venerdì 30 settembre 2011

Queen - Made in Heaven (Made in Heaven, 1995) - Traduzione


(la prima versione apparve nel 1985, sull'album Mr Bad Guy, progetto solista di Freddie Mercury. Dopo la sua morte, i Queen ripubblicarono questo pezzo, arrangiato da loro in alcune parti - solo la musica -, dieci anni dopo dalla prima versione).


Sto prendendo parte alla mia corsa col destino 
desideroso di fare la mia parte 
Vivendo con ricordi dolorosi 
amando con tutto il cuore 
Deciso in cielo, deciso in cielo 
tutto doveva essere andare così, sì 
Deciso in cielo, deciso in cielo 
Questo è ciò che dicono: non puoi capire 
Questo è ciò che tutti mi dicono: non puoi capire 
Oh, lo so, lo so, lo so che è vero 
Sì, deve davvero andare così 
dal profondo del mio cuore

mercoledì 28 settembre 2011

Quella che nessuno mai nessuno più


Andate e ritorni

mandate ai ricordi.
Ricordi a mandate.

La chiave è la stessa,
quella
del dimenticatoio 
dove non c'è nessuno.

Ho sceso le scale,
là sopra specchi e puzza di chiuso,
uno schifo che però
mai mi aveva disgustato.

In strada 
qualche cantiere
eppure 
gli stessi palazzi
gli stessi alberi.
Le persone?
Di loro me ne sbatte un cazzo.
Lo abbiamo sempre saputo.

Là sopra, 
poco meno polveroso 
del Dio che prego quando mi vien utile,
c'è ancora tutto.






sabato 24 settembre 2011

U2 - Sometimes you can't make it on your own (How to dismantle an atomic bomb - 2004) - Traduzione

Pensi, di avere la stoffa,
lo dici a me e nessun altro
che sei forte abbastanza.

Non devi cercare il litigio,
non devi aver sempre ragione,
lasciami prendere qualche pugno
per te stanotte.

Ascoltami adesso,
ho bisogno che tu sappia
non è necessario che tu lo percorra da sola.

E sei tu quando guardo nello specchio,
e sei tu quando non rispondo al telefono,
a volte non ce la puoi fare da solo.

venerdì 23 settembre 2011

Piccolo riscatto in parole spicciole

Sai cosa c'è?
Sai che non te lo dico?

Non ti dirò che conquisterò il mondo.
Quel che capita,
Ecuador oppure Egitto:
io ascolto.

Mi mischio.

Pazienza se (non ricordo come si chiama) prova a scoparmi.

sabato 17 settembre 2011

Simon & Garfunkel - The Sound Of Silence (Sounds of Silence - 1966) - Traduzione

Ciao oscurità, vecchia amica mia
son venuto per parlare ancora con te
perchè una visione strisciando senza far rumore
ha sparso i suoi semi mentre stavo dormendo
E la visione
così piantata nel mio cervello,
rimane ancora
nel suono del silenzio

In sogni irrequieti vagai da solo
per viottoli di acciottolato
sotto la tenue luce di un lampione
rivoltai il mio bavero per il freddo e per l'umidità
quando i miei occhi vennero trafitti
dal flash di una luce al neon
che lacerò la notte
e toccò il suono del silenzio

giovedì 15 settembre 2011

Riflessione II

Dividere il mondo in buoni o cattivi è un'esperienza drammatica, per chi lo fa e per chi lo subisce.
A volte è l'ignoranza che porta a farlo, molte altre è l'aver toccato il dolore, quello vero, quello provato solo da chi ha voluto rischiare mandando a fanculo qualsiasi paura.
Di solito, senza limiti estremi di tempo, il mondo torna com'era prima, un posto vissuto da sei miliardi di piccoli storie in continua evoluzione.
Questa si chiama visione dinamica.
Ma c'è chi preferisce una visione statica, fatta di falsa accettazione di un dolore provato e indifferenza corrosiva verso chi meriterebbe di non far parte nè dei buoni e nemmeno dei cattivi.

Ho scoperto di capire tutto questo.
Ma l'insensatezza impregna la mia comprensione.


mercoledì 14 settembre 2011

Un racconto di sbirri: Penultimo collegamento. Matteo Lincati a rapporto, Signore. - Prima parte.

Le belle giornate le riconosci solo nel pomeriggio. A volte basta poco. Non serve svegliarsi col piede giusto. Nemmeno azzeccare la tostatura del caffè. Capisci che una giornata è migliore delle altre quando ti squilla il cellulare. In base a chi ti chiama la giornata può essere una totale merda oppure meritevole di essere vissuta.
Ma una giornata per come cominci non sai come finirà.
Potresti perfino morire.

