mercoledì 19 novembre 2014

OST4Reading #2. Dylan Dog, 136, Lassù qualcuno ci chiama + Travis, Side (The Invisible Band, 2001) (Videoclip Choise #20 Inside)

A distanza di due anni ripropongo una piccola rubrica del mio blog.
Con OST4Reading voglio abbinare due opere che in qualche maniera riescono a miscelarsi, "come se a nostra insaputa i due (o più) autori si fossero messi d'accordo per creare un'opera unica lasciando a noi il piacere di ricomporla." (autocit.).
Il presupposto è ovviamente la colonna sonora, quindi una canzone che per qualche motivo mi evoca il clima di qualcosa che ho visto, letto, sentito. 
In questo caso voglio incollare una canzone a un fumetto, in particolare l'albo 136 "Lassù qualcuno ci chiama" di Dylan Dog, dove l'Indagatore dell'Incubo è costretto ad andare a Llangwntffrwd, un paese del Galles, per indagare sulla scomparsa della piccola Eilidh Jones.
Durante l'indagine Dylan Dog conosce Humbert Coe (che già solo dal nome dovrebbe ricordarvi qualcuno...), esperto studioso delle lingue del mondo ingaggiato dagli scienziati di Skyhear per decifrare un messaggio arrivato dallo spazio. I due stringono una piccola amicizia, sono "stranieri" tra gli orgogliosissimi gallesi, e inevitabilmente si ritrovano sulle tracce del medesimo percorso.

Non voglio dilungarmi per non svelarvi lo svolgimento e il finale di una delle storie che ho più amato di Dylan Dog. Una storia intelligente, evocativa, educativa, una delle tante gemme dei primi 150 numeri del mio fumetto italiano preferito. Mi basta però dirvi che "Side" dei Travis è ciò che musicalmente più sento "proprio" durante la lettura di questo albo. 

La canzone evoca "qualcuno che ci guarda là sopra", un incipit che già da solo può riflettere il titolo dell'albo finora citato. Il resto della canzone, soprattutto nel ritornello ("...tutti viviamo sotto lo stesso cielo, tutti vivremo e tutti moriremo, non c'è giusto, non c'è sbagliato, il cerchio ha un solo lato..."), rispecchia molte opinioni di Juliet, la mamma di Eilidh, la quale non si rassegna al ritrovamento della figlia e che continua a dire a Dylan che "non siamo altro che figli del mondo, perché i confini non sono altro che segni geografici". Un inno all'unione quindi, che trova campo anche nelle parole di Coe il quale è alla ricerca della "lingua madre", quella che c'era prima della Terra di Babele, monumento mitico che segna la divisione degli uomini dopo l'eterna unione iniziale.

E poi è sufficiente vedere il videoclip della canzone (una piccola gemma, fidatevi) per accorgervi quanto queste due opere possano essere accostate.

SPOILER!
P.S.: Il finale dell'albo di Dylan Dog lo guardo anche immaginandomi in sottofondo il Main Theme di Interstellar (film che per la cronaca amo). La distanza che c'è tra Juliet e Eilidh è in qualche modo simile alla distanza che c'è tra Cooper e i suoi figli.


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