protestano contro una legge che istituisce il reato di omofobia.

2. Omò-mo-bia? Omofobia. Vuol dire prendere in giro qualcuno perché è gay. E, come noi e le maestre ti diciamo sempre, non bisogna mai prendere in giro gli altri perché è sbagliato e diventano tristi.

3. Ma cosa vuol dire “gay”, mamma? Quando un uomo vuole bene a un altro uomo si dice che è gay. Anche quando una donna vuole bene a un’altra donna si dice che è gay, o lesbica.

4. Bene come io voglio bene a te, alla mia amica Elisa, alla mia papera Qua? No, amore mio. Tu vuoi tanto bene alle tue amiche ma qui parliamo di un bene diverso: bene come due persone che sono innamorate e fanno le cose sempre insieme, dall’andare in vacanza fino all’andare al supermercato, e spesso vanno a vivere insieme e diventano una famiglia.

5. Come te e papà? Sì, amore, esattamente come me e papà.

6. Ma anche i gay si possono sposare? Questo è più complicato perché dipende dai diversi stati. In tanti paesi come l’Olanda e la Svezia sì, possono. In altri possono fare una procedura simile, che fa in modo che tutti sappiano che sono legati. In Italia i gay non possono ancora sposarsi.

7. E perché? Perché alcune persone, come queste sentinelle in piedi, credono che una famiglia possa essere composta solo da papà e mamma e figli.

8. Però il mio amico Thomas ha due mamme e Sofia vive da sola con il suo papà. Hai ragione, amore. Perché quello che conta in una famiglia è che ci si voglia bene, ci siano mamma e papà, o due papà, o due mamme, o una mamma e un compagno di mamma, o fratellini con genitori diversi. E’ volersi bene che conta, e tutti devono essere protetti con gli stessi diritti: soprattutto i piccolini come te.

9. Ma se siamo tutti uguali perché c’è l’omò-mo-bia? Perché alcune persone hanno paura che essere tutti uguali tolga loro qualcosa che avevano già prima. Ma non è così perché i diritti sono come i giocattoli: puoi tenerti i tuoi e stare da sola, ma se li si mette tutti insieme e si gioca con gli altri ci si diverte molto, molto di più.

10. Quindi non c’è proprio nessuna differenza tra i gay e gli altri. Tesoro mio, una cosa devo dirtela. I gay sono quelli che da noi, quando vengono a cena, di solito portano la torta fatta in casa.

Post apparso su Wired il 9 ottobre 2014
Autrice Eugenia Burchi.

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