sabato 9 giugno 2012

Rapida riflessione sulla necessità dello studio della tecnica

Diciamo che mi sono rotto il cazzo di quelli che fanno i capricci. Di quelli che promettono ma non si azzardano nemmeno a provarci. Diciamo che mi sono rotto il cazzo di quelli che non mi capiscono. Diciamo che mi sono rotto il cazzo di quelli che provano invidia e si credono dei padreterni solo per assecondare il proprio orgoglio.

Senza studiare non si va da nessuna parte. I geni studiano. I talenti puri studiano.
Non sono sufficienti wikipedia e forum di nerd su internet a farsi una cultura.

Non puoi costruire una storia se non vivi. Verissimo. L'esperienza diretta è la fonte necessaria all'allargamento dell'immaginazione. Ma questa non basta se non si apprende la tecnica. Se non c'è un intreccio, se non si sa cosa vuol dire fabula, plot, sub-plot, incipit, excipit non si va da nessuna parte. Ed è fondamentale una cultura, che serva a proteggere ed espandere le proprie intuizioni. Cultura generale da un lato e cultura specializzata dall'altro. Perché, ad esempio, come scrive Fabrizio Bozzetti, conoscere Bacon aiuta a capire il cinema di Lynch. E io ho capito che conoscere Kieslowski (autore - scoperto troppo tardi - secondo me da insegnare dalle scuole superiori in filosofia e letteratura) aiuta a comprendere meglio il finale di Donnie Darko. Conoscere Carver facilita la visione dei film di Altman (non solo con America Oggi). Conoscere Sergio Leone e Kurosawa facilita l'analisi dei rimandi di Tarantino.

Che poi cazzo è proprio semplice. Un "umile" calzolaio, senza studio, senza l'esperienza, senza la pratica, non ti farà mai un ottimo lavoro.

Puntare a fare qualcosa di straordinario è totalmente all'opposto di compiere il compitino.

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