Arrivo a casa sua alle 14.30. Sono fresco.Sono pulito da almeno un paio di settimane. Pulito sul serio.
Citofono e intanto mi godo la vista sul piccolo cortile che si scorge dal cancello a sbarre di ferro. Un classico: sbirro fino alla scelta degli accessori della casa. Mi apre senza rispondere. Mi aspettava. Come minimo da un paio di ore. Me lo immagino a camminare avanti e indietro per casa bestemmiando come un contadinaccio.
Mi faccio strada da solo. Proprio un bel giardino. Mal curato ma comunque affascinante. Alcuni vedrebbero erbacce, io ci vedo della natura lasciata crescere. Mouse ci si divertirebbe un sacco da queste parti, tra radici e insetti vari.
La casa non è assolutamente niente male. Cazzo. Il giardino è abbastanza grande da farci una festa per trenta persone e sulla destra comincia la villa. Un piccolo porticato su cui si arrampica la scala che da sul piano superiore. Le pareti rovinate dal tempo aggiungono quel pizzico di romanticismo per rendere il tutto sufficientemente sopportabile. Tutto vorrebbe essere fatiscente, ma questa scarsa cura altro non è che l'amore che il proprietario prova per qualcosa da cui non vorrebbe mai staccarsi.

sabato 10 settembre 2011

L'uomo che cade (Falling Man), Don De Lillo, 2008 - Stralcio del primo capitolo, Bill Lawton


Stralcio di un capolavoro assoluto dei nostri tempi, "L'uomo che cade" di Don De Lillo.
Imperdibile romanzo post 11 settembre, da leggere e da ricordare.

"Non era più una strada ma un mondo, un tempo e uno spazio di cenere in caduta e semioscurità. Camminava verso nord tra calcinacci e fango e c’erano persone che gli correvano accanto tenendosi asciugamani sul viso o giacche sulla testa. Avevano fazzoletti premuti sulle bocche. Avevano scarpe in mano, una donna gli corse accanto, una scarpa per mano. Correvano e cadevano, alcuni, confusi e sgraziati, fra i detriti che scendevano tutt’intorno, e qualcuno cercava rifugio sotto le automobili.
Nell’aria c’era ancora il boato, il tuono ritorto del crollo. Il mondo era questo, adesso. Fumo e cenere rotolavano per le strade e svoltavano angoli, esplodevano dagli angoli, sismiche ondate di fumo cariche di fogli di carta per ufficio in formati standard dai bordi taglienti, che planavano, guizzavano in avanti, oggetti soprannaturali nel sudario del mattino.
Lui indossava giacca e pantaloni e portava una valigetta. Aveva vetri fra i capelli e sul viso, capsule marmorizzate di sangue e luce. Superò un cartello, Breakfast Special, e altri gli sfrecciarono accanto, una corsa di vigili urbani e guardie private, con le mani premute sui calci delle pistole per tenerle ferme.
Dentro, dove avrebbe dovuto trovarsi, le cose erano distanti e immobili. Stava accadendo ovunque intorno a lui, un’automobile mezzo sepolta dai detriti, finestrini sfondati e rumori che fuoriuscivano, voci radiofoniche che sfioravano i calcinacci. Vide persone che correndo spargevano acqua, abiti e corpi infradiciati dai getti dei sistemi antincendio. C’erano scarpe abbandonate per strada, borsette e computer portatili, un uomo seduto sul marciapiede che tossiva sangue. Bicchieri di carta avanzavano rimbalzando in modi strani.
Il mondo era anche questo, sagome dentro finestre a trecento metri d’altezza, che cadevano nel vuoto, e tanfo di combustibile in fiamme, e lo squarcio costante delle sirene nell’aria. Il rumore si posava ovunque fuggissero, strati di suono che si raccoglievano intorno a loro, e lui se ne allontanava e vi entrava al tempo stesso.

mercoledì 7 settembre 2011

E Cristo Santo, uno per Capitan Uncino!

E' come un'ombra, ma non come quella creata dalla luce, ma quella che si ferma nella penombra della scarsa illuminazione notturna.
Artificiale.
Nemmeno Peter Pan la rimpiangerebbe.
La lascerebbe scappare. La prenderebbe a calci in culo non appena questa si facesse avanti per farsi catturare.
Via! Via! Che cazzo vuoi? Non ti rincorro. No.

Quindi non rimane che preparare qualche panino.
Un panino per gli illusi.
Un panino per i delusi.
Un panino per gli speranzosi.
Uno per gli ottimisti.
E dai, uno per i pessimisti.
Uno per gli idioti.
Uno per gli imbecilli.

Nessun panino per chi non prova sensi di colpa.
Oggi no, magari domani, magari tra un paio di vent'anni.

giovedì 1 settembre 2011

Non offendetevi per le mie insinuazioni (continuerò a provarci).

"Puoi essere tutto ciò che vuoi, trasformandoti in qualunque cosa pensi potresti mai essere, sii libero col tuo tempo, siate liberi, siate liberi, per voi stessi."

Ehi tu,
nascosto fra bicchieri vuoti e mozziconi,
la testa sfumata nelle spalle,
tutti abbiamo momenti del cazzo.
Ehi tu,
Eye of the tiger nelle orecchie,
pantaloncini appena stirati,
scaldamuscoli e chissà cosa cazzo d'altro,
(ci sono quasi quaranta gradi),
non ce ne frega un cazzo se oggi non lavori.