mercoledì 9 aprile 2014

Flusso di coscienza: Un quarto d'ora esatto.

Un quarto d'ora è sufficiente per finire di scrivere un pensiero al computer, salvarlo, pubblicarlo, spegnere il computer, nel frattempo puoi ascoltare un pezzo blues che tanto chi ci ammazza se non il tempo, maledetto figlio di puttana che con i tuoi secondi, i tuoi minuti, le tue ore, ci infilzi, ci pungoli, ci avverti che non sei affatto uno sbirro ma un compagno di sbronze che non ti riaccompagna a casa, per cui sei costretto a metterti alla guida ubriaco della tua scassata macchina del cazzo e intanto sul tuo computer appaiono avvisi di antivirus scaduti e tu rimandi e rimandi, forse qualcuno te lo rimetterà a posto, forse quel cazzo di coso esploderà definitivamente e dal cielo arriveranno i soldi per rimetterlo a posto, intanto un rutto, la ripetizione della canzone che conosci troppo bene perché la ascolti quando stai bene e quando stai male, ti prometti di smettere, ma come puoi smettere quando di fronte hai solo altro tempo da riempire con altre cose per cui a un certo punto dovrai smettere, perché anche la vita, sì la vita, a un certo punto dovrai smettere, ed è un peccato perché quando cominci è tutto carino e divertente ma in fin dei conti anche i gremlins all'inizio sono così, e poi via verso la strada più lunga, quella che non ti permette di poter guardare altrove perché sei preso a finire un cazzo di pensiero per poter chiudere il computer e andartene a casa, dove hai un cazzo di letto che ti aspetta a braccia aperte ed è l'unica cosa che ha delle braccia aperte, ed è allora che mi rendo conto che passare dalle seconda alla prima persona è come passare da un treno all'altro nella stazione che non ricordi, nel viaggio che non ricordi, ché la pornografia, le dormite corte ti hanno portato via, e cazzo il tempo ti sequestra e forse non riuscirò a finire questo pensiero però cazzo qualcosa ho scritto e mi ci è voluto del tempo, un quarto d'ora esatto.

E ora?

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