giovedì 22 aprile 2010

Il grande sogno

"Come ti chiami?"
"Tramonto. Tu?"
"Alba. Che ci fai da queste parti?"
"Ti aspettavo"

Pioggia e un vecchio ma non troppo pezzo da teenager dei Roxette.
L'ombra del giorno echeggia in tutti i corridoi e il calendario accademico avverte dell'imminente sessione di esami che va aprendosi.
A nessuno non gliene frega niente, è solo tempo di dare una svolta, far vedere che finalmente... niente.
All'ingresso della facoltà li vedo. Ho voglia di ucciderli.
"Ciao! Chi sei tu?"
"Io sono Oggi, tu?"
"Io sono Domani"
"Sei un po' in anticipo tesoro"
"Ah sì?"
"Sì, di almeno 5 ore"
"Ah... e ora?"
"Beh... andiamo a farci un aperitivo?"
"Sì!"
Che nervi... ogni giorno la solita scena, maledizione. Ma non posso che rassegnarmi. Arriva Joe.
"Cosa guardi?"
"Quei due"
"Lascia perdere, non puoi ogni volta farti il sangue amaro, e dai! Su che i ragazzi ci aspettano"
"Andiamo"
Nel cortile le pozzanghere sono piene di fango e puntualmente arriva quella deficiente che ci passa sopra con la bicicletta, sporcando i bordi del marciapiede.
Io la odio.
"Ehi ragazzi!!! Ascoltatemi!!! Io sono la nostalgia e sono pronta ad appannarvi la mente con supposte di ricordi non vostri!!! Chi ne vuole un po'?!?!"
Tutti da lei, maledetta, tutti pronti a mettersi a novanta e farsi infilare nel posteriore quei maledetti composti. Io odio la roba chimica, figuriamoci quel surrogato di roba naturale.
Torno finalmente a casa e appena entro mia madre mi accoglie con un
"Come è andata oggi tesoro?"
"Come al solito mamma"
"Hai sentito la notizia? Ne parlano tutti i telegiornali"
"Quale notizia?"
"Accendi la tv e senti, qualsiasi canale va bene"
La accendo e ed ecco subito il primo telegiornale del piffero che con la sua edizione straordinaria mi avverte che è stata proclamata la santificazione dell'indifferenza e la beatificazione dell'apatia e dell'ideologia. Ma ancora prima che vadano i sevizi in onda spengo questo maledetto affare.
"Ma che fai?"
"Esco"
La collina, l'ultimo avamposto di solitudine producente e controproducente. Siamo in tanti a venire qua, tutti individualmente insieme. La panchina che dà sulla città è libera e ne approfitto subito per riempirmi i polmoni di sano smog.
Il tramonto e ora la notte.
Mezzanotte meno due.
"Ciao"
"Ciao"
"Io sono Domani e tu?"
"Io sono Teo. Come mai solo?"
"Solo tu ne hai diritto?"
"Non hai tutti i torti"
"Dai che scherzavo"
Meno uno.
"Tra poco ci raggiunge"
"Chi?"
"Oggi"
"Ah"
Mezzanotte.
Mezzanotte e un secondo.
Mi giro e lo vedo.
È cambiato, ormai Oggi è diventato Ieri e sono pronto a scommettere che...
"Ciao Oggi"
"Ciao"
"Ma tu lo sai che fino a qualche secondo fa eri Domani?"
"No. Cos'è il Domani? Io so solo cosa sono io e cos'è Ieri. Eccolo là!"
"Ah..."
Infatti lo vedo.
"Non fare così. Non disprezzare tutto quello che ti attrae solo perché ne hai paura"
"La fai facile tu"
"Non dire proprio questo a me"
"Scusa"
"Di niente"
Mi sento come se mi avessero riempito e poi svuotato e poi di nuovo riempito lo stomaco.
"Odia la paura, non me, nemmeno lui, nemmeno loro, soprattutto non te! Non odiarti per il fatto che non hai il coraggio. Ce l'hai eccome, devi solo avere fiducia"
Mi alzo per raggiungere i ragazzi al laghetto.
Aria fresca ed un vecchio pezzo da ormai sono cresciuto ma ho paura dei Tears For Fears.

"Come ti chiami?"
"Alba. Tu?"
"Tramonto. Che ci fai da queste parti?"
"Ti aspettavo"

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