venerdì 5 ottobre 2012

Lui e le cose. (seconda parte)

seconda parte.
(la prima parte)


La sola possibilità, mai così prossima, che potesse accadere
gli raggelava il sangue.
Lucio, così si chiamava il Maestro,
era stato per lui fonte di novità e di speranza.
Dall'aria folle dello scienziato imprevedibile, 
voce calibrata ai propri sentimenti,
generosità da vecchio partigiano che non aveva mai ucciso,
l'artigiano se l'era preso in bottega qualche anno prima
quando era arrivato da una città mai sentita,
al contrario degli altri maestri che di ospitare un forestiero
così lontano anche nelle credenziali non se l'erano proprio sentita.
- Sei quello che cerco,
i tuoi bisogni coincidono con i miei, domattina alle sette qua in bottega -
Come dargli torto? 
Furbo come pochi altri
Lucio ottenne le prestazioni di un uomo bisognoso di lavorare,
ormai giunto all'ultima spiaggia,
alla paga minima possibile.
(il buon vecchio capitalismo dei tempi andati).

Io non so niente,
o almeno credo di non aver mai saputo.

Quel mattino scoprì quanto fosse invera e truffaldina
la scarsa vetrina d'ingresso della bottega.
Piccola e non appetibile dall'esterno
dava a un piccolo malformato corridoio 
che si allungava strisciante fino al primo laboratorio
e poi alla meraviglia:
il magazzino di stoccaggio.
Esso conteneva così tanto marmo che quella bottega
poteva essere scambiata per una cava di estrazione.
E in mezzo a lastre, cumuli, lacci e spiragli di luce,
c'era la foto che neanche troppo tardi
lo avrebbe tormentato più dei vicini bombardamenti.

Degli appunti 
non c'è più traccia.
E se le cose non fossero altro
che l'illusione della nostra esistenza?

I rumori si facevano sempre più
orridi e spettrali,
chissà quante urla stavano seppellendo.
Lui, svelto e calmo,
continuava a camminare
rimirando ciò che restava di quel paese
che a fatica l'aveva accolto
nelle sue viscere.
Gli sembrò buffo, mentre passaeggiava, pensare che effettivamente
insediarsi non fu affatto una passeggiata.

fine seconda parte


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