sabato 31 dicembre 2016

Il racconto di fine anno del ragazzo che si era innamorato del capodanno e aveva tradito il suo petardo.

I preparativi erano ormai conclusi. Tra poco sarebbero arrivati tutti.
Nessuno escluso.
Il ragazzo guardava fuori dal balcone e vedeva solo il cielo vuoto, interrotto dalle nuvole.
"Chissà dov'è il mio petardo".
Lo aveva lasciato a Santo Stefano, un tipo poco raccomandabile del quartiere che infatti lo aveva portato a bere una birra con Santa Barbara, una poco di buono che si era fatta tutti (tranne te). Lei ci mise poco ad ammaliare il petardo: scoccò una scintilla e per poco si rischiò una carneficina.
Ma il petardo era tornato a casa. Voleva solo il ragazzo. Nessun altro.
Quando rientrò a casa trovò il regalo peggiore. Il ragazzo tra le braccia del Capodanno. Cominciò una discussione violentissima, ai limiti del lecito. Il Capodanno riuscì a sgattaiolare (nessuno capì come, grosso com'era) e il ragazzo e il petardo fecero la notte in bianco, senza capirsi, senza comprendersi, senza filtro, senza senso.
Era ovviamente finita. Da un pezzo. Anche dall'altro. Era finita da prima che scrivessi questo racconto. Ma lo capirono solo allora. Senza altri patemi o incomprensioni il petardo fece il suo fagotto, raccolse la sua cenere preferita e uscì senza proferire parola, se non un sibillino "Buon anno".
Il ragazzo si sentí sollevato, ma era solo un fuoco di paglia. Lo spense subito, scacciò il cavallo (?) e provò a raccogliere le idee che aveva seminato l'anno prima. I risultati erano scarsi, così come i bambini che allenava al campetto dell'oratorio.
"Non è stata proprio una bella annata. Proprio no".
Provò allora a darsi un contegno ma non sapeva cosa volesse dire. Allora optò per una festa (consiglio per tutti).
"Non c'è niente di meglio di una festa per turarsi tirarsi su il molare morale e sconfiggere qualche errore di battitura".
Chiamò tutti, anche il Ciclope e lo rassicurò che Nessuno era escluso.
Infilò occhiali e grembiule (o forse il contrario?) e con un tocco di magia (non è vero) risistemò la casa, giusto in tempo per aspettare gli ospiti e guardare fuori dal balcone, provare un moto di nostalgia, senso di colpa, rimpianto, auto commiserazione.
"Chissà dov'è il mio petardo".
Quando suonò il citofono. Gli ospiti erano arrivati.

La festa era una figata. Tutti contenti, anche Felice e il suo Cane (leggi racconto precedente). C'erano i musicisti, i piastrellisti, Tiziano Ferro e mancavi solo tu (datti una mossa). Si fecero vive persone che non immaginava più e immaginò persone che non si fecero vive. E poi i giochi da tavolo, il gioco della bottiglia, i colpi di pistola, l'Umbria, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale.

Infine il conto alla rovescia.
Meno 10.
Meno 9.
Meno 8.
Bottiglie di spumante puntate verso il cielo vuoto. Il ragazzo era commosso.
Meno 7.
Meno 6.
Meno 5.
Tra poco sarebbe tornato il Capodanno. Era davvero lui l'amore della sua vita? Proprio lui che era sgattaiolato (come aveva fatto?) nel pomeriggio e non si era fatto più vivo?
Meno 4.
Meno 3.
Meno 2.
Dove sei Petardo? Vorrei poterti parlare un'ultima volta.
Meno 1.
Buon anno!
Tripudio. Allegria. Felicità. Splendore. Pluriball candele.
Arrivò il Capodanno. Tronfio, spettacolare, esondante. Un coglione.
Il ragazzo lo guardava mentre si spingeva in giro come una mignotta e si accorse di quante parolacce mi erano scappate nelle ultime 2 righe. Il Capodanno lo guardò, irresistibile e compiacente come una escort. Il ragazzo di irrigidì come una statua. Max Pezzali cantò Come mai.
Il citosuono citofono suonò. Era il Petardo.
Era tornato. Ubriaco ma contento. Commosso ma felice. Si fiondò tra le braccia del ragazzo e gli confessò che aveva provato il suocidio suicidio, ma che la corda si era spezzata, la pistola inceppata, il veleno scaduto, la finestra rotta, il sacchetto bucato che mio padre comprò e chi più ne ha più ne metta. Alla fine (o all'inizio?) aveva rinunciato. Per il suo amore.
La sua lealtà (e idiozia) esplosero nel cuore del ragazzo che terminò la festa scacciando tutti, soprattutto Max Pezzali e il cavallo che non erano stati invitati. Gli altri ospiti invece, romantici, capirono e se andarono contenti, mano per mano. Soprattutto Tiziano Ferro e il Ciclope.
Il Capodanno provò a continuare ma si rese conto che non era aria. E dato che non mi vengono battute per giustificare la sua esitazione, si buttò da un ponte facendo il gesto dell'ombrello. Ma la notte continuò lo stesso. Per tutti.

Il ragazzo e il petardo fecero l'amore. Si capirono.
Domani si sarebbero parlati. Poi avrebbero fatto terapia di coppia.
Per sempre.
"Buon anno".
"Buon anno".

Tutti avevano avuto il lieto fine.

Nessuno escluso.




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