lunedì 19 dicembre 2011

Perché scrivere.

Scrivi, qualsiasi cosa sia, scrivi. Qualsiasi cosa possa essere. O debba essere.
Se ti piace farlo, scrivi. Se quando lo fai trascorrono le ore e non te sei accorto e non provi alcun rimpianto per non aver fatto altro, continua a farlo.
Che sia una storia, una poesia, una storia che diventa poesia, una poesia che diventa storia, scrivila.
Una sceneggiatura, un copione, un monologo teatrale, un dialogo, l'idea per un fumetto, per un piccolo video con gli amici, un qualsiasi cosa che nasce come uno dei precedenti e diventa un altro e intanto si è trasformato dalle due al migliaio di volte, scrivi.
Anche se poi la lasci a metà, anche se dopo una riga non hai più idee o voglia, scrivila.
Io non sono uno di quelli che ti dice che fino a quando non hai sia inizio che fine di una storia non vada scritta. No. Perché quello che hai scritto potrebbe servirti da un'altra parte. Oppure potresti incappare in una giornata migliore, una di quelle che ti fa venir voglia di continuare. Oppure potresti avere avuta la giornata talmente storta da sentire il desiderio di cambiarla del tutto. Idee dopo idee, puoi metterne quante ne vuoi, aggiungi la variabile del tempo, ma quello che ne verrà fuori è pur sempre un'idea.
Da poter rileggere, riscrivere, cancellare, ricominciare, abbandonare, riprendere.
Non fartelo vietare da nessuno. Non farti scoraggiare dal farlo da nessuno.

E se il tuo sogno è far leggere agli altri quello che hai scritto. Oppure fargliela vedere. Per i tuoi cazzo di motivi.

