sabato 28 maggio 2011

Senza titolo

Spezzato, rotto, in collisione, in perenne guerra con me stesso, mi sfugge il senso di questo ritorno.
E mentre sogno ciò di cui ho paura, folle, mi mischio nella vita che a volte mi sembra tracciata da altri.
Non è facile essere. Nemmeno avere.
Tra poco mi accenderò la sigaretta più indigesta, quella del vizio, quella che non da' pace ma solo dispiacere.
Chiuderò gli occhi e mi tufferò nelle peggiori delle mie paure, lo so. E quando mi sveglierò, dopo un sospiro buttato perchè devo, mi infilerò in nuove turbe dando continuità al mio essere me stesso.
Non farò che fantasticare il caffè, il bacio e l'invito per un film.
Forse la vera vita è questo: un viaggio ininterrotto da speranza a speranza.

venerdì 27 maggio 2011

Vedesi

Non rimane che non rimanere. Di ciò che è rimasto rimangono due mani che non si sono mai toccate.
Mani che nemmeno domani si dimeneranno. Domani non sarà da meno. Do mani che saranno di meno.
Di tuo non ho altro che niente, se non un nome e un cognome irraggiungibili solo a pronunciarli.
Posso passarmi, devo deviarmi. Tocco illusioni e taccio allusioni malcelando la mia voglia di toccar il cielo, mal cerando una candela che non si consumerà mai, che c'è e non sarà mai c'era.
C'è chi tocca il cielo con un dito. Sogno.
C'è chi tocca il gelo con un dato. Sono.

lunedì 23 maggio 2011

Non ci sei mai stata

Tracce di te,
nel caffè, nella sterzata, nel vento.
Immagino ciò che immagini
e vedo ricordi che non sono miei.
Preso, incastrato, intrappolato
nella mia memoria
di cui hai una chiave,
mi proietto e mi vivo
in storie in cui non ci sei.
Al bar, in strada, sul bagnasciuga,
sei la mia ossessione,
la mia mania.
Eppur non ti ho conosciuta.

mercoledì 18 maggio 2011

Otto anni

Sono trascorsi quattro mesi e io non mi sono ancora rassegnata.
Spero in una risposta, la desidero, la sogno quasi ogni notte, stretta a Ettore, anche lui triste.
Imparare è diventato faticoso. Cosa significa farlo quando non lo puoi dimostrare a chi vorresti? Lei non basta, non ci posso far niente. E non è solo un capriccio. Vorrei lo capisse.
Solo Ettore ci riesce, e manchi tanto anche a lui.

Quel lampo polacco

In una notte,
io, cielo calmo,
indifferente ai venti,
confinato nel mio stare in alto,
mi squarci,
tu, lampo,
accecante, svelta, feroce.

Nessun temporale,
neppur una goccia.

Mai ebbi tanta voglia di riempirmi di nuvole.

martedì 3 maggio 2011

Quattro chiacchiere, e poi via, a dimenticare

Sprechi tempo. Sprechi preghiere. Predato, postdatato.
Dimmi, raccontami. Dammi dilemmi diluiti e dilatati da dubbi dettati dai tuoi desideri.
Io mi darò. Riderò. Ti ridarò ciò che vai cercando. Quel che posso. Qualche passo.
Non sono i colpi bassi. Sono i sensi di colpa.

Un bicchiere di vino alla tavola del diavolo. Un povero diavolo.
Fiamme, lingue di fuoco. Una limonata che brucia. Là in fondo, quasi sullo sfondo. Quasi sfumato. Dietro ad ogni cosa c'è qualcosa, davanti pure. La verità sta nel mezzo pubblico. Mai privata (questa è una verità provata).
Brindiamo, i cristalli suonano. Attorno al banchetto il caldo, calmo, quasi calvo. Un po' solo, un po' inutile.
Sicuro che vedi niente? Aguzza gli occhi, temperali. Temporali, vedi? Per nulla temporanei. Del tutto temporei. Non puntare la pistola al tempio. Non tenerla ma dalle un calcio. Bevi ancora.

E parlami. E ascoltami. E ascoltami. E parlami.
Solo così possiamo capirci. Carpirci. Capricci. Scoprirci. Rivestirci.
Smettila di toccar la fondina. Sfregatene.

E berremo ancora. Altro vino, altro buio, altre piogge. E' il nosto mondo. Un cerchio che si apre.
Dimentica bassezze, pozzanghere, pazzie, spossatezza e vizi. Non sprecar tempie.

Tutta la notte, tutta la vita.