martedì 28 settembre 2010

Sbam

«Devi aspettare qualche secondo. Poi puoi fare tutto quello che vuoi. ».
Mi ascolta ma non mi guarda, presa com'è dal mio collo. E come biasimarla? Il nuovo dopobarba è davvero efficace e oggi sono particolarmente super. Sento le sue mani che con lentezza e perizia continuano a perlustrare la zona del basso ventre, alla ricerca del mio sesso. Gioca, scherza, si diverte. Il gatto col topo (metafora che mi mortifica). Il topo col gatto (metafora che mi inorgoglisce). La musica è alta e in casa la festa sta per decollare.

Mettere me e una donna dentro un letto è il modo più semplice per chiudere la porta, offrirmi una sigaretta e non chiedermi "come va?". Soprattutto quando la mia astinenza va oltre i quattro mesi e il soggetto che mi fa compagnia è un ottimo esemplare di ragazza snella, capelli castano chiarissimo (lisci e lunghi), occhi scuri e lineamenti dolci come il miele con la nutella.
Le sorprese, poi, sono le più belle. Quello che non ti aspetti ha il gusto della vittoria con una spolverata di cacao. Ti stai facendo i cazzi tuoi e all'improvviso, sbam! Hai vinto qualcosa.
Stai camminando per il centro e un piccione lascia cadere la sua cacca sul seno di una donna che minimo porta la quarta. Sbam!
Sei dentro il bar sotto casa tua, bevi il caffè e scopri che nel piattino sono rimasti i due euro di resto (probabile) di un altro cliente. Sbam!
Fai una festa a casa, ti nascondi qualche secondo in camera tua, ti stai rilassando per prepararti al delirio, entra l'amica, si infila con te sotto le coperte. Sbam! Cominciate a farvi le coccole. Lei ti bacia e lecca il collo. Sbam!
Io ho capito che la fortuna non va cercata e che con le donne è inutile premeditare strategie. Tutto va come deve andare. Se giochi tutte le settimane al bingo è ovvio che prima o poi tu vinca. Quella non è fortuna. È matematica. Se esci con la ragazza più bella della compagnia, non è fortuna: vi potete piacere. Essere belli non è sinonimi di essere fortunati. È un dato di fatto.
Non è la rosa rossa a garantire il successo. Non è la frase a effetto e nemmeno il passaggio in macchina. Una ragazza vi frequenterà solo le piacete, o perlomeno avete un potenziale, lo stesso motivo che vi porta a chiedere a una il suo numero di telefono.
Ovvio: è un discorso che possono capire le persone dotate di un minimo di intelligenza. Quelli che scopano e scopano e scopano per poi far finta di niente non li considero. Non che li disprezzi, ci mancherebbe. Non sono un'ipocrita, anche a me è capitato di passare la notte con una ragazza e di non vederla più. Ma preferisco ricordare il nome al punto G. Sono fatto così.
Ma torniamo a noi. Anzi, torniamo a lei, che continua a muovere le sue braccia come fossero serpenti alla ricerca di uova di struzzo. Sento le sue impronte digitali tatuate sull'inguine.
«Solo qualche secondo. ».
È come parlare col muro, anzi un muro con le orecchie. Prima obbedisce e si ferma, poi riprende a percorrere il sentiero del piacere, stuzzicandomi e tastandomi, respirandomi addosso la sua aria eccitata e bramosa.
Micaela è una sorpresa, la prima dopo quattro mesi. Micaela è sbam!
Non l'ho mai cercata, non l'ho mai corteggiata. Eppure sapevo di poterle piacere. Sapevo che mi piaceva. Ma lasciavo sempre correre. Come la volta che mi accompagnò a casa, fino al pianerottolo. Oppure quell'altra, quando per colpa di una gomma bucata arrivai un'ora in ritardo alla fermata dell'autobus. Il mio cellulare era scarico e quella sera il diluvio riempì la città per tutta l'ora che mi aspettò (dopo fece nuvoloso, poi schiarì). I nostri sguardi si scontravano, non si incrociavano. Ogni volta era un toccata e fuga, ti guardo per qualche secondo, ti riempio di desiderio e poi scappo per non apparire sfacciato/a. Tra di noi c'era la regola non scritta di comunicare senza parlare.
E ora eccoci qua.
Ci desideriamo, ma devi aspettare solo qualche secondo Micaela.
Ecco, siamo qui sotto e non è servita nessuna tattica, non ho ordito nessun piano per ottenerti. Ho lasciato che le cose accadessero. Non sono fortunato. Non sono bellissimo. Ho delle qualità (tra queste la modestia). Con le donne non è necessario avere la tartaruga. Uno sguardo che scioglie lo può donare anche un paio di occhi scuri e la carezza che ti sconvolge può non avere il bicipite grosso come una testa. Il corteggiamento, quantunque si presenti, è un gioco i cui partecipanti sono ad armi pari, nessuno deve partire in vantaggio. Se a cena preferisco la pizza all'aragosta (tralasciando le ovvie motivazioni economiche) la porterai in pizzeria. Se lei storcerà il naso davanti a una diavola non è colpa di nessuno, è andata così. E non chiamarla sfortuna, cazzo. Dovrai farti una risata e lanciare nuovamente il dado.
Tu piaci a prescindere. E tu ragazza non sei obbligata a perdere un'ora per scegliere tra gli stivali e i sandali. Perché mi piaci, che tu sia vestita da astronauta o da archeologa (preferibile comunque quest'ultima).
Micaela l'ha capito. È così com'è. Ha aspettato, aspettato, aspettato, il mondo ha continuato a girare e quando se l'è sentita mi ha appiccicato labbra e lingua sul collo (le mani le muove per ovvie cause ormonali, non perché sia un'infoiata).
Ancora qualche secondo, Micaela. La festa è ormai in orbita, là fuori non si accorgeranno di niente.
Giusto il tempo che il tuo ragazzo col suo amico escano dalla mia camera da letto.
Che la porta faccia sbam.

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