giovedì 18 ottobre 2012

Io e l'albatros quella sera che avevo un gran sonno (tre giorni che non dormivo).

Ero a casa, facevo un cazzo,
volevo giusto dormire,
quando entra quell'albatros dentro il mio soggiorno.
Dalla finestra, aprendola non so come dall'esterno.
Una destrezza incredibile.
All'inizio pensai fosse un ladro, ma non era né armato, né incappucciato.
Entrò, dicevo,
e non si presentò nemmeno.
Più maleducato dello struzzo venuto la volta prima.
Un paio di svolazzi, neanche a voler rassicurarsi di non esserci già stato,
come se di per sé la situazione non fosse già abbastanza assurda,
questo volatile da porto si accascia sulla poltrona.
Mi sembrò di scorgere del disappunto
nel vedermi in pigiama.
"Ho sonno"
Gli dissi.
Mi venne spontaneo, non reggo gli sguardi di disappunto.
E lui mi ricordava mio padre.
Certo, è da malati confessare una certa sensazione,
non è di tutti i giorni trovare animali che sembrano i propri genitori,
eppure così stavano le cose.
Dopo qualche minuto di studio mi alzai con discrezione
e curioso mi avvicinai a quell'albatros che di alzarsi proprio non ne voleva sapere.
Per un attimo pensai si trattasse di uno scherzo.
Magari uno dei soliti travestimenti di Gianni.
Un fenomeno, ve lo giuro.
Una volta si travestì da lavandino.
Ma questa è un'altra storia.
Ma non era Gianni, no.
Provai a chiamarlo per nome ma non mi rispose.
Quindi non era lui.
Provai con altri nomi, senza speranze.
Nessuno aveva il talento di Gianni.
Con sollievo mi accorsi che avvicinandomi
quel pennuto mi ricordava sempre meno mio padre.
Ora però mi sembrava di vedere mia madre.
Ma forse era solo la stanchezza.
Sta di fatto che gli arrivai giusto a qualche centimetro
ma di reazioni, a parte lo sguardo rivolto verso un interessantissimo niente,
nemmeno l'ombra.
Battei le mani,
fece un inchino, così mi sembrò, e rimase di nuovo fermo.
Un tizio egocentrico, pensai.
Non quanto me, ma quasi.
Mi accarezzò l'idea che fossi morto.
E scoprire che il paradiso fosse solo un enorme covo di volatili
mi creò una certa delusione verso quello che avevo imparato a catechismo.
Più di quella volta che diventai ateo.
Quindi Dio poteva essere un airone.
O che so, un germano reale.
Ma forse stavo solo bestemmiando.
Però Satana versione condor mi divertì.
Comunque mi accorsi che non ero morto perché ero vivo.
Ne ero certo. Ci si accorge di essere vivi.
Vi sfido ad affermare il contrario.
Per scacciarlo le provai tutte.
Mentendo.
Ma guardarlo e cercare di convincerlo che non fosse un albatros non comportò un granché.
Dissuadendolo.
Ma della mia insonnia non gliene importava una gran cassa.
Coccolandolo.
Ma il bastardo non si faceva avvicinare ulteriormente.
Ripeto, può sembrare pazzesco, ma è così che andarono le cose.
Lo ricordo bene perché era un anno bisestile.
Poi si alzò, fece un paio di zampettate in giro per il soggiorno
per poi dirigersi un cucina
col fare di uno che ha un sacco di tempo da perdere.
Volevo ucciderlo, avevo un sonno arretrato di tre giorni.
E poi col burro chissà che leccornia.
Ma non potevo, ero diventato vegetariano da quattro giorni.
Non perché non volessi disturbarlo
ma entrai in cucina in punta di piedi.
Non ce la feci a non chiederlo.
"Ma tu che cazzo vuoi?
Non hai altri cristiani a cui andare a rompere i coglioni
invece di tormentare un poveraccio come me?"
Tra l'altro non avevo niente da fargli mangiare.
Non perché se lo meritasse, è che sono comunque molto ospitale.
Al contrario dei volatili, gli essere umani sono molto più educati.
Credo dipenda anche dalla profonda e inconscia tradizione cattolica che ci attraversa.
Sii buono, porgi l'altra guancia e via dicendo.
Ma amen.
Lui (ormai ne ero certo, le femmine sono più piccine)
non rispose.
Quel figlio di puttana non ne voleva sapere di darmi una cazzo di risposta.
Neanche gli avessi chiesto il senso della vita.
Io a casa degli altri non mi comporto così.
"Senti io vado a letto,
fai quello che vuoi ma non sporcare troppo
che domattina ho il primo turno.
Ciao".
Salii le scali quasi trascinandomi ma raggiunsi il mio letto.
Al diavolo, pensai, faccia quello che vuole,
al massimo mi faccio dare una mano dai vicini.
Ci misi poco ad addormentarmi
e al risveglio
la sorpresa più incredibile:
quel maledetto, che già se n'era andato, aveva fatto i suoi comodi e poi aveva rimesso a posto tutto.
In quella casa sembrava non ci fosse stato nessuno a parte me.
Quindi gli albatros non sono così maleducati.
O forse Gianni me l'aveva combinata proprio bella.



2 commenti:

  1. Guido, ormai non mi stupisco più della tua bravura. Però riesci sempre a darmi grandi emozioni con la tua scrittura a tutto tondo.

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    1. ciao Gianni ti ringrazio, i tuoi sono i pareri a cui tengo particolarmente :)

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