Scrivi.
Trovati qualcuno di cui ti fidi a occhi chiusi, qualcuno che sai di buon gusto, leggigli la tua storia. La tua poesia. Anche solo la bozza, anche solo il soggetto. Leggigliela. Fatti da aiutare di chiunque abbia quel minimo di senso critico per poterti aiutare a migliorare. Ogni tanto fallo da solo. Puoi farlo con la bocca cucita, ti metti a letto e prima di dormire ti immagini la storia che vuoi scrivere, ne immagini sviluppi di ogni tipo, levi i freni della fantasia fino a scivolare nel sogno, oppure a voce alta, da solo, dentro un microfono, solo al vento, in camera tua oppure alle tre del mattino in spiaggia. Se non hai soldi oppure non sei troppo convinto, o non hai abbastanza tempo, fatti la cultura in merito da solo. Leggi, sbranati racconti, romanzi, sceneggiature, recensioni, corsi di quelli che ogni tanto vendono in edicola (dove non troppe poche volte consigli validi se ne trovano).
Se ti piace scrivere hai già fatto metà dell'opera. Non la più difficile, ma è comunque metà strada. Perché non troverai noioso leggere e non sentirai di aver sprecato denaro e soldi dopo aver frequentato un corso.
I corsi: cercali. Fioccano anche quando non te lo aspetti. Nei limiti dell'esperienza e dell'intelligenza, ce ne sono di corti, da cinque-sei lezioni, a 20 euro l'iscrizione. Puoi imparare un botto di nozioni. Puoi conoscere persone interessanti col quale condividere piacevolissime discussioni.
Ambisci a sapere tutto il possibile, dalla tecnica alla teoria.
Vai in giro in mezzo alla gente. Viaggia, fatti una corsa, prendi la bici, accompagna gli amici allo stadio. Sbatti le testa contro la realtà e accenderai la fantasia. E l'idea che ti scatta quando vedi qualcosa di troppo curioso o abbastanza eccitante in qualsiasi significato, scrivila subito da qualche parte, su un taccuino oppure su un braccio. Trova il mezzo per farlo e fallo.
Non chiederti quasi mai il motivo per cui scrivi. Lo scopri mentre lo fai e quando succede sei felice da pazzi.
Non fare proprie fino a renderle ossessioni le motivazioni dei grandi, o, peggio ancora, dei falsi intellettuali che riempiono il mondo. Si scrive innanzitutto perché piace, poi diventa una necessità. Un infallibile circolo virtuoso. Potrà essere l'amore il carburante, a volte l'odio, a volte il sesso, a volte la frustrazione, a volte la voglia di non fare altro. Ma quel qualsiasi motivo è solo tuo. Solo e soltanto tuo. Ed è il tesoro più prezioso che possiedi.
Partecipa ai concorsi, da quelli degli oratori gratuito a quelli, se ne hai la possibilità, da 20 euro di iscrizione. Sei al liceo e scopri su un volantino di un piccolo concorso interno di letteratura? Partecipa.
Che tu abbia già materiale pronto oppure ti fosse venuta voglia dopo, partecipa.
Se vinci, tanta roba, se perdi, non è successo nulla. E' solo esperienza. Impari con la voglia, la grinta e la determinazione. Ovvio. Non va scordato il talento. C'è chi ci nasce e amen. Ma molte volte allenare e raffinare la passione comporta risultati prestigiosi.
E quando vinci, cazzo quando vinci, perditi per qualche attimo nel delirio di onnipotenza che invaderà il tuo corpo, quella droga irresistibile di cui vai subito in astinenza, poi respira, ritira il tuo cazzo di meritato premio e con una bella iniezione di autostima e umiltà tuffati sul tuo prossimo piccolo capolavoro. Non aspettare che te lo dicano gli altri. Fallo e basta.
E dopo aver scritto, e ancora scritto, e ancora scritto, quando l'audacia ti investe, supportata dal buon gusto e la capacità acquisita con l'esperienza di saper distinguere un buon lavoro da un brutto lavoro, proponiti alle case editrici. A quelle di produzione. Da quelle piccole, minuscole, quasi rionali, alle major in vetro anti minchiate. Prova a farlo, prova! Cazzo ti costa tentare? Quello che viene rifiutato oggi non per forza sarà rifiutato domani. E' un mondo così pieno di punti di vista che un editor può avere un parere diverso dall'altro.
Qui entra con rumore l'elemento della fortuna, ma fidatevi, davanti a un bel romanzo, un bel racconto, una bella sceneggiatura, un bel soggetto, non c'è sfiga che tenga. Avrete la vostra fortunata serie di eventi che vi aprirà le porte. E poi, anche volessimo ragionarla in certi termini, la fortuna uno se la va a cercare. Troppo comodo rimanere fermi e invocare la sfortuna perenne.
E prima, durante e dopo, quando vai a fiere, mostre, e ti capita di conoscere, o anche solo ti capita di aver la possibilità di conoscere scrittori, editor, dialoghisti, sceneggiatori, critici, professori approfittane a occhi chiusi. Conoscili di persona, scambiaci quattro chiacchiere. Non farti troppi imbarazzi e rompi il ghiaccio anche con domande che a te sembrano banali e stupide. Se lui è un bel tipo e tu sei stato simpatico, scambiatevi i contatti. E cerca di mantenerli il più possibili. Sfrutta, nei limiti del rispetto, i canali che lui ti offre. E quando riconosci il momento giusto proponiti in affermazioni profonde e belle proposte. Assorbisci il suo talento, osserva come lo mantiene. E mostra fiero il tuo valore quando sei conscio o sei quasi convinto di possederlo.

Tanto c'è quasi un cazzo da fare.

Se ti piace scrivere e ti basta farlo, lo fai e sei a posto per tutta la vita.
Se ti piace scrivere e vuoi renderlo universale, tenta.
Bene che vada, sei uno scrittore. La figata definitiva.
Male che vada, ritenta. E un'altra volta e un'altra volta.
E se propri non ti arrendi, per i tuoi cazzo di motivi, qualcuno che ti pubblica lo trovi. Ormai lo si può fare anche da soli.
Perché più tardi ti arrendi, più aumenta la possibilità che qualcuno ti legga. Che sia il lettore distratto di una terza colonna del giornale economico. Il nerd che ha comprato la tua piccola raccolta di cinque racconti a tre euro nel mercatino del libro del quartiere.

Per tutto questo, scrivi.
Scrivi.